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Piero Calamandrei: giudici e camera di consiglio

Piero Calamandrei, (Firenze, 1889 – Firenze, 1956)
Piero Calamandrei
Piero Calamandrei

Piero Calamandrei: i giudici e la pubblicità della camera di consiglio


Piero Calamandrei, l’insigne giurista intravedeva e denunciavanell’anonimato del collegioil rischio del conformismo e auspicava la discussione della decisione in “pubblica udienza”.

La trasparenza della decisione, secondo Piero Calamandrei, la renderebbe più autorevole e probabilmente responsabilizzerebbe i giudici nello studio delle carte processuali.

Un pensiero innovatore quello di Piero Calamandrei, anche “sovversivo”, che ci piace proporre per i lettori di Filodiritto.

Ecco la parole di Piero Calamandrei.

In altri paesi la sentenza si vede nascere sotto gli occhi del pubblico: chiuso il dibattimento, i giudici non si ritirano in camera di consiglio, ma rimangono a discutere in pubblica udienza, liberamente manifestando ciascuno, prima di venire al voto, la propria opinione e le ragioni che la sostengono; e alla fine, se vale come sentenza l’opinione della maggioranza, i giudici rimasti in minoranza hanno ugualmente diritto di render pubblici i motivi del loro dissenso.

In certe corti supreme dell’America latina la deliberazione collegiale della sentenza si svolge in pubblico colla solennità e le forme di una discussione parlamentare.

Nel nostro sistema giudiziario, invece, la sentenza figura sempre deliberata all’unanimità. Susurrano i bene informati che in camera di consiglio vi siano stati contrasti, e magari diverbi; ma di fuori nessuno deve saperlo, perché la camera di consiglio è segreta. I giudici son veramente, come voleva Montesquieu, “des ètres inanimés”, che perdono i loro connotati individuali nella collettività anonima del collegio.

La segretezza della camera di consiglio è la consacrazione istituzionale del conformismo: il giudice può pensare colla propria testa in segreto, purchè di fuori non lo sappia nessuno. La sentenza somiglia così alla formula con cui si chiudono le conferenze segrete dei diplomatici: anche se siamo alla vigilia della guerra, gli interlocutori si sono lasciati – riscontrando con sodisfazione il loro perfetto accordo -.

Questa segretezza può essere gradita al giudice che ama il quieto vivere, e che preferisce alleggerire la sua responsabilità personale dietro lo schermo della collegialità, ma a lungo opera sul suo carattere come una droga stupefacente. E’ un esempio tipico di unanimità di Stato, che salva le apparenze a spese delle coscienze

Da Piero Calamandrei, "Elogio dei giudici scritto da un avvocato", edizioni Ponte delle grazie, pagine 273-274.