Risarcimento del danno per l'agente di polizia che riporta lesioni durante un inseguimento
Abtract
In ottemperanza all’obbligo di fermarsi impartito da un agente di polizia al conducente di un’automobile, sospettato di aver commesso reato; dopo l’inseguimento del conducente e lesioni personali subite dall’agente nel corso dell’azione, la Suprema corte ha stabilito che gli spetta il risarcimento dei danni.
Infortunio dell’agente e decisioni dei giudici di primo e di secondo grado
Nel settembre di quest’anno, la Suprema Corte (OGH) ha emanato un’interessante sentenza per quanto concerne il diritto al risarcimento dei danni in favore di un agente di polizia, che, durante l’inseguimento di una persona sospettata di cessione di sostanze stupefacenti, era caduto, procurandosi lesioni personali di media gravità.
Il 6.4.2020, verso le ore 20, quando era in vigore il divieto di allontanarsi dal proprio domicilio a causa dell’epidemia Covid-19, due agenti di polizia avevano notato, presso alcune autovetture in sosta, tre giovani. Uno di essi, alla vista degli agenti, si era allontanato, ma in seguito all’intimazione di uno degli agenti di fermarsi, aveva ottemperato a quest’ordine. Venivano accertate le generalità dei tre giovani e nel corso di quest’adempimento, uno degli agenti aveva notato un pacchetto sotto una delle autovetture (poi risultato contenere sostanza stupefacente del tipo cannabis).
Ciò constatato, l’agente, odierno ricorrente in cassazione, aveva sottoposto a “Personendurchsuchung” (perquisizione personale) uno dei giovani, nel corso della quale, il ricorrente aveva notato, che questa persona aveva in tasca “einen harten Gegenstand” (un oggetto duro), al che il giovane, improvvisamente, si era dato alla fuga. Inseguito dall’agente, il giovane aveva gettato in terra un pacchetto (poi rivelatosi essere sostanza stupefacente (cocaina)). L’inseguimento, protrattosi per circa 200 metri, conduceva attraverso un prato e lungo una strada non asfaltata. L’inseguitore aveva in mano una pila. A un certo punto, a causa di una buca sulla strada non asfaltata, l’agente cadeva a terra, procurandosi le lesioni di cui sopra. Quasi raggiunto dall’altro agente, il fuggitivo, poi, desisteva dalla “Flucht”.
L’agente infortunatosi, aveva poi agito in giudizio contro il giovane, per ottenere il risarcimento dei danni subiti a seguito della caduta e il giudice di primo grado aveva accolto la relativa domanda.
La Corte d’appello aveva poi riformato la sentenza in toto.
Ad avviso del giudice dell’impugnazione, la fuga del giovane, sospettato di aver commesso reato, non implicava, di per sè, alcuna responsabilita’(risarcitoria) in quanto non vi sarebbe obbligo alcuno di non darsi alla fuga. Il fuggitivo, non in ogni caso, poteva essere ritenuto responsabile dei danni, che si era procurato l’agente inseguitore. Non vi era “Pflicht”, di fermarsi e la stessa sarebbe comunque in contrasto con il principio “Nemo se detegere tenetur”.
La “Gefahrenlage” (situazione di pericolo) causata dal giovane con la propria fuga, non era stata tale “dass sie über das allgemeine Lebensrisiko eines Polizisten hinausgegangen wäre” (non eccedeva i rischi, che un agente di polizia è tenuto ad affrontare per effetto della propria (ordinaria) attività professionale).
Non era riscontrabile un “gesteigertes Verfolgungsrisiko” (rischio aumentato per effetto dell’inseguimento). Non era stato prevedibile – per il giovane inseguito dall’agente – che questi, durante la “Verfolgung”, potesse cadere e riportare lesioni personali.
Pronunzie della Corte Suprema
Proposta “Revision” dall’agente, la stessa veniva ritenuta ammissibile e fondata dalla Corte Suprema (OGH).
Ha osservato questa Corte, che mettere in pericolo “absolut geschützte Rechtgüter” (beni giuridici che godono di tutela assoluta), qual è il diritto all’incolumità fisica, è garantito dall’ordinamento vigente e implica responsabilità a carico di chi da origine a questa situazione di pericolo. Occorre, in proposito, un “accurato” bilanciamento degli interessi “in gioco”, in particolare, una ponderata valutazione degli obblighi di comportamento di chi cagiona la situazione di pericolo. Il giudice competente per il risarcimento dei danni, deve porsi la domanda, se il comportamento fosse, ex ante, atto a causare l’evento dannoso.
L’agente di polizia, che insegue una persona sospettata di aver commesso reato e che, in tale occasione, riporta lesioni personali, subisce lesione di un bene giuridico tutelato in modo assoluto.
L’inseguito, fino a quando non desiste dalla fuga, crea una situazione di pericolo. Ai fini della risarcibilità dei danni, riportati dall’agente nel corso dell’inseguimento (al quale l’agente era, non soltanto, “berechtigt” (“autorizzato”), ma che era suo dovere (istituzionale), è necessario, che la situazione di pericolo, cagionata dal fuggitivo, deve essere stata “dadurch gesteigert” (l’OGH ha usato la dizione “gesteigerte Gefahrensituation”, vale a dire, deve risultare una situazione più grave di quella del rischio (comune) insito nell’attività istituzionale degli agenti di polizia (ved. RS 0023175).
Pertanto, non ogni fuga di una persona sospettata di reato, può dare origine al diritto di risarcimento dei danni in favore di un agente di polizia inseguitore, ma soltanto quella situazione di pericolo, della cui esistenza il fuggitivo si rende conto e che comporta un pericolo elevato (o comunque non comune) di lesione di un bene giuridico tutelato in via assoluta.
Nel caso “oggetto” di “Revision”, tenuto conto della confezione di cannabis sequestrata e dell’oggetto, di cui l’agente si era accorto essere in possesso del giovane in sede di perquisizione personale nonchè dell’intrapreso allontanamento in un primo momento, ma poi, inopinatamente, ripreso, il sospetto, che il giovanotto fosse in procinto di cedere o intendesse comunque cedere sostanza stupefacente, era sicuramente fondato. L’agente, a seguito della (2^) fuga – che per l’”Hüter des Gesetzes” era avvenuta “überraschend” (a sorpresa), anche perchè, in precedenza, il giovane aveva acconsentito, senz’altro, alla propria identificazione - era, indubbiamente, obbligato a rincorrere il sospettato (e il grado di sospetto non era certamente “gering” (lieve).
L’(improvvisa) esigenza di inseguire il giovane (per evitare che si dileguasse nell’oscurità), comportava, che l’agente doveva puntare il fascio di luce della pila, che teneva in mano, sulla persona e non sul terreno, che stava percorrendo (poi rivelatosi accidentato).
Non ha condiviso, l’OGH, la tesi della Corte d’appello, secondo la quale, la caduta dell’agente inseguitore sulla strada non asfaltata (ricoperta di buche), sarebbe “originata” semplicemente dal rischio (generico) inerente all’adempimento dei doveri di un agente di polizia.
L’"erhöhte Gefährdung" quale condizione per il risarcimento dei danni
La necessità dell’inseguimento (e la percorrenza della strada ricoperta da buche), era, indubbiamente, stata causata dalla fuga del sospettato (di un reato tutt’altro che bagattellare). Inoltre si deve tenere conto del fatto, che l’esigenza della “Verfolgung”, era sorta all’improvviso in conseguenza della (2^) fuga repentina del sospettato (vi era l’“Überraschungsmoment”), che ormai era notte e che il suolo presentava le “Unebenheiten” di cui sopra abbiamo parlato. Era, quindi, ravvisabile una “deutlich erhöhte Gefährdung für den Kläger”, odierno ricorrente in cassazione, una situazione di pericolo notevolmente incrementata (per l’agente) da tutti questi “fattori” (anche di carattere ambientale).
Di ciò si sarebbe potuto rendere conto il fuggitivo, per cui la “Verlagerung des Verletzungsrisikos” a carico del giovanotto, era pienamente legittimo. L’agente di polizia, considerate le condizioni, in cui era obbligato a operare, era stato esposto a un’”erhöhten Gefährdung” rispetto al “normale” svolgimento del servizio (istituzionale).
Non sconosce, esso OGH, le critiche della dottrina, secondo le quali, il semplice “darsi a gambe” di un sospettato a seguito di un controllo da parte di un organo di polizia, non potrebbe integrare la predetta “Gefahrenerhöhung”, la “gesteigerte Gefahrensituation” e, quindi, sarebbe “schadenersatzrechtlich unbeachtlich” (non rilevante ai fini di una domanda di risarcimento dei danni). La Corte Suprema ha poi ribadito il proprio orientamento (ved. 7 Ob 78/18v), secondo il quale, anche il semplice “schnelle Rennen” (correre velocemente) imposto dalla fuga di un sospettato, “bringt zwangsläufig ein erhöhtes Risiko für den Verfolger mit sich” (comporta necessariamente un rischio – più elevato del solito – per chi insegue il fuggitivo).
Ha precisato poi l’OGH, che non è riscontrabile un “allgemein anerkanntes Interesse”, che la persona “controllata” da un organo di polizia, sia legittimata ad allontanarsi (per di più di corsa) in quanto un comportamento del genere viene “von der Allgemeinheit missbilligt”, vale a dire, disapprovato dalla comunità (ved. 1Ob 97/15 v e 7 Ob 78/ 18 v).
Nelle sentenze rubricate sub 8 Ob 3/87 e 10 Ob55/11 b, la Corte Suprema ha parlato di “von der Rechtsordnung verpönten Flucht”.
È ben vero, che non sussiste “Rechtspflicht” (obbligo) a carico di una persona sospettata di reato, di non allontanarsi (ved. 1 Ob97/15v e 7 Ob 78/18v), ma il diritto di non dover partecipare – attivamente – a “procurare” prove contro se stesso (principio del “Nemo se detegere tenetur”) e dal quale la Corte d’appello ha “desunto”, che non è vi è alcun obbligo a non allontanarsi, non può avere per effetto, che un’”erkennbare (und deutliche) Gefahrenerhöhung” (un sensibile aumento della situazione di pericolo, di cui il fuggitivo può rendesi conto) per l’agente di polizia possa essere negata. Un “Recht auf Flucht vor der Polizei”, non sembra essere deducibile dal citato principio.
Ha concluso poi l’OGH, che, anche se in caso di inseguimento, da parte di un agente, di un sospettato, che fugge, è configurabile un concorso di colpa da parte di quest’ultimo, ma, nel caso de quo, non vi è alcun “Anhaltspunkt”, per ravvisare un “Mitverschulden des Klägers" (ricorrente in cassazione). Conseguentemente, la “Revision” doveva essere accolta.
Il “Beschluss” 10 Ob55/11
In un caso analogo – l’inseguimento di un automobilista, alcolizzato, si era reso necessario, in quanto, dopo essere stato fermato da un agente, era ripartito subito a gran velocità e nel corso della “Verfolgung”, l’agente aveva riportato lesioni alla colonna vertebrale (4 mesi di inabilità al lavoro) – la Corte Suprema (10 Ob55/11b), con un ”Beschluss” (ordinanza), aveva deciso, che il conducente dell’autovettura, datosi alla fuga, era responsabile dei danni subiti dall’agente, che l’aveva inseguito, prima con l’autovettura di servizio e poi a piedi, precipitando da un muro alto quasi due metri e procurandosi le lesioni di cui sopra. Il comportamento del fuggitivo, con la sua “von der Rechtsordnung verpönten Flucht” (con la fuga disapprovata dall’ordinamento giuridico), aveva causato – per l’agente (ricorrente in cassazione) – “eine eminente Gefahrenlage” (una situazione di grave pericolo) e avrebbe avuto l’obbligo, di eliminare questa situazione; a tal fine, sarebbe bastato, fermarsi subito dopo aver intrapreso la “Flucht”. Viene in mente quanto scritto da Marco Aurelio (I Ricordi - Libro V): “È ben grave, che l’ignoranza e l’amor proprio siano più forti del senno”.
L’inseguimento, da parte dell’agente, era giustificato, perché l’automobilista aveva violato il § 97, comma 5, Cod. d. Str. e questa violazione (amministrativa) era evidente, stante il modo, in cui era stata guidata l’automobile (dal conducente in istato di ebbrezza). Vi era un “öffentliches Interesse” (interesse pubblico), che una persona del genere, venisse “aus dem Verkehr gezogen” (tolta dalla circolazione), per cui le lesioni subite dall’agente, erano “verfolgungsbedingt” (conseguenza dell’inseguimento). L’allontanamento (di corsa) dell’automobilista, aveva “die Verfolgung geradezu herausgefordert” (addirittura provocato l’inseguimento), in occasione della quale, l’agente non si era avveduto – erano le tre di notte – del muro, dal quale poi era precipitato.
Chiunque causa una situazione di pericolo, è obbligato a eliminarla, al fine che altri non possano subire danni. Quest’obbligo sussiste anche per le lesioni di un bene giuridico, che siano soltanto potenziali, sempre che l’obbligato possa rendersi conto della situazione di pericolo. Non è, invece, necessario, che lo “Schadenseintritt” (verificarsi del danno) sia prevedibile per il fuggitivo (ved. 4 Ob 280/00f mwN).
“Verfolgunsschäden”
Di fondamentale importanza, è stata la precedente decisione dell’OGH (“Beschluss” di data 11.6.87) in materia di “Verfolgungsschäden”. L’inseguimento, a bordo dell’autovettura di servizio, da parte di un agente, era avvento a seguito di mancata ottemperanza a un’intimazione di fermarsi per un controllo. L’automobilista, poi risultato essere in istato di ebbrezza, non solo, non si era fermato, ma, per poco, non aveva investito (e travolto) l’agente, che si era “salvato” soltanto grazie ad un repentino “Sprung zur Seite”.
L’automobilista, nell’intento di sfuggire al controllo, aveva aumentato enormemente la velocità (a circa 120 km/h) e questo, nonostante percorresse una zona abitata. L’agente lo aveva inseguito, a distanza di circa 50 m, a sirena azionata e con il dispositivo lampeggiante blu acceso. Prima di una curva, i conducenti di entrambi i veicoli, non erano stati in grado di ridurre tempestivamente la velocità e, sia il veicolo del fuggitivo, che quello dell’agente, erano usciti di strada, subendo entrambi gravi danni.
La difesa dell’automobilista aveva sostenuto, nel corso dei giudizi di primo e secondo grado, che la richiesta di risarcimento danni, avanzata dalla PA, proprietaria della vettura di servizio, era infondata in quanto anche l’agente inseguitore, non avrebbe adeguato la velocità alle condizioni di tempo e di luogo. L’aver azionato la sirena e il dispositivo lampeggiante blu, non esimeva l’agente dall’osservanza delle norme del Cod. d. Str.
Ha osservato, preliminarmente, la Corte Suprema, in sede di “Revision”, che, ai sensi del § 1295, comma 1, ABGB (CC), chi subisce un danno ingiusto (“aus Verschulden”), ha diritto di chiederne il risarcimento all’autore del fatto illecito. Il comportamento del conducente del veicolo inseguito dall’agente, era senza dubbio illecito, non avendo egli rispettato l’intimazione dell’agente di fermarsi per un controllo (violando il § 97, comma 5, Cod. d. Str.). Inoltre, aveva commesso il reato di tentata resistenza a pubblico ufficiale (“versuchten Widerstand gegen die Stsaatsgewalt”). L’automobilista doveva essere consapevole del fatto che, a seguito di questo comportamento, l’agente lo avrebbe inseguito a bordo dell’auto di servizio. L’agente, ai sensi del § 24, comma 1, StPO (CPP), era obbligato, a non restare “passivo” di fronte alla fuga dell’automobilista, in istato di ebbrezza alcolica (come poi è risultato in seguito all’arresto dello stesso) e che aveva commesso il reato, di cui sopra si è parlato.
Era dovere dell’agente, di iniziare l’inseguimento di colui che, per poco, non lo aveva investito. Comparando il comportamento dell’automobilista con quello dell’agente nell’evenienza de qua, l’OGH ha osservato, che è fuori dubbio, che l’“Übergewicht des Verschuldens” (la colpa preponderante) debba essere attribuita al fuggitivo, che ha reso necessario l’inseguimento e che non ha desistito - volontariamente - da questo suo comportamento, ma soltanto dopo che l’autovettura, da esso pilotata, era stata gravemente danneggiata.
All’agente è invece imputabile una “Fehleinschätzung” (un “Fehlverhalten”) nel senso che, in occasione dell’inseguimento, non aveva tenuto adeguatamente conto del fatto, che, per effetto dell’elevata velocità dell’autovettura di servizio, la stessa avrebbe potuto costituire pericolo per le persone, dato che l’inseguimento, come già detto, era avvenuto in zona abitata.
Tutto ciò premesso, la Corte Suprema aveva ritenuto, che il “Fehlverhalten” dell’agente dovesse essere valutato nella misura del 20 %, per cui l’automobilista veniva condannato al risarcimento dei danni, in favore della PA, proprietaria della vettura di servizio (soltanto) nella misura dell’80%.