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Saffo, ode sulla cosa più bella

Saffo, Pompei
Saffo, Pompei

Alla guerra, alla potenza militare dei fanti e delle flotte la “sovversiva” Saffo contrappone l’amore universale per la persona amata.

Saffo visse nell’isola greca di Lesbo era dedita ai culti iniziatici di Afrodite e delle Muse, fu subito l’emblema della poesia.

La lode più bella le sarebbe stata proferita da Platone nell’epigramma:

Alcuni dicono che le Muse siano nove,

che distratti!

Guarda qua: c’è anche Saffo di Lesbo, la decima”.

La sua opera, pur giunta in frammenti, splende della forza solare e trema del brivido notturno con cui nacque la poesia lirica, la risposta dell'uomo al dissidio tra il proprio mondo interiore e l'inafferrabile pienezza della natura e del cosmo.

Nella lirica che proponiamo si coglie lo strazio per la lontananza della persona amata e il rovesciamento “sovversivo” dei valori imperanti all’epoca della forza e della potenza militare.

Al centro dei valori c’è la persona amata che è: “La cosa più bella della terra”.

 

La cosa più bella della terra

Saffo

Alcuni di cavalieri un esercito, altri di fanti,
altri di navi dicono che sulla nera terra
sia la cosa più bella, mentre io ciò che
uno ama.

Tanto facile è far capire
questo a tutti, perché colei che di molto superava
gli uomini in bellezza, Elena, il marito
davvero eccellente

lo abbandonò e se ne andò a Troia navigando,
e né della figlia, nè dei cari genitori
si ricordò più, ma tutta la sconvolse
Cipride innamorandola.

E ora ella, che ha mente inflessibile,
in mente mi ha fatto venire la cara
Anattoria, che non mi è
vicina.

Potessi vederne il seducente passo
e il lucente splendor del volto
non i carri dei Lidi e i loro fanti

che battagliano a piedi.