Storia di un restauro: il registro autografo dei conti di Margherita di Francia duchessa di Savoia (1523-1574)
Accade che nei depostiti degli Archivi siano conservati documenti in condizioni fisiche tali da non poterne più permettere la consultazione e perfino la lettura, come nel caso di questo registro cartaceo di conti della duchessa Margherita di Savoia, conservato presso l’Archivio di Stato di Torino, Sezioni Riunite, Camera dei conti di Piemonte, articolo 383 Spese fatte per la duchessa di Savoia e Berry, mazzo 1.
Margherita di Valois, figlia del re di Francia Francesco I e di Claude de Penthièvre ultima discendente dei duchi di Bretagna, divenne duchessa di Savoia nel 1551 quando andò in sposa al duca Emanuele Filiberto. Nata nel 1523 era rimasta orfana di madre, fu allevata dalla zia Margherita d’Angoulême, sorella del re di Francia. Furono proprio i rapporti della zia con gli Ugonotti a influenzare Margherita nel suo ruolo di protettrice dei protestanti anche quando divenne duchessa di Savoia.
La sua figura è quindi di grande interesse per la comunità scientifica internazionale; in particolare questo registro, che è uno dei rari autografi di Margherita ancora oggi conservati, può fornire ulteriori e nuove informazioni non solo sulla vita della duchessa e il suo seguito, ma anche sulle sue relazioni con i protestanti. Gli ambasciatori veneziani, infatti, riferivano nelle loro lettere che la corte di Margherita di Savoia accogliesse molti ugonotti e calvinisti.
Nel registro, datato dal 1° gennaio al 28 settembre 1574 (quindi pochi giorni dopo la morte di Margherita, morta all’improvviso), scritto in francese, sono registrate le spese per il mantenimento della corte della duchessa, oltre alle spese per il personale, per esempio il farmacista e i falconieri; sono contabilizzati gli acquisti di oggetti, come per esempio stoffe, gioielli, ed è reso perfino il conto dei denari elargiti in elemosina.
Il volume era stato a contatto diretto con l’acqua e pertanto era completamente coperto di muffe. Quindi il corpo del registro non era più sfogliabile, poiché formava un unico blocco compatto, diretta conseguenza dell’effetto delle muffe, che avevano indebolito la carta creando aderenze tra i fogli del registro.
Le carte erano inoltre state ridotte a frammenti friabili e perciò si erano prodotte diverse lacune.
Erano anche presenti gore (cioè macchie a forma di striscia lasciate dall’acqua sulla carta) e anche l’inchiostro risultava dilavato, rendendo ormai il testo quasi illeggibile.
Il volume è quindi stato sottoposto a restauro totale dai restauratori dell’Archivio di Stato di Torino, Véronique Cachia e Battista Pittari. Dopo una pulizia superficiale dell'esterno si è proceduto prima alla separazione delle carte usando spatola e bisturi e poi al ricollocamento dei frammenti staccati; i fascicoli sono quindi stati scuciti.
Dopo aver effettuato un test di solubilità degli inchiostri, si è proceduto al lavaggio dei singoli fogli, che sono poi stati restaurati meccanicamente, cioè mediante una macchina reintegratrice di fibre, che agisce rinforzando le carte con una polpa preparata a base di piccoli frammenti di carte giapponesi.
Dopo l'asciugatura delle carte, si è proceduto alla velatura di ogni foglio con un velo giapponese molto sottile e colla metilcellulosa molto diluita, in modo da rinforzare la carta.
Una nuova legatura e una nuova coperta sono state realizzate rispettando quelle originali; in particolare la coperta originale è stata pulita e distesa e inserita in una cartellina in carta conservativa.
È infine stata realizzata una scatola su misura in cartone ondulato conservativo che contiene il volume restaurato e la cartellina con la coperta originale.
Il registro è stato dunque restituito alla consultazione e alla comunità scientifica.