x

x

TINA, ovvero della via alla schiavitù

libertà
libertà

There Is No Alternative ripeteva spesso un grande statista e leader.

Il più grande tranello nel quale immancabilmente stiamo cadendo è pensare che ci siano alternative alla riapertura immediata di tutto: chiese, parchi, cantieri, fabbriche, uffici, scuole, musei, gallerie, teatri, cinema, bar, ristoranti, piscine, palestre, stadi, barbieri, estetiste (queste soprattutto svolgono un compito di pubblica necessità, lo dico senza alcuna ironia). Che ci siano vie di mezzo, compromessi.

E allora la ridda di ipotesi tra gel igienizzanti, mascherine, distanziamenti, contingentamenti, parafiati, applicazioni, ecc. ecc. ecc. Un elenco senza fine che ci porta a concentrarci sul dettaglio scordandoci il nucleo del problema. Guardiamo il dito e non la luna. Basta seguire il dibattito tra i giuristi in merito alle app e ai droni per il controllo dei contagiati. GDPR, privacy, minimizzazione, limitazione, basi giuridiche, come sempre mi sembra di sognare.

E mi ripeto ma perché?

Da una fase 1 temporaneamente liberticida passeremo ad una fase 2 definitivamente liberticida perché sarà quella della assuefazione e del lento addormentamento verso l’eutanasia. La fase 2 è a tempo indeterminato, alcuni dicono “sino a quando non si avrà il vaccino” (il se non è contemplato), ma in realtà ciò che conta è che non ha scadenza, sappiamo solo che nulla sarà come prima. Il tutto nella migliore tradizione del noto paradigma “non c’è niente di più definitivo di ciò che è provvisorio” teorizzato da una vecchia volpe della politica, che sapeva bene cosa diceva.

Ma perché?

L’appetito vien mangiando. Non è colpa bensì dolo: un immenso esperimento di ingegneria sociale nel quale gli italiani stanno dando una confortante e significativa prova di docile sottomissione, fatta di convinto adeguamento ai diktat delle autorità, di zelo delatorio a livello personale e mediatico, di repentina riformattazione mentale che si crogiola nella creatività degli ironici e inoffensivi meme e delle retoriche degli #.

Non è un esperimento cercato ma, evidentemente, se ne sono apprezzate le enormi potenzialità una volta che si è spalancato davanti agli occhi dei giacobini della salute pubblica come insperata occasione: il teorema più Stato meno libertà – grazie al virus – è stato una pillola agevolmente propinabile alla popolazione.

Del resto, chi è al governo lo vagheggia da sempre e temeva di aver perso il treno della storia; gli intellettuali del pubblico servizio e del bene pubblico, i barricaderi della porta accanto, tra una presentazione di libro e l’altra, ne hanno comunque fatto un motivo di vita ben remunerato; chi fa parte delle 999 “task force” lo propone da tempi non sospetti sapendo bene di lisciare il pelo a forze sempre in agguato: tutti gli ingegneri sociali del dopo oggi si leccano i baffi e sono bellamente usciti allo scoperto.

C’è da costruire dopo la piccola tabula rasa – non certo sul piano del genocidio voluto da Pol Pot – ma comunque utile allo scopo.

Come niente fosse stiamo accettando il baratto tra salute e libertà, stiamo adagiandoci nel divano di divieti, limitazioni, controlli e soprattutto povertà. E povertà vuol dire schiavitù verso uno Stato padrone che ci consenta di vivere con la garanzia di essere curati (dipende) e nutriti (quanto basta).

Perché la minaccia ai bimbi è questa: se vi ammalate forse non vi riusciremo a curare tutti. E quindi bimbi cari non dovete ammalarvi. E soprattutto dovete darci carta bianca per aumentare il potere dello Stato e di conseguenza la voracità, in una spirale senza fine. Le inchieste in piena emergenza ne sono un’altra manifestazione. Nessuno bussa né busserà a Palazzo Chigi. Neppure gli ordini professionali, sempre pronti a invocare la tutela della dignità e del decoro della professione.

Ecco la vera patologia: controllo rassicurante dello Stato dalla nascita alla morte, che fa presa sull’immaginario collettivo del rischio zero, miraggio di piccoli uomini. Perfetta sintesi dei tempi vili in cui viviamo. L’inverno delle nascite lo conosciamo bene, ora siamo certi che avremo anche quello della libera iniziativa imprenditoriale già agonizzante dopo un estenuante autunno.

Nell’anno delle celebrazioni di Dante ci vorrebbero le sue invettive.

Dove sono gli autonominati guardiani della Costituzione? chi lo dice che la salute deve prevalere su tutto? non ci eravamo ripetuti per anni il martellante mantra della libertà ad ogni costo, della libertà come valore assoluto? non avevamo ricordato le battaglie dei nostri padri per permetterci di vivere in un mondo libero? non avevamo elaborato la teologia del fare memoria?

Come volevasi dimostrare la libertà è stata drogata da anni di retorica e falsità. E oggi è in coma. E Antigone? ha fatto eutanasia. Siamo un popolo di galline. Ma non come quelle della favola di Esopo che fiutano il pericolo e non fanno entrare nel pollaio la donnola travestita da medico.

Allora in fin dei conti l’alternativa c’è e si chiama schiavitù.