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Travestitismo istituzionale ovvero per qualche referendum in più

da "L’Agenda ANCI" marzo 1997.

TRAVESTITISMO ISTITUZIONALE OVVERO PER QUALCHE REFERENDUM IN PIU’

Il travestitismo è un fenomeno di costume che dal mondo della strada e dello spettacolo ha attecchito e fatto breccia anche nelle istituzioni.

La Regione Lombardia e il suo casto presidente ci offrono infatti, con la partecipazione straordinaria della Corte Costituzionale, un referendum chiaramente antifederalista travestito da referendum federalista.

Ci riferiamo al dodicesimo fra i quesiti per il federalismo quello che chiede "l’abrogazione dei controlli di legittimità sugli atti amministrativa dei Comuni da parte dei Co.Re.Co.".

Questo è quello che, molto sbrigativamente, more solito, ha riportato la stampa. In realtà il quesito è molto più lungo e complesso. Esso recita: "Volete voi che siano abrogati:

- l’art. 45 comma 1 limitatamente alle parole - nonché quelle che i consigli e le giunte intendono, di propria iniziativa, sottoporre al comitato;

- comma 2, come modificato dall’art. 24, comma 1 della L. 25/3/1993 n. 81, limitatamente alle parole - Le deliberazioni di competenze delle giunte nelle materie sottoelencate sono sottoposte al controllo nei limiti delle illegittimità denunciate, quando un terzo dei consiglieri provinciali o un terzo dei consiglieri nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti ne faccia richiesta scritta e motivata con l’indicazione delle norme violate entro dieci giorni dall’affissione all’albo pretorio;

a) acquisti, alienazioni, appalti ed in genere tutti i contratti;

b) contributi, indennità, compensi, rimborsi ed esenzioni ad amministratori, a dipendenti o a terzi;

c) assunzioni, stato giuridico e trattamento economico del personale;

- comma 4 come modificato dall’art. 24 comma 2 della L. 25/3/’93 n. 81 limitatamente alle parole "entro gli stessi termini di cui al comma 2 " ed alla parola "altresì";

- l’art. 46, comma 3 limitatamente alle parole "anche con riferimento ai principi generali dell’ordinamento giuridico".

Non è difficile fare dell’ironia sul fatto che la maggior parte dei cittadini neppure sa cosa è il Co.Re.Co., tanto che se la Commissione Bicamerale è stata scambiata nella cultura popolare per un appartamentino di due stanze di spettanza ad ogni parlamentare, il Co.Re.Co. potrà essere facilmente assimilato ad un ente di protezione delle....galline monarchiche!

E’ facile prevedere che il cittadino nella sua cabina non riuscirà non solo a capire, ma nemmeno a leggere il lungo ed inutile quesito referendario, che secondo le Regioni proponenti porterà finalmente il federalismo in Italia.

Ci sia permesso di esprimere qualche fondato dubbio in proposito.

Quale sarebbe infatti l’esito del referendum, già ritenuto ammissibile dalla Corte Costituzionale, ove in ipotesi remota (abbiamo già perché) i cittadini votassero a favore?

Sarebbero forse abrogati gli odiati (dalle galline repubblicane) Co.Re.Co.? No.

Sarebbero in sostanza soltanto drasticamente ridotti gli interventi dell’organo di controllo. Sarebbe eliminato infatti il controllo eventuale sugli atti degli Enti locali a richiesta degli stessi Enti ovvero a richiesta delle minoranze, inoltre gli eventuali provvedimenti di annullamento del Co.Re.Co. dovrebbero far riferimento solo alle norme violate.

Ora con tutta la buona volontà non si vede che cosa c’entri il federalismo con il quesito proposto.

Infatti il controllo eventuale su richiesta degli stessi Enti non può certo ledere l’autonomia dell’Ente locale se il potere di attivazione del procedimento sta in capo all’Ente locale stesso.

Anzi esso esalta l’autonomia ed è foriero di un nuovo rapporto improntato alla collaborazione ed alla partecipazione democratica nella gestione che attiene proprio ai principi di sussidiarietà che connotano una forma auspicabile di Federalismo.

Ma a ben vedere con tali principi neppure collide il controllo eventuale a richiesta delle minoranze che rende più pregnante il ruolo di controllo delle minoranze consiliari e giustifica la terzietà e l’obbiettività del Co.Re.Co.

Forse che il federalismo presuppone una autonomia degli Enti locali intesa come assenza di ogni forma di controllo e di verifica della legalità?

In un sistema democratico non vi è potere senza controllo. Chi amministra deve sottoporre le proprie scelte e decisioni oltre che al vaglio politico di chi lo ha eletto, anche alle verifiche della legalità e dell’efficienza.

Altrimenti non avremmo un sindaco democraticamente eletto ma un podestà ed Il Comune potrebbe anche facilmente trasformarsi in.....Signoria (come la nostra storia ci insegna). Come si vede fin qui il referendum non ha niente di federalista, ma caso mai è portatore di principi che importano l’esatto contrario.

Rimane l’ultima parte del quesito, e precisamente l’abrogazione delle parole (riferite all’eventuale annullamento del Co.Re.Co.) "anche con riferimento ai principi generale dell’ordinamento giuridico".

Parrebbe di capire che, in caso si vittoria, i provvedimenti di annullamento dell’organo regionale di controllo dovrebbero essere riferiti solo alle norme violate.

Ora è noto che nel nostro Paese sono vigenti circa 2000.000 legge, per cui non pare che l’odiato Co.Re.Co. sarà posto in crisi dal mancato riferimento ai "principi generali dell’ordinamento" che peraltro sono molto meno ed anche molto più precisi (almeno non si contraddicono come le leggi che si sovrappongono e si modificano continuamente, e spesso non sono comprensibili da tecnici della materia):

Anche ciò pare avere poco a che fare con il federalismo. Una domanda ci attanaglia.

C’era proprio bisogno di riempirsi la bocca col verbo federalista, colmare i giornali di interviste, far intervenire la Corte Costituzionale e riempirla di contumelie per poi, in sostanza, richiedere di abrogare il riferimento ai principi generali dell’ordinamento?

Ai posteri l’ardua sentenza!

da "L’Agenda ANCI" marzo 1997.

TRAVESTITISMO ISTITUZIONALE OVVERO PER QUALCHE REFERENDUM IN PIU’

Il travestitismo è un fenomeno di costume che dal mondo della strada e dello spettacolo ha attecchito e fatto breccia anche nelle istituzioni.

La Regione Lombardia e il suo casto presidente ci offrono infatti, con la partecipazione straordinaria della Corte Costituzionale, un referendum chiaramente antifederalista travestito da referendum federalista.

Ci riferiamo al dodicesimo fra i quesiti per il federalismo quello che chiede "l’abrogazione dei controlli di legittimità sugli atti amministrativa dei Comuni da parte dei Co.Re.Co.".

Questo è quello che, molto sbrigativamente, more solito, ha riportato la stampa. In realtà il quesito è molto più lungo e complesso. Esso recita: "Volete voi che siano abrogati:

- l’art. 45 comma 1 limitatamente alle parole - nonché quelle che i consigli e le giunte intendono, di propria iniziativa, sottoporre al comitato;

- comma 2, come modificato dall’art. 24, comma 1 della L. 25/3/1993 n. 81, limitatamente alle parole - Le deliberazioni di competenze delle giunte nelle materie sottoelencate sono sottoposte al controllo nei limiti delle illegittimità denunciate, quando un terzo dei consiglieri provinciali o un terzo dei consiglieri nei Comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti ne faccia richiesta scritta e motivata con l’indicazione delle norme violate entro dieci giorni dall’affissione all’albo pretorio;

a) acquisti, alienazioni, appalti ed in genere tutti i contratti;

b) contributi, indennità, compensi, rimborsi ed esenzioni ad amministratori, a dipendenti o a terzi;

c) assunzioni, stato giuridico e trattamento economico del personale;

- comma 4 come modificato dall’art. 24 comma 2 della L. 25/3/’93 n. 81 limitatamente alle parole "entro gli stessi termini di cui al comma 2 " ed alla parola "altresì";

- l’art. 46, comma 3 limitatamente alle parole "anche con riferimento ai principi generali dell’ordinamento giuridico".

Non è difficile fare dell’ironia sul fatto che la maggior parte dei cittadini neppure sa cosa è il Co.Re.Co., tanto che se la Commissione Bicamerale è stata scambiata nella cultura popolare per un appartamentino di due stanze di spettanza ad ogni parlamentare, il Co.Re.Co. potrà essere facilmente assimilato ad un ente di protezione delle....galline monarchiche!

E’ facile prevedere che il cittadino nella sua cabina non riuscirà non solo a capire, ma nemmeno a leggere il lungo ed inutile quesito referendario, che secondo le Regioni proponenti porterà finalmente il federalismo in Italia.

Ci sia permesso di esprimere qualche fondato dubbio in proposito.

Quale sarebbe infatti l’esito del referendum, già ritenuto ammissibile dalla Corte Costituzionale, ove in ipotesi remota (abbiamo già perché) i cittadini votassero a favore?

Sarebbero forse abrogati gli odiati (dalle galline repubblicane) Co.Re.Co.? No.

Sarebbero in sostanza soltanto drasticamente ridotti gli interventi dell’organo di controllo. Sarebbe eliminato infatti il controllo eventuale sugli atti degli Enti locali a richiesta degli stessi Enti ovvero a richiesta delle minoranze, inoltre gli eventuali provvedimenti di annullamento del Co.Re.Co. dovrebbero far riferimento solo alle norme violate.

Ora con tutta la buona volontà non si vede che cosa c’entri il federalismo con il quesito proposto.

Infatti il controllo eventuale su richiesta degli stessi Enti non può certo ledere l’autonomia dell’Ente locale se il potere di attivazione del procedimento sta in capo all’Ente locale stesso.

Anzi esso esalta l’autonomia ed è foriero di un nuovo rapporto improntato alla collaborazione ed alla partecipazione democratica nella gestione che attiene proprio ai principi di sussidiarietà che connotano una forma auspicabile di Federalismo.

Ma a ben vedere con tali principi neppure collide il controllo eventuale a richiesta delle minoranze che rende più pregnante il ruolo di controllo delle minoranze consiliari e giustifica la terzietà e l’obbiettività del Co.Re.Co.

Forse che il federalismo presuppone una autonomia degli Enti locali intesa come assenza di ogni forma di controllo e di verifica della legalità?

In un sistema democratico non vi è potere senza controllo. Chi amministra deve sottoporre le proprie scelte e decisioni oltre che al vaglio politico di chi lo ha eletto, anche alle verifiche della legalità e dell’efficienza.

Altrimenti non avremmo un sindaco democraticamente eletto ma un podestà ed Il Comune potrebbe anche facilmente trasformarsi in.....Signoria (come la nostra storia ci insegna). Come si vede fin qui il referendum non ha niente di federalista, ma caso mai è portatore di principi che importano l’esatto contrario.

Rimane l’ultima parte del quesito, e precisamente l’abrogazione delle parole (riferite all’eventuale annullamento del Co.Re.Co.) "anche con riferimento ai principi generale dell’ordinamento giuridico".

Parrebbe di capire che, in caso si vittoria, i provvedimenti di annullamento dell’organo regionale di controllo dovrebbero essere riferiti solo alle norme violate.

Ora è noto che nel nostro Paese sono vigenti circa 2000.000 legge, per cui non pare che l’odiato Co.Re.Co. sarà posto in crisi dal mancato riferimento ai "principi generali dell’ordinamento" che peraltro sono molto meno ed anche molto più precisi (almeno non si contraddicono come le leggi che si sovrappongono e si modificano continuamente, e spesso non sono comprensibili da tecnici della materia):

Anche ciò pare avere poco a che fare con il federalismo. Una domanda ci attanaglia.

C’era proprio bisogno di riempirsi la bocca col verbo federalista, colmare i giornali di interviste, far intervenire la Corte Costituzionale e riempirla di contumelie per poi, in sostanza, richiedere di abrogare il riferimento ai principi generali dell’ordinamento?

Ai posteri l’ardua sentenza!