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Trust: ancora su Saunders v Vautier a Guernsey

Scorcio
Ph. Mila Vignozzi / Scorcio

Nel corso di uno dei ricorrenti appuntamenti mensili di qualche mese fa, mi ero occupato di un’interessante pronuncia della Royal Court di Guernsey in Rusnano Capital AG (in liquidation) v Molard International (PTC) Limited and Pullborough International Corp [2019] GRC 011. Questa era intervenuta per esprimersi circa la legittimità di una decisione, assunta da un trustee riguardo ai trust discrezionali in Guernsey e Jersey, relativamente all’interpretazione da dare alla regola in Saunders v Vautier.

Per rinfrescare il tema in discorso, la “regola” (Saunders v Vautier [1841] 4 Beav 115 - Lord Langdale MR) si riferisce a un orientamento giurisprudenziale – consolidato nel Regno Unito, riconosciuto e codificato in una disposizione normativa in altri ordinamenti (Jersey e Guernsey) e disapplicato in altri (Cook Island, British Virgin Islands, Bahamas, per i VISTA trust e San Marino) – in base al quale, quando i beneficiari di un trust che esauriscano integralmente le posizioni beneficiarie che da questo derivano, oltre a essere d’accordo fra loro, siano anche maggiorenni e capaci di agire, possono chiedere al trustee, in ogni momento anche prima della naturale scadenza, di porre termine al trust e questo pur in presenza di una contraria volontà del disponente quand’anche risultante dall’atto istitutivo (Stokes v Cheek [1860] 28 Beav.620).

Così formulata, la regola è, almeno apparentemente, di non difficile interpretazione. Il problema si complica quando le situazioni variano rispetto alla situazione tipica prospettata, sia perché, oltre alla cessazione del trust, essi possono chiedere, anche individualmente, la liquidazione della rispettiva quota; possono voler dare indicazioni al trustee su come il fondo in trust debba essere gestito; possono forzarlo alle dimissioni minacciando di chiedere la liquidazione se il trustee non agisce conformemente ai loro desideri, senza considerare che anche la posizione dei beneficiari non è sempre così nettamente definita, come andremo vedendo in prosieguo.

Così la regola non trova applicazione allorché ci si trovi di fronte a un numero di beneficiari che possono fluttuare, nel tempo, all’interno di una classe (es: i membri presenti e futuri di un’associazione), ovvero nel caso di un trust discrezionale (Re Westphal [1972] N.Z.L.R. 792 e Re Levy [1960] Ch 346.

Venendo alla sentenza che ha dato origine a questa nota, il tema oggetto di discussione verteva su questo punto, se cioè i beneficiari di un trust discrezionale potevano chiedere al trustee di far cessare il trust e di distribuire il fondo quando, secondo una disposizione dell’atto istitutivo, terzo (Enforcer) aveva il potere di aggiungere beneficiari ulteriori in aggiunta a quelli già esistenti e non era scaduto il termine per la eventuale nomina.

In effetti il potere conferito all’Enforcer era anche più ampio, prevedendo la possibilità di intervenire robustamente sulla classe dei beneficiari aggiungendo o escludendo singoli individui o classi di persone; inoltre il trustee poteva destinare il fondo o il reddito del trust a tutti, o solo ad alcuno dei beneficiari, secondo la sua piena discrezionalità. La richiesta di anticipare la cessazione del trust si basava sulla s.53 della legge di Guernsey che, indipendentemente, e anche contro quanto previsto dall’atto di trust, riconosce che i beneficiari, alle condizioni sopra indicate, may require the trustees to terminate the trust and distribute the trust property among them.

La Royal Court di Guernsey si è espressa positivamente al riguardo con una sentenza che, fra l’altro afferma che, se è vero che la s.53 della legge di Gurnsey trae spunto dal principio derivante dalla regola in Saunders v Vautier, è vero anche che questo principio è stato declinato dalla legge in modo diverso rispetto a quanto è avvenuto nella giurisprudenza inglese al cui interno la regola è stata elaborata. Quindi queste due fonti riguardano due diversi ambiti di applicazione: più vincolata l’applicazione della “regola”; più libera quella della legge.

Fatta questa necessaria  premessa, la sentenza, dopo aver ribadito che la norma (s.53) traeva origine dalla “regola”, ma che questa era stata diversamente recepita dalla legislazione di Guernsey, fonda la sua decisione essenzialmente sull’interpretazione testuale del testo di legge e ritiene che l’espressione “all the beneficiaries” non possa che riferirsi ai beneficiari esistenti  perché – continua – se la legge avesse voluto che vi fossero ricompresi anche quelli eventuali, il testo avrebbe dovuto essere formulato diversamente.

La Corte di Appello ha anche precisato che, sempre in base alla s.53(3)Without prejudice to the powers of the Royal Court under subsection (4), and notwithstanding the terms of the trust, where all the beneficiaries are in existence and have been ascertained, and none is a minor or a person under legal disability, they may require the trustees to terminate the trust and distribute the trust property among them, non sarebbe stato possibile porre termine a un trust discrezionale laddove i beneficiari fossero stati individuati come “the children and remoter issue of the settlor” e quindi, come “i figli e i lontani discendenti del disponente”.

La differenza fra il caso sottoposto al giudizio e la clausola sopra ipotizzata si basa, coerentemente alle premesse effettuate, ancora sul dato letterale della disposizione in esame che infatti pone come presupposto per l’applicazione della “regola” in Guernsey, che i beneficiari esistano (are in existence) e che siano stati ascertained, e quindi individuati e determinati.

Se quindi si pone mente alla formulazione lessicale, appare chiara la differenza fra le due situazioni: in Rusnano si era in presenza di un solo beneficiario e del potere dell’Appointor di nominarne “altri”, senza che ne fossero specificate caratteristiche o senza che fossero stati individuati altri elementi caratterizzanti di questa eventuale categoria. Quindi, ai fini della certezza degli objects questa non c’era perché non era soddisfatto il test is or is not.

Si ricorda che questo “test”, elaborato appunto in Re Gulbekian’s Settlements e in Mc Phail v Doulton [1971] AC 424, [1970] 2 All ER 228, e detto “is or is not”, ovvero “any given postulant test”, richiede, perché un trust discrezionale possa esser considerato valido, che sia possibile dire a chiunque reclami una prestazione da parte del trust, se una persona “è o non è” (is or is not), ricompresa nella classe dei beneficiari. Nell’ipotesi formulata, il discorso muta radicalmente: i beneficiari sono eventuali (i discendenti lontani), ma sono individuati, però dato che non sono tutti in esistenza, la s.53 non può essere applicata, e il potere di scioglimento anticipato non può essere riconosciuto ai beneficiari esistenti.

Aggiunge ancora la Corte di Appello, chiarendo ulteriormente il corretto approccio nell’interpretazione della “regola” a Guernsey, che se un trust discrezionale avesse descritto i beneficiari come “mia moglie e i miei figli A, B e C” potrebbe essere fatto cessare anticipatamente, a richiesta di questi, anche se il trust avesse contemplato la possibilità di poter aggiungere, in una fase successiva, ulteriori discendenti fra i beneficiari.

Un altro aspetto interessante che è stato rimarcato e che sottolinea la distanza fra norma e “regola” deve essere individuato nel potere, riconosciuto alla Corte dalla s.53 (4):

The Royal Court, on the application of any person mentioned in section 69(2), may -

 (a) direct the trustees to distribute, or not to distribute, the trust property, or

 (b) make such other order in respect of the termination of the trust and the distribution of the trust property as it thinks fit.

La legge infatti riserva alla Corte il potere discrezionale di decidere, in ordine alla cessazione del trust e alla distribuzione del capitale, “se lo ritenga appropriato”.

In altri termini la Corte non è mai supina nei confronti delle decisioni assunte dai beneficiari, ma le spetta sempre l’ultima parola, sia per la distribuzione dei beni del trust, sia in ordine alla sua cessazione, as it thinks fit.

Quindi a Guernsey, indipendentemente dalla presenza dei requisiti richiesti, la legge può consentire o meno ai beneficiari di esercitare la facoltà loro riconosciuta dalla s.53(3), cosa che inserisce la disposizione in un’ottica completamente diversa e molto più soggetta a una valutazione ponderata della situazione, introducendo, aggiungo, anche la possibilità di correggere il possibile errore in cui fosse incorso il disponente distratto al momento della redazione dell’atto.

Tanto è vero che, si precisa, il potere discrezionale è riconosciuto alla Corte in modo da poter disattendere la richiesta di scioglimento del trust laddove questa non si rivelasse appropriata tenuto conto dell’intenzione del disponente al momento in cui il trust era stato istituito. Su questo aspetto, se cioè la Corte avrebbe potuto esercitare questo potere in Re Rusnano, la questione è stata rimessa al giudice di prime cure dato che il punto non era stato deciso.

La sentenza si è espressa inoltre su altra questione che era stata dedotta nel giudizio di primo grado.

In particolare il giudice di appello ha preso in esame il modello trust "Croce Rossa" altrimenti detto Black Hole "Buco nero”, formule con cui sono designati quei trust in cui l’ente di beneficenza risulta essere l’unico beneficiario individuato, mentre i beneficiari effettivi, quelli cioè nel cui interesse il trust viene realmente istituito, non sono indicati subito, ma lo saranno successivamente dal trustee e a quel punto l’ente di beneficenza diventa un beneficiario residuale.

La sentenza di primo grado aveva fornito una risposta di carattere pratico, ma poco appagante in linea di diritto in quanto si era limitata a rilevare che le organizzazioni benefiche non sanno (quasi) mai di essere indicate come beneficiarie e che comunque non sarebbe loro interesse, quand’anche lo sapessero di far cessare il trust e richiedere la distribuzione del fondo a loro favore per timore di non essere più in seguito indicate come beneficiario residuale preferito.

Più elegantemente la Corte d’Appello ha riportato la motivazione in un ambito più formale richiamando quella discrezionalità che la legge riconosce al giudice di disattendere la richiesta dei beneficiari quando questa non si dovesse rivelare appropriata tenuto conto dell’intenzione del disponente al momento in cui il trust è stato istituito.

Questa ultima considerazione richiama alla memoria le indubbie affinità con analogo principio elaborato in un leading case (Claflin v Claflin, Massachussets Supreme Judicial Court 20 N.E. 454[1889]). Claflin padre aveva istituito un trust testamentario a favore del figlio in modo che questi ricevesse $ 10,000 al compimento di 21 e di 25 anni e la parte relativa alla sua quota sul residuo patrimonio al compimento dei trenta anni.

Ricevuto il primo pagamento, Claflin figlio adì la Corte per chiedere che le limitazioni fossero dichiarate invalide e quindi per potere ottenere subito quanto di sua spettanza in base al trust. La Corte fu di diverso avviso rilevando che in tal modo non sarebbero state rispettate le intenzioni e i desideri del disponente dato che questi aveva deciso di apporre alcune limitazioni, perfettamente legittime, in ordine alla trasmissione dei suoi beni, mentre, ove fosse stata accolta la richiesta avanzata dal figlio, queste sarebbero state vanificate pur non essendo contrarie a norme di legge o a un principio di ordine pubblico. La Corte avrebbe invece potuto decidere per lo scioglimento anticipato del trust se tutti i beneficiari fossero stati d’accordo e questo non fosse stato in contrasto con le finalità del trust.

Queste considerazioni confermano l’attenzione che deve essere posta nell’individuazione della legge per la disciplina di un trust interno. Dal momento che la legge si trascina dietro, necessariamente, anche l’apparato giurisprudenziale cui la sua applicazione ha dato origine, effettuare questa scelta senza rendersi conto appieno delle implicazioni che ciò comporta può riservare poco gradite sorprese.