Un po’ di sale, grazie

Com’è possibile che la noia copra il gusto della conoscenza?
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Il sapere viene spesso associato alla noia soprattutto dai ragazzi. E invece è la cosa più succulenta con cui possiamo avere a che fare. Com’è possibile che la noia copra il gusto della conoscenza?

In effetti frequentemente viene identificata con la mera nozione oppure con una performance scolastica negativa o ancor più con un docente e il suo stile di insegnamento. Chi veicola il sapere, dunque, qualunque ruolo ricopra, ha la grande responsabilità di guidare i suoi ascoltatori verso un sapere saporito, gustoso; è proprio questa, infatti, l’etimologia della parola “sapere”, vuol dire “aver sapore”, “avere gusto”.

Sembrerebbe un ossimoro per molti alunni, eppure chi ama saperne di più “mette sale” a tutto ciò che lo circonda, rende saporite tutte le esperienze della vita. I corsi di studi, nella fattispecie quelli ritenuti più teoretici ed elevati, ostentano invece una certa puzza sotto il naso rispetto alla vita, creando uno scollamento tra lo studio, inteso come passione, e la concretezza delle situazioni quotidiane.

Chi si lascia provocare dal desiderio di andare a fondo, mosso da una curiosità sapida e mobile, non solo non si annoia, almeno non troppo, ma tende a osservare tutto con l’attenzione propria di chi non vuol farsi sfuggire il tempo come fine sabbia tra le dita.

Pensiamo a chi ama la glottologia e vede nell’evoluzione e nei cambiamenti delle parole una storia fatta di popoli, culture e necessità pratiche di cui le variazioni linguistiche raccontano come mai avremmo immaginato. Pensiamo altrimenti agli amanti delle stelle e dell’universo che si vestono coscientemente di un’intelligente umiltà, vincendo i mali della presunzione e dell’egocentrismo. Di esempi ce ne sono a iosa, ma quel che più mi preme sottolineare è come il sapere sia una cosa pubblica, di tutti, perché chiunque può vivere meglio grazie a un’attitudine all’indagine appassionata verso ciò che lo colpisce, lo attrae, dall’idraulico al filosofo, dal letterato al meccanico.

Chi veicola le conoscenze ha pertanto la grande responsabilità di far proprio il motto di Seneca: “Non scholae sed vitae discimus” “Non impariamo per la scuola ma per la vita”. Se vogliamo, dunque, lo studio e il sapere possono condire il nostro tempo fino all’ultimo respiro. Difficile dimenticare chi ci ha parlato e coinvolto con questa disposizione di cuore e mente, perché ha fatto breccia nel nostro pensiero e nel nostro animo per sempre.

Tra questi ce n’è uno che per oltre quarant’anni si è preso la briga di portare avanti un’indagine gentile ed eclettica, spiegandoci e raccontandoci con una pacatezza tenace di tutto e di più, Piero Angela. La sua presenza sullo schermo ha vestito di uguale dignità le case belle e quelle brutte, perché nessun abito è più pregiato di quello della conoscenza. Con il suo stile è stato il testimone di una curiositas poliedrica tutta italiana grazie alla quale ha reso la conoscenza una faccenda non elitaria, ma per chi ama la vita, per chi è disposto a fare attenzione.