x

x

Vaccinazione contro il virus COVID-19

vaccino covid
vaccino covid

Abstract

Chi sono gli “Impfgegner”, quali i motivi del loro rifiuto e a quali strati – sociali e reddituali – della popolazione, appartengono? Il non farsi vaccinare è la libertas pauperis o la libertà del vulgus oppure è soltanto una commedia togata (per dirla con Giovenale (Satira I)) o una commedia palliata?

 

Vaccinati e non vaccinati

E' individuabile un “collegamento“ tra la disponibilità delle persone, a farsi vaccinare contro la pandemia imperante e il livello d'istruzione? Rilievi statistici consentono di dare risposta affermativa a questo quesito.

Verso la fine del mese di dicembre 2020, si era proceduto a vaccinare – contro il Covid-19 – la prima persona in Austria (come pure in altri Paesi). Da quel giorno, alla fine di dicembre 2021, le persone vaccinate, sono state più di 16.000.000 (ogni minuto circa 30 persone, in media). Tuttavia, vi sono ancora più di 1.000.000 di persone, alle quali non è stata ancora “somministrata” neppure la prima dose, perchè rifiutano la vaccinazione.

Questi dati sono desumibili da quanto pubblicato da “Statistik Austria” (equiparabile all'ISTAT) sulla base delle risultanze del Registro nazionale di vaccinazione e dell' “Epidemiologischen Meldesystem”.

 

I favorevoli alla vaccinazione: fasce d’età e professione

E' emerso, che la percentuale delle persone, che si sono maggiormente sottoposte a vaccinazione, sono quelle – di età tra i 25 e i 64 anni – in possesso di laurea o titolo equipollente; sono l'84%. La “quota” di vaccinazione di coloro, che sono in possesso del (solo) diploma di scuola d'obbligo, è del 68%.

Una differenza rilevante – sempre tra persone di età tra i 25 e i 64 anni – è da notare pure tra coloro, che hanno un'occupazione stabile (76%) e gli “Arbeitslosen” (disoccupati), l'”Impfquote” dei quali è pari al 69%.

Per quanto concerne gli occupati, la maggiore “quota” di vaccinati è stata riscontrata tra le persone impiegate nel settore dell'informazione e delle telecomunicazioni (85,4 %); seguono, gli impiegati della PA (83,4%) e del settore socio-sanitario (78, 6%).

Poco inclini a farsi vaccinare, sono stati (finora) i “Beschäftigten” nei settori dell'agricoltura e delle attività forestali (con una percentuale pari al 67,4%); quindi, poco più di due terzi. La percentuale più bassa, è stata però rilevata nel settore dell'edilizia (64,8%).

 

Il settore dell'istruzione

Qual'è la situazione nell'istruzione primaria, secondaria nonchè nelle università?

Più della metà dei 600.000 “Schüler” sono stati vaccinati. Nelle scuole secondarie, la percentuale dei vaccinati è pari al 72%.

Gli insegnanti austriaci si sono particolarmente distinti nel farsi vaccinare; ben l'85% di essi risulta essere stato “immunizzato” contro il virus COVID – 19. E, si badi bene, questo è avvenuto ancor prima che – nel febbraio 2022 – entrerà in vigore, con ogni probabilità, l'”Impfpflicht” (l'obbligo di vaccinazione).

è più che ovvio, che una percentuale elevata di “Geimpften”, anche tra il corpo insegnante nel settore dell'istruzione pubblica, è essenziale per non dover chiudere le istituzioni scolastiche e universitarie

Molto “diligenti” si sono dimostrati gli studenti universitari (circa 395.000) con un'”Impfquote” pari all'86%. Tra gli universitari, “eccellono” gli studenti di medicina (92%); hanno dato un buon esempio.

 

Cittadini e stranieri

Una differenza marcata è stata rilevata – tra vaccinati e non vaccinati – con riferimento a tutti i cittadini austriaci (70%) e persone non aventi cittadinanza di questo Stato (51, 5%). Va però osservato, che tra persone nate in Austria e persone nate altrove, ma da tempo soggiornanti in Austria – la differenza – quanto a vaccinati e non vaccinati – è appena del 5%.

Ciò smentisce, almeno in parte, la “vulgata”, secondo la quale, i “recalcitranti”, per quanto concerne la vaccinazione COVID-19, sarebbero (sempre) gli “Ausländer”. Tra queste persone, quelle provenienti dalla Turchia (con il 70%), hanno dimostrato un' ”Impfbereitschaft” maggiore rispetto ad altri stranieri. Sembra incredibile: persone provenienti dall'Anatolia, si sono fatte vaccinare in numero superiore, rispetto a quelle nate in Austria (67,6%). Per quanto concerne i cittadini della RFT residenti in Austria, l'“Impfquote” è del 72%. Assai meno “propense” a farsi vaccinare, sono state persone provenienti dalla Romania (42,6%).

Con riferimento a tutte le persone residenti attualmente in Austria, è stata riscontrata, alla fine del 2021, una percentuale complessiva del 67% tra vaccinati e “Genesene” (guariti).

Residua, tuttora, in Austria, un 30% circa, che non è stato, nè vaccinato e neppure “genesen”. Una percentuale, che dovrebbe far riflettere.

Tutt'altro che di rilievo (in quanto inferiore al 5%), è la differenza tra maschi e femmine per quanto concerne l'avvenuta vaccinazione. Una “geringere Impfquote” – quasi trascurabile – è stata riscontrata soltanto tra donne disoccupate.

E veniamo, infine, all’età delle persone, che si sono fatte vaccinare e di quelle non vaccinate. Il maggior numero “von Geimpften”, rapportato alla popolazione residente, è stato accertato nella fascia di età tra i 75 e gli 80 anni, seguita da quella tra i 50 e i 59 anni.

 

Svizzera: disponibilità a farsi vaccinare e contrari alla vaccinazione, età e reddito

Anche in Svizzera è stato rilevato, che la “disponibilità” di sottoporsi a vaccinazione, aumenta con il “Bildungsgrad”. Rifiutano la vaccinazione – in modo perentorio – anzitutto le persone “senza Schulabschluss”. Meno “ausgeprägt” è la “Weigerung” di persone, che hanno il diploma della scuola d'obbligo o di una scuola professionale. Vi è poi un costante e significativo aumento, che termina con i laureati.

Identica progressione è riscontrabile per quanto concerne il reddito. Poca disponibiltà, da parte di chi guadagna circa 2.000 CHF mensili e massima di chi “incassa” da 25.000 a 75.000 CHF il mese.

E passiamo alle “Altersgruppen” (fasce di età) e il loro “atteggiamento” di fronte alla vaccinazione contro il COVID-19. Va notato subito un particolare: la disponibilità a farsi “immunizzare”, è piuttosto elevata tra le persone di età tra i 18 e i 24 anni, per poi diminuire sensibilmente nella fascia di età tra i 25 e i 64 anni. Vi è poi nuovamente un aumento tra gli “over 65”. La massima disponibilità a farsi vaccinare, è stata rilevata tra gli “over 75”.

Rispetto alla RFT e all'Austria, le donne in Svizzera, sono piuttosto restie a sottoporsi a vaccinazione (-15% rispetto agli uomini).

 

Motivi di rifiuto degli “Impfgegner”

A parte questa differenza tra i sessi, nella “Confoederatio Helvetica”, il rifiuto (o le manifestate riserve) di farsi vaccinare, viene motivato, per lo più, con il timore, che a seguito dell'avvenuta “Impfung”, si possano manifestare effetti indesiderati (o addirittura nocivi). Vi sono, in altre parole, “Sicherheitsbedenken”, che circolano tra gli “Impfgegner” e tra coloro, che sono “scettici” nei confronti dei vaccini anti-COVID-19.

Ha piena “fiducia” in questi vaccini, circa il 15% della popolazione, mentre il rifiuto “secco”, è stato pari al 20%. In mezzo al guado” si sono posizionati gli altri e gli (ancora) indecisi.

Anche in Svizzera, a proposito della percentuale dei vaccinati contro il COVID-19, si è riscontrato un significativo “Stadt-Land-Gefälle”, nel senso, che i vaccinati nelle (grandi) città (per esempio, Zurigo, Berna, Basilea), sfiorano il 34%, mentre in certe zone rurali, la percentuale è appena del 18%.

Circa il 18% della popolazione reputa, che farsi vaccinare, è completamente superfluo. Il 9% afferma, di attendere fino a quando, quasi tutti, saranno vaccinati; cosí “posso fare a meno di recarmi presso un'"Impfstelle”.

Sta di fatto, comunque, che fino a dicembre 2021, il 24,1% della popolazione della Svizzera è stata vaccinata tre volte, il 43% due volte e l'1,7% una sola volta.

è auspicabile, che quella parte della “Bevölkerung” negli Stati anzidetti – tuttora non vaccinata - “melius re perpensa”, desista dal rifiuto e che, anche nell'interesse – oltre che proprio – dei concittadini, si rechi presso una delle numerose “Impfstellen”, per farsi vaccinare.

 

Vaccinazioni e danni liquidati in Austria

Come già accennato in un nostro precedente articolo, chi, in Austria, reputa di avere subíto danni (alla salute) a seguito di una vaccinazione, può agire in giudizio contro il ministero della Salute, per ottenere il risarcimento dei danni, se la vaccinazione ha prodotto “Gesundheitsschäden”.

Quante sono state – nel 2020 e nel 2021 – le domande intese a ottenere il ristoro dei danni subiti? 10 nel 2020 e ben 367 sino alla fine del 2021. In quest'ultimo anno, la maggior parte dei pretesi danni – secondo i ricorrenti – si sarebbero verificati a seguito di vaccinazione contro il COVID-19. In Austria, dalla fine del 2020, sono state somministrate complessivamente 16.452.386 dosi di vaccino. Se le domande di risarcimento sono state 376, lo 0,0022% dei vaccinati ha agito in giudizio, per ottenere il risarcimento dei danni. Sono state lamentate, in particolare, miocarditi e alcune forme di trombosi. Negli anni passati, delle domande proposte secondo l'”Impfschadengesetz”, in media, è stato accolto il 10 -15 %. Le domande hanno trovato accoglimento, se, sulla base di una perizia medico legale, è stata affermata la probabilità (“Wahrscheinlichkeit”), che tra vaccinazione e danno alla salute subito, vi sia nesso eziologico.

Per quanto concerne l'entità del risarcimento, se agli “Impfschäden” non sono conseguiti (significativi) danni permanenti, la stessa viene liquidata – in media – in 1.300 Euro circa. In caso di danni di natura permanente, è riconosciuta una “Rentenzahlung” (pensione) fino a 2.700 Euro mensili.