Addio a Monica Vitti, lo splendore del cinema italiano
Addio a Monica Vitti, lo splendore del cinema itlaiano
Si è spenda oggi Monica VItti.
Per ricordarla, FIlodiritto ha deciso di ripubblicare una bella intervista che Monica Vitti ha rilasciato a Gianfranco Gramola e alla sua rivista online "Interviste romane" il 28 aprile 1998.
Addio, Monica Vitti, che ti giunga il nostro immenso abbraccio.
Monica Vitti (vero nome Maria Luisa Ceciarelli) è nata a Roma, 3 novembre 1931. L'esordio nel cinema avviene nel 1958 in un film di Mario Amendola al fianco dell'allora più nota, Sandra Mondaini in "Le dritte" (un'apparizione in "Adriana Lecouvreur" di Salvini era avvenuta nel 1955). Al grande cinema la Vitti arriva nel 1960 con l'ermetica tetralogia di Michelangelo Antonioni: "L'avventura" (1960), "La notte" (1961), "L'eclisse" (1962), "Deserto Rosso" (1964)ed arriva proprio con "L'avventura" il primo riconoscimento: una nomination come migliore attrice straniera al British Academy Awards nel 1961. L'esperienza con Michelangelo Antonioni la rende famosa, e grazie anche agli studi fatti cresce immensamente di profilo artistico diventando presto una delle più apprezzate attrici italiane. La Vitti si era diplomata nel 1953 all'Accademia di Arte Drammatica e le sue prime apparizioni nel mondo dello spettacolo avvengono in teatro dove con la compagnia di Sergio Tofano aveva interpretato "Il cane bassotto del signor Bonaventura". Dal cinema impegnato passa alla commedia e, da attrice completa, si scopre interprete capace di calarsi anche in ruoli comici, come avviene in "Ti ho sposata per allegria" del 1967 di Luciano Salce, nella "Ragazza con la pistola" (1968) dove il regista Mario Monicelli riesce a metterne in risalto il talento brillante (per questo film la Vitti vince il Premio Conchiglia d’Argento, al Festival di San Sebastian come migliore attrice protagonista nel 1968), "Il dramma della gelosia" (1970) di Ettore Scola accanto ad uno straordinario Marcello Mastroianni. Diretta un po' da tutti i grandi maestri del cinema nel 1974 viene scelta da Luis Bunuel ad interpretare la signora Foucauld in "Il fantasma della libertà". Moltissimi gli altri film che la vedono protagonista, oltre cinquanta, fra i quali ricordiamo "Camera d'albergo" dove la Vitti lavora al fianco del mostro del cinema Vittorio Gassman "Polvere di stelle" con un indimenticabile Alberto Sordi. Nel 1956 Monica Vitti partecipa allo sceneggiato tv diretto da Anton Giulio Majano "L'Alfiere", poi il suo esordio nel leggero televisivo con Calindri partecipando a " Il Signore delle ventuno" (1962) per la regia di Enzo Trapani, ospite fissa a "Canzonissima" con Vittorio Gassman nel 1972. Nel 1985 Monica Vitti è ideatrice, oltre che conduttrice, di una serie di appuntamenti sul cinema "Passione Mia". In tempi più recenti ha lavorato con Diego Abatantuono e Ugo Tognazzi in "Scusa se è poco". Per la sua interpretazione in “Flirt” riceve l'Orso d'Argento al Festival di Berlino nel 1984 e nel 1990 ha debuttato nella regia cinematografica con “Scandalo segreto”, di cui è stata anche interprete, grazie al quale vince il Globo d'oro sia come attrice sia come regista, mentre nel 1995 le viene assegnato il Leone d'Oro alla carriera, al Festival del Cinema di Venezia. Nella sua carriera, è stata insignita di numerosi attestati e oltre ai premi sopra citati, ha vinto tre Nastri d’argento e cinque David di Donatello. L’attrice ha due fratelli: Franco e Giorgio. Negli ultimi anni ha praticamente annullato ogni apparizione pubblica, da quando è stata colpita dal morbo di Alzheimer.
Filmografia:
Le dritte (1958) – La notte (1960) – L’avventura (1960) - Accattone (1961) - Le quattro verità (1962) – L’eclissi (1962) - Confetti al pepe (1963) – Il castello in Svezia (1963) – Il disco volante (1964) – Deserto rosso (1964) – Le bambole (1965) – Le fate (1966) – Fai in fretta ad uccidermi… ho freddo (1966) – Modesty Blaise. La bellissima che uccide (1966) – Ti ho sposato per allegria (1967) – La ragazza con la pistola (1968) – La donna scarlatta (1968) – Amore mio aiutami (1969) – La cintura di castità (1969) Ninì Tirabusciò, la donna che inventò la mossa (1970) – Dramma della gelosia (1970) – Le coppie (1970) – La pacifista (1971) – Noi donne siamo fatte così (1971) – Teresa la ladra (1972) – La Tosca (1973) – Polvere di stelle (1973) – Il fantasma della libertà (1974) – Qui comincia l’avventura (1975) – L’anatra all’arancia (1975) – A mezzanotte va la ronda del piacere (1975) – Basta che non si sappia in giro (1976) – Ragione di stato (1977) – Mimì Bluette… fiore del mio giardino (1977) – L’altra metà del cielo (1977) – Letti selvaggi (1979) – Amori miei (1979) – Un amore perfetto o quasi (1979) – Il mistero di Oberwald (1980) – Il tango della gelosia (1981) – Camera d’albergo (1981) – Scusa se è poco (1982) – Io so che tu sai che io so (1982) – Flirt (1983) – Francesca è mia (1986) – Scandalo segreto (1990).
Ha detto:
- Il segreto della mia comicità? La ribellione di fronte all’angoscia, alla tristezza e alla malinconia della vita.
- I miei genitori non hanno mai condiviso la mia scelta. Un giorno mia madre mi disse:"La polvere del palcoscenico corrode l’anima e il corpo".
- Quando scrivo, mi assale una fame emotiva, un indice molto preciso che mi coglie anche quando m’innamoro o devo superare una prova. Se scrivo, ogni tanto devo alzarmi e addentare un panino al prosciutto. Ma non aumento di peso.
- Nella mia vita non sono mancate le lacrime: lacrime copiose e liberatrici, lacrime di tristezza, di sconforto, di solitudine, di stanchezza. Si, ho riso e pianto molto.
- Io amavo la mia mamma con il suo viso di porcellana, che profumava di cannella.
Curiosità
- Dopo due grandi amori (il regista Michelangelo Antonioni e operatore cinematografico Carlo Di Palma), dal 1974 è legata al fotografo di moda, Roberto Russo, sposato poi il 28 settembre del 2000.
- Ha scritto due libri: “Sette sottane” e “Il letto è una rosa”. Da piccola veniva chiamata “Sette sottane” , perché per freddo sua madre la copriva con maglie, magliette e tante sottane. Altri suoi nomignoli erano “Smemoratella” e “ Vaghella”. Il libro “Il letto è una rosa” ha raggiunto 3 edizioni ed è stato adottato dall’Università di Cosenza, nella Facoltà di Lettere e Filosofia, come libro di testo.
- L’attrice romana, anni fa, è stata data per morta dal giornale “Le Monde”, commettendo una grossa gaffe.
- In molti film le ha fatto da controfigura la cantante Fiorella Mannoia.
- Ha il terrore dell’aereo e in molte interviste ha ammesso che questa fobia le è costata molti contratti di lavoro.
- Una studentessa dell’Università “La Sapienza” della Facoltà di Lettere, si è laureata facendo la tesi su Monica Vitti.
Intervista
E’ nella sua casa a due passi da piazza del Popolo. I suoi vicini di casa sono Vittorio Gassman e la coppia teatrale Gabriele Lavia e Monica Guerritore.
In quale zona di Roma sei nata, Monica?
Io “credo” di essere nata a via Francesco Crispi, nella Roma umbertina per intenderci. Mio padre era romano, quello delle famose sette generazioni, e mia madre era bolognese. Il resto non me lo ricordo, perché ero troppo piccola (risata). Mio padre era Ispettore del Commercio Estero e ci portava ovunque, perché doveva spostarsi per lavoro. Siamo andati in Sicilia e dopo siamo tornati a Roma. Io sono un’innamorata pazza di Roma, per i colori, per l’ironia della gente. Poi a Roma c’è una specie di incanto, di magia. Il fatto che i romani non si stupiscono più di niente è perché loro lo possono fare. Hanno visto tutto, sanno tutto, perché vivono in una città che ha talmente tanta storia da far invidia a tutto il resto del mondo.
Cosa vuole dire per te “ essere romana”?
Essere romana vuol dire avere il privilegio di vivere in una bellissima città.
In quale periodo della storia di Roma ti sarebbe piaciuto vivere, Monica?
In quasi tutti i periodi della storia romana c’erano certi tipacci, sia uomini che donne. In quella Roma lì, con il carattere che c’ho, sarei durata pochissimo, perché troppo violenta e quindi non mi sarebbe piaciuto viverci.
Cosa provi nel tornare a Roma dopo una lunga assenza?
Una gioia infinita! Perché Roma è una città che può anche non stupirti, perché in fondo è pigra. E’ talmente sicura di sé, Roma, che non ha paura di niente. E’ lei che è eterna, mica noi.
In quale angolino di Roma ami rifugiarti nei momenti liberi?
Io non mi rifugio mai, perché per me Roma è una città assolutamente aperta. “Roma città aperta”, come il titolo di un film famoso, è una delle più belle frasi che si possa dire di Roma. Era aperta per sfuggire dai tedeschi nella guerra ed è aperta proprio per questione di testa, di mentalità, di immagini, di cultura e di tutto. Poi Roma non ha presunzione, nonostante sia così, proprio architettonicamente potente. Roma è simpatica, come i suoi abitanti, i negozianti e la gente comune, insomma sono simpatici e con la loro ironia e allegria, rispecchiano la propria città.
Come sarebbe Monica Vitti senza la sua Roma?
Mi dispiacerebbe moltissimo. Io amo Roma e i romani, perché lasciano vivere, non prevaricano. Ripeto, io amo questa città e i suoi colori e senza di lei, Monica Vitti sarebbe molto più triste.
Ti piace la cucina romana?
Noi romani sappiamo fare delle cose semplici e molto buone. I spaghetti sono necessari come il pane. Amo anche il prosciutto, poca carne e tanta ma tanta frutta e verdura. Quando stavo in Sicilia sai quanta frutta me magnavo? (risata). La frutta gia osservandone il colore e sentire con l’olfatto il profumo, mi sembra di sentirne il sapore in bocca. In cucina mi arrangio, non sono bravissima, ma so come si cucinano i vari piatti.
Un consiglio a Rutelli per migliorare Roma?
A Rutelli? Che je voi dì, a Rutelli? Io so che lui ha lavorato molto bene, sta facendo del suo meglio e gli auguro di continuare così, perché lui è una persona di cui ti puoi fidare. E’ colto ed è preparato. Insomma, per il momento stamo bene con lui in Campidoglio.
Un consiglio ai romani?
Restare a Roma e soprattutto volere bene alla propria città e trattarla come se fosse il salotto della propria casa.
Un altro consiglio, ma ai turisti che verranno a Roma per l’Anno Santo?
Speriamo che quelli che verranno a Roma siano educati. Noi siamo felici che vengano a Roma, a vederla com’è, però che abbiano sempre un gran rispetto verso questa città che li ospita.