Avvocato Generale UE: lecita attività di Google
CONCLUSIONI DELL’AVVOCATO GENERALE
M. POIARES MADURO
presentate il 22 settembre 2009 1(1)
Cause riunite C‑236/08, causa C‑237/08 e C‑238/08
Google France
Google Inc.
contro
Louis Vuitton Malletier
Google France
contro
Viaticum
Luteciel
Google France
contro
CNRRH
Pierre‑Alexis Thonet
Bruno Raboin
Tiger, una concessionaria della Unicis
[(domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Cour de cassation (Francia)]
1. L’atto di inserire una parola chiave in un motore di ricerca su Internet è entrato a far parte della nostra cultura e i suoi risultati ci sono ormai del tutto familiari. Va detto, tuttavia, che i meccanismi interni con cui tali risultati vengono forniti sono per lo più ignoti al pubblico. Si presume semplicemente che se chiedete, vi sarà dato; cercate e troverete (2).
2. In realtà, per ogni data parola chiave inserita in un motore di ricerca, vale a dire, per ogni serie di parole immesse, normalmente vengono forniti due tipi di risultati: una serie di siti pertinenti alla parola chiave («risultati naturali») e, parallelamente, annunci pubblicitari relativi a taluni siti («annunci») (3).
3. Mentre i risultati naturali vengono forniti in base a criteri oggettivi, determinati dal motore di ricerca, lo stesso non può dirsi per gli annunci. Questi ultimi appaiono in quanto gli inserzionisti pagano affinché, in risposta a determinate parole chiave, vengano presentati i riferimenti ai loro siti; ciò è possibile in quanto il fornitore del motore di ricerca consente agli inserzionisti di selezionare tali parole chiave.
4. La presenti cause vertono su parole chiave che coincidono con marchi d’impresa registrati. Più specificamente, i titolari dei marchi (4) cercano di inibire la selezione di tali parole chiave da parte degli inserzionisti. Essi tentano inoltre di impedire che i gestori del motore di ricerca facciano apparire annunci in risposta a tali parole chiave, dato che ciò può comportare, oltre alla visualizzazione dei risultati naturali per i loro siti, anche quella di siti di prodotti concorrenti o addirittura contraffatti. La questione, quale è stata sottoposta alla Corte, è se l’uso di una parola chiave che coincide con un marchio possa essere considerato, di per sé, un uso di tale marchio subordinato al consenso del titolare.
5. La soluzione definirà i limiti entro i quali si possono utilizzare parole chiave che coincidono con marchi di impresa al di fuori del controllo dei titolari degli stessi. In altre parole, ci si chiede cosa si possa fornire e cosa s
CONCLUSIONI DELL’AVVOCATO GENERALE
M. POIARES MADURO
presentate il 22 settembre 2009 1(1)
Cause riunite C‑236/08, causa C‑237/08 e C‑238/08
Google France
Google Inc.
contro
Louis Vuitton Malletier
Google France
contro
Viaticum
Luteciel
Google France
contro
CNRRH
Pierre‑Alexis Thonet
Bruno Raboin
Tiger, una concessionaria della Unicis
[(domanda di pronuncia pregiudiziale proposta dalla Cour de cassation (Francia)]
1. L’atto di inserire una parola chiave in un motore di ricerca su Internet è entrato a far parte della nostra cultura e i suoi risultati ci sono ormai del tutto familiari. Va detto, tuttavia, che i meccanismi interni con cui tali risultati vengono forniti sono per lo più ignoti al pubblico. Si presume semplicemente che se chiedete, vi sarà dato; cercate e troverete (2).
2. In realtà, per ogni data parola chiave inserita in un motore di ricerca, vale a dire, per ogni serie di parole immesse, normalmente vengono forniti due tipi di risultati: una serie di siti pertinenti alla parola chiave («risultati naturali») e, parallelamente, annunci pubblicitari relativi a taluni siti («annunci») (3).
3. Mentre i risultati naturali vengono forniti in base a criteri oggettivi, determinati dal motore di ricerca, lo stesso non può dirsi per gli annunci. Questi ultimi appaiono in quanto gli inserzionisti pagano affinché, in risposta a determinate parole chiave, vengano presentati i riferimenti ai loro siti; ciò è possibile in quanto il fornitore del motore di ricerca consente agli inserzionisti di selezionare tali parole chiave.
4. La presenti cause vertono su parole chiave che coincidono con marchi d’impresa registrati. Più specificamente, i titolari dei marchi (4) cercano di inibire la selezione di tali parole chiave da parte degli inserzionisti. Essi tentano inoltre di impedire che i gestori del motore di ricerca facciano apparire annunci in risposta a tali parole chiave, dato che ciò può comportare, oltre alla visualizzazione dei risultati naturali per i loro siti, anche quella di siti di prodotti concorrenti o addirittura contraffatti. La questione, quale è stata sottoposta alla Corte, è se l’uso di una parola chiave che coincide con un marchio possa essere considerato, di per sé, un uso di tale marchio subordinato al consenso del titolare.
5. La soluzione definirà i limiti entro i quali si possono utilizzare parole chiave che coincidono con marchi di impresa al di fuori del controllo dei titolari degli stessi. In altre parole, ci si chiede cosa si possa fornire e cosa s