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Burnout e stress da videocall: come reagire e prendere il meglio dello smart working

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Portare l’innovazione in azienda è un processo complesso che non possiamo condurre da soli. Come ho raccontato nel precedente articolo, la trasformazione si fa circondandosi di persone eccellenti.

Questa missione, lunga e complessa, in questo periodo può trovare un ostacolo nello smart working, che sta mettendo in difficoltà alcuni dei nostri collaboratori. Lo smart working infatti può essere zona di comfort per chi è intraprendente ed esuberante, ma un forte freno per quelli che hanno un carattere più chiuso e che difficilmente “bucano lo schermo”.

Può sembrare che lavorare da remoto sia il mondo ideale per i timidi e gli introversi: possono rimanere a casa nascosti dietro uno schermo, magari in pantofole. La verità, però, è che per molti introversi lavorare da remoto può essere fonte d’ansia e di stress. E questo causa un calo della qualità del loro lavoro, con conseguente demotivazione.

Questa tematica riguarda quindi tutta l’azienda, che rischia a causa del “burnout da smart working” di perdere dei contributi preziosi.

La principale causa di stress per tutti, ma in modo particolare per le personalità più introverse, sono le video call, che possono essere tanto utili quanto una fonte d’ansia. L’idea di rinunciare alle video call, che ci consentono standard di efficienza elevatissimi, è assurda; dunque è necessario trovare soluzioni che facilitino il rapporto con la videocamera e con l’ansia che può causare.

Per superare lo stress generato dall’essere sempre connessi, con una videocamera puntata su di noi per tutta la giornata, è strategico calibrare bene le proprie energie e non farsi travolgere.

Si tratta di accortezze che possono sembrare banali consigli da rivista di medio livello, ma dopo anni di lavoro in smart working con diverse decine di persone differenti trovo che questi siano i suggerimenti più utili per trarre il meglio dallo smart working e mantenere alti i livelli di energia, anche da remoto.

 

1. Presta attenzione al "rito" e alla routine

Il tragitto casa-lavoro è spesso fastidioso, ma i momenti di commuting sono un rito che stabilisce un confine netto tra quando lavoro e quando stacco. E molti hanno bisogno di questo momento di passaggio per entrare nel proprio ruolo lavorativo e trovare la giusta concentrazione. Bisogna quindi ricreare quelle pause e quei confini quando si vive e si lavora in casa. Aiutarsi a switchare dal mindset personale a quello lavorativo. Può essere utile ascoltare della musica o cambiare l’illuminazione della stanza, per esempio. Per molti è utile prendere una boccata d’aria fresca, facendo una passeggiata nel vicinato di prima mattina, o fare degli esercizi di respirazione, meditazione o stretching prima di iniziare a lavorare.

Personalmente dedico il tempo pre lavoro alla lettura di libri di business: li trovo stimolanti per tutte le problematiche che dovrò affrontare durante la giornata.

Lo stesso va fatto a fine giornata, per mettere con decisione la parola FINE alla giornata lavorativa e non trascinare email o messaggi nella preziosa area della nostra vita familiare e privata. Per me la fine è sancita dall’attività sportiva. Una corsa o anche un allenamento cardio dentro casa mi aiuta a pulire la mente e affrontare con serenità la gestione del dopo lavoro.

 

2. Gestisci il ritmo, il luogo e lo spazio

La programmazione delle proprie giornate lavorative attraverso questi tre criteri è fondamentale per tenere alti i livelli di energia e di produttività, mantenere la concentrazione ed evitare il burnout.

Per il ritmo è essenziale alternare lavori più facili e leggeri a lavori impegnativi. Inoltre, è utile definire in anticipo le pause: programmare del tempo per ricaricarsi dopo un meeting pesante o un lavoro particolarmente tosto è una prassi strategica.

Riguardo il luogo, non è sempre facile ma è utilissimo creare un posto di lavoro dentro casa che aiuti a stabilire dei confini. Anche se la scrivania è in cucina o in camera dei figli, si può far diventare una postazione produttiva grazie a piccoli accorgimenti che aiutino a separarsi mentalmente dall’ambiente domestico.

Come spazio, è importante ricordarsi di dedicare del tempo a sé stessi ogni giorno. Questo include anche del tempo senza figli, per chi ne ha, o senza telefono.

È importantissimo per evitare esaurimenti.

 

3. Infine, se sei manager o team leader ricorda che ricopri un ruolo chiave per aiutare i tuoi colleghi

Una prima attenzione strategica è quella di moderare le videocall: in quelle occasioni gli estroversi e i loquaci tendono a dominare e a “rubare” spazio ai più introversi. È utile quindi creare uno spazio in cui tutti vengano ascoltati, stabilendo delle regole, assegnando ruoli e turni di presentazione e gestendo con cura i momenti di brainstorming, che essendo per definizione momenti senza regole sono la principale causa di ansia sociale tra gli introversi. Una buona idea per me è quella di creare spazi virtuali condivisi in cui tutti possano illustrare le proprie idee prima di una sessione di brainstorming.

Un’altra accortezza è quella di alternare chiamate audio a chiamate video. Le video call sono ottime per non perdere del tutto la comunicazione non verbale, ma come abbiamo accennato può creare stress avere una videocamera addosso tutto il giorno. Inoltre diversi studi dimostrano che ci sentiamo più liberi di comunicare le nostre emozioni reali tramite le chiamate audio.

Personalmente apprezzo tantissimo fare chiamate audio “tradizionali” all’aperto mentre passeggio all’esterno, meteo permettendo, usando cuffie professionali a eliminazione totale del rumore. Mi sembra di trasmettere più energia positiva ai miei interlocutori rispetto a quando sono chiuso in una stanza con luce e videocamera puntati in faccia.

Per gli scambi a due più complessi, magari conflittuali, può essere consigliabile la comunicazione asincrona: registrando il nostro punto di vista in una nota audio per esempio, certamente risulteremo più pacati e riflessivi rispetto ad un attacco frontale in diretta (penso soprattutto a chi tende ad essere aggressivo o a non ascoltare).

Concludendo, dato che il lavoro da remoto non morirà una volta usciti dalla pandemia ma è ormai parte della vita quotidiana, soprattutto dei giovani, non dobbiamo fare l’errore di trasporre le vecchie abitudini alle nuove situazioni. Sarebbe come quando si cerca di applicare al digitale un insieme di normative pensate per un mondo offline.

Abbiamo l’occasione per costruire un mondo del lavoro migliore.