Caldo siberiano
Se in Siberia fa freddo, come è proverbialmente noto, a Jakutsk si gela. Non si tratta di un’iperbole ma di un’inappuntabile constatazione climatica: la temperatura media annuale della capitale della Jacuzia, estremo nord-est siberiano, si aggira intorno ai -8° C. In inverno, nemmeno a dirlo, si scende agevolmente sotto i -20° C.
Trattasi della grande città più fredda del mondo – talmente fredda che buona parte delle costruzioni poggia su di uno strato di permafrost continuo. Non è quindi frutto di casualità geografica che una delle principali attrazioni culturali sia il Museo dei mammut, che ospita fossili dei giganteschi mammiferi rinvenuti nel permafrost di aree limitrofe.
Da alcuni giorni, tuttavia, in Jacuzia e a Jakutsk non si respira più. La colpa non è del buran raggelante i polmoni, ma di un’enorme nube tossica dalle proporzioni apocalittiche, frutto di un fenomeno possibilmente ancora più drammatico: la riduzione in cenere di circa 2 milioni di ettari di terreno siberiano e lo scioglimento del permafrost. Non è la prima estate (né, ahinoi, verosimilmente l’ultima) che il fuoco fagocita grosse fette dell’Oriente russo. Le cause rimangono pressoché le medesime: un’afa estiva fino a pochi anni fa inusitata, combinata a siccità e forti venti: un cocktail perfetto per provocare e propagare fiamme nella taiga. Il fenomeno lascia impreparati e attoniti tutti: sia le popolazioni locali – che si ritrovano a dover mandar via le fasce sociali più a rischio (bambini, soprattutto) – sia le autorità pubbliche – il cui intervento non può che limitarsi a prevenire i danni più gravi ai principali centri abitati[1]. Contrastare un fenomeno così violento, esteso e con condizioni propizie all’autoriproduzione è una missione impossibile anche per le migliaia di vigili del fuoco e militari dispiegati in fretta e furia da Mosca nella regione[2].
Il convitato di pietra ormai lo hanno identificato un po’ tutti: il cambiamento climatico. E la Siberia è il principale terminale di contraddizioni e timori legati alla risposta al riscaldamento globale. Da una parte, le bocche di fuoco che dilaniano la Siberia rappresentano il più evidente (e scenografico) campanello d’allarme per un’azione incisiva, rapida e concertata. Un campanello che evidentemente avrà suonato anche al Cremlino, convertitosi sulla via di Damasco: se nel 2017 Vladimir Putin contestava l’origine antropica del riscaldamento globale, nel biennio 2019-20 non solo ha formalizzato la piena partecipazione russa agli Accordi di Parigi sul clima[3], ma financo compiuto l’inversione a U di riconoscere la mano dell’uomo dietro il fenomeno. Si capisce, poi, come ciò che accade in Siberia non possa essere semplicemente derubricato alla paginetta degli esteri – se non altro perché trattasi della regione di gran lunga più estesa al mondo (la sola Jacuzia è grande quanto l’India), fondamentale per qualsivoglia equilibrio climatico. D’altra parte, più della metà delle riserve russe di gas naturale si trova proprio in Siberia – il 45% nei soli tre giacimenti di Jamburg, Urengoj e Medvež'e. La stessa economia di Jakutsk, come gran parte dei grandi centri siberiani, è principalmente legata all’estrazione e alla distribuzione di energia. Sinora il gas naturale, più eco-compatibile del carbone, non è stato colpito dalla falce dei Governi nel loro slancio ambientalista. Anzi, questa si è promossa come fonte privilegiata durante la transizione all’energia verde. Ciononostante, nella lotta contro il tempo della svolta green, anche l’“oro russo” rischia: essere relativamente eco-friendly non significa infatti esserlo in termini assoluti[4].
Nel mentre, i 320.000 abitanti di Jakutsk non possono far altro che rimanere chiusi in casa e pregare che le gelide piogge autunnali, quest’anno, arrivino prima.
[1] Andrew Roth, “‘Everything Is on Fire’: Siberia Hit by Unprecedented Burning,” Guardian, 20 luglio 2021, https://www.theguardian.com/world/2021/jul/20/everything-is-on-fire-siberia-hit-by-unprecedented-burning.
[2] Sabrina Del Fico, “Dopo la Germania, l’Apocalisse Climatica Colpisce la Siberia con Incendi Mai Visti Prima (e Anche la Cina),” greenMe, 21 luglio 2021, https://www.greenme.it/informarsi/ambiente/siberia-incendi-cina-alluvione/.
[3] “Russia Gives Definitive Approval to Paris Climate Accord,” Reuters, 23 settembre 2019, https://www.reuters.com/article/us-climate-change-russia-idUSKBN1W8162.
[4] Michael E. Webber, “Can Natural Gas Be Part of a Low-Carbon Future?” Scientific American, aprile 2021, https://www.scientificamerican.com/article/can-natural-gas-be-part-of-a-low-carbon-future/.