Carta generale dell’Italia incisa da Cassini, dono di Lady Layard
La carta d’Italia, 1793 al Congresso Geografico italiano del 1907
Ogni tre o quattro anni, a partire dal 1892, si svolge ancora oggi il Congresso Geografico Italiano. L’ultimo, nel 2017, si è svolto a Roma. La sesta edizione si svolse invece a Venezia, dal 26 al 31 maggio 1907.
Durante i lavori vennero allestite mostre a carattere geografico in vari istituti scientifici della città, che esposero quanto di più pregevole conservassero. Non essendo infatti possibile riunire il materiale in un unico luogo le sedi espositive furono individuate presso i locali della Biblioteca Marciana, dell’Archivio di Stato di Venezia, del Museo Civico e della Fondazione Querini Stampalia.
In quella occasione, dopo lavori di restauro e ristrutturazione, fu aperto l’ingresso principale alle Sale degli Archivi sul Rio Terà San Tomà, reso più spazioso e ornato di busti e lapidi commemorative. Un’entrata che oggi non è utilizzata, ma per la quale sono appena partiti i lavori di ripristino dopo i danni dell’acqua alta del 2019.
La disponibilità maggiore di spazi e il desiderio di approfondire ciò che già era stato presentato in occasione del Congresso geografico internazionale del 1881 permise di proporre una ricchissima esposizione, tanto che il numero di pezzi superò i 400.
La mostra era articolata in 6 sezioni:
- Provvedimenti pubblici su oggetti di navigazione
- Provvedimenti e rapporti con possessi veneti e con Stati Orientali
- Relazioni di viaggi e missioni, e descrizioni di paesi
- Documenti relativi a viaggiatori e geografi veneziani
- Piante e disegni dei luoghi dello Stato Veneto e di Levante
- Cimeli depositati in Archivio per questa mostra da Enti e privati
Nella sezione dedicata alle piante e ai disegni, accanto a documenti dell’Archivio quali portolani, atlanti, mappamondi e rappresentazioni della Laguna, delle coste adriatiche e delle isole greche, fu esposta al numero 399. 1793 – Carta generale dell’Italia divisa nei suoi stati e provincie, delineata sulle ultime osservazioni ed incisa da P.D. Gio.M. Cassini C.R.S. – Roma presso la Calcografia Camerale (su seta) – Dono di S.E. Lady Layard all’Archivio di Stato.
Giovanni Maria Cassini (1745-1824), fu cartografo e incisore, chierico regolare somasco, attivo soprattutto a Roma.
Questa famosa carta, composta nell’esemplare cartaceo di 15 fogli, è qui presente come un pezzo unico perché fu riprodotta su seta in 15 fazzoletti che furono fra loro cuciti, delle dimensioni finali di 2020x1940mm.
La rappresentazione dell’Italia, secondo la tecnologia di allora, venne incisa su rame in calcografia.
Stampata a cinque colori, rappresenta l’Italia a livello amministrativo, con le principali città e vie di comunicazione. Il cartiglio descrittivo è retto da una parte dall’Italia turrita, con ai piedi la lupa e Romolo e Remo, e dall’altra dall’allegoria della Geografia. Sono presenti inoltre sulla sinistra le indicazioni di scala con diversi metri di misura, come d’uso dei diversi Stati rappresentati e sulla destra una tavola della longitudine e latitudine dei luoghi della carta (con il primo meridiano fissato all’isola del Ferro) e una piccola legenda sui simboli utilizzati.
L’Italia del 1793 mostra una situazione in bilico. Il territorio italiano stava per cambiare profondamente fisionomia: con l’arrivo di Napoleone tutti i confini avrebbero subito profonde modificazioni. La carta d’Italia è perciò la fotografia statica di un mondo che sta per finire.
La Calcografia Camerale, istituita nel 1738 da Clemente XII incorporando la collezione di incisioni e stampe dei De Rossi, era la calcografia pontificia, che in seguito diventò Regia calcografia di Roma e ancora adesso opera come Istituto Centrale per la Grafica, conservando il più esteso patrimonio mondiale di matrici su rame.
Lady Enid Layard e il dono
Lady Enid Guest Layard giunge a Venezia per stabilirvisi con il marito Austen Henry Layard, diplomatico inglese e archeologo, nel 1880. Entrambi risiederanno in città fino alla morte. I coniugi Layard si erano sposati nel 1867 e non ebbero figli. Malgrado la differenza d’età di 26 anni, la loro unione si rivelò felice, tanto che non si separarono mai neanche per un giorno e Lady Layard, anche dopo molti anni, pativa il giorno dell’anniversario della morte del marito. Intorno a questa coppia, nel loro palazzo sul Canal Grande, trovò ospitalità una comunità cosmopolita e intellettuale.
Possiamo avere un posto in prima fila sulle sue attività nella Venezia dell’epoca leggendone il diario, che tenne dal 1862 alla sua morte, avvenuta nel 1912. Conservato fra i manoscritti della British Library ma digitalizzato e disponibile in rete grazie ad un progetto della Armstrong Browning Library di Waco, Texas, ci parla degli incontri e degli avvenimenti che coinvolgevano oltre ai Layard la comunità anglofona e la nobiltà veneziana, ma anche studiosi d’arte, pittori, scrittori, direttori di musei. Fra questi un posto importante spetta a Carlo Malagola, direttore dell’Archivio di Stato dal 1898 al 1910, che Lady Layard conobbe nel 1902 e a cui la legherà una vera amicizia, tanto che a lui e famiglia sono dedicati diversi appunti del diario. Dopo l’ultimo ricordo, affranto, del giorno del suo suicidio, la frequentazione con la moglie di Malagola continuò negli anni seguenti.
Fu sicuramente il direttore Malagola a coinvolgere Lady Layard nell’allestimento della mostra nel suo Istituto. Interessanti a proposito del Congresso geografico italiano tre citazioni: la prima, del 26 maggio 1907, dice “Malagola came to talk over all the arrangements for the geographical congress wh begins tomorrow & for wh I am giving a party on Thursday next”. La seconda, del giorno dopo, dà conto dell’inaugurazione tenutasi alla Biblioteca Marciana e la successiva visita a Palazzo Ducale. Ma soprattutto la terza, del 30 maggio, descrive la preparazione della serata offerta dalla nobildonna a Palazzo Cappello e come essa si svolse.
Malagola inviò a Palazzo Cappello i suoi migliori archivisti, il cavalier Della Santa e il professor Giomo, perché aiutassero la signora ad intrattenere gli ospiti, visto che lui era febbricitante. La casa era tutta illuminata, i quadri furono molto apprezzati e la serata si svolse piacevolmente, con grande partecipazione sia di studiosi italiani (Layard nota: le signore presenti sono soprattutto insegnanti e professoresse) sia della locale comunità straniera. Si percepisce il compiacimento di Lady Layard per la riuscita, ma anche l’amore che la lega al marito scomparso da 13 anni, quando fra le altre cose scrive “I thought how pleased Henry would be if he could see it”.
Dopo la sua esposizione in occasione della mostra geografica Lady Layard decise di fare dono della carta geografica all’Archivio di Stato di Venezia.
Il mecenatismo dei signori Layard verso la città che li aveva accolti e la sua comunità non solo si estrinsecò nell’edificazione della Chiesa Anglicana di Venezia e nell’Ospedale Internazionale a Giudecca, ma in moltissimi doni che furono destinati a diverse istituzioni allora presenti sul territorio: frammenti di bassorilievi del palazzo di Ninive e un bassorilievo ellenistico al Correr, cui seguirono un evangelario armeno e alcuni pettini spagnoli, esemplari di libri e persino alcuni mattoni assiri con bassorilievi in scrittura cuneiforme al piccolo museo paleografico dell’Archivio di Stato.
Non era la prima volta perciò che i coniugi Layard donavano all’Archivio: nelle carte dell’archivio dell’Istituto, il cosiddetto “Archivietto”, il nome Layard ricorre varie volte. In particolare nel 1907 in occasione della mostra geografica viene menzionato al n. 476 del titolo XVI per il deposito di un esemplare del Theatrum Orbis Terrarum di Abramo Ortelio. Ma è con il fascicolo ai nn. 482 e 521 del titolo XV.1 che il Direttore dell’Archivio Malagola ringrazia la nobildonna inglese per il dono di una carta d’Italia in seta, e ne dà notizia al Ministero dell’Interno da cui l’Archivio di Stato allora dipendeva, il quale a stretto giro accetta e prega di porgere i dovuti ringraziamenti.
Una volta esposta alla Mostra del 1907 la Mappa fu a lungo conservata nella Sala Regina Margherita nella serie LXXXVII delle curiosità. Nell’ottobre del 1983, in occasione di un symposium internazionale sulla figura di Austen Henry Layard, il pezzo fu richiesto dall’Università di Venezia e presentato nella mostra organizzata al Museo Archeologico di Venezia, da cui rientrò con la cornice che oggi vediamo per essere poi esposto negli uffici della Direzione.
Le donazioni a quell’epoca erano semplicemente comunicate al Ministero a Roma, visto che solo dal 1911 il regolamento per gli Archivi di Stato, approvato con R.D. 1163 del 2/10/1911, prevedeva all’articolo 71 che le direzioni potessero accettare doni di carte previa autorizzazione del Ministero dell'interno.
Le donazioni da privati attualmente sono regolate dalla circolare n. 16 del 30/03/2017 della Direzione Generale Archivi, secondo la quale la volontà di un privato di effettuare una donazione di materiale documentario allo Stato deve essere manifestata con lettera indirizzata al Direttore dell’Archivio di Stato dalla quale risultino, oltre che le generalità del donante, la dichiarazione della piena disponibilità del bene ed il valore venale attribuito al medesimo.
La donazione deve effettuarsi mediante atto pubblico, con un contratto fra il donante e il Direttore dell’Archivio di Stato beneficiario; se è di modico valore essa è regolata invece da una semplice scrittura privata, che può sostanziarsi nell’accettazione formale della proposta di donazione. In entrambi i casi è indispensabile un elenco dei documenti che si intendono donare.
Per vedere il video YouTube dell’Archivio di Stato di Venezia: