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La vita spericolata di John Law, genio della finanza nell’età dei lumi

John Law
John Law

Tra le novità editoriali più sfiziose di questo autunno 2020 merita una segnalazione la biografia del geniale protagonista della finanza nell’epoca dei lumi, le cui peripezie eguagliarono quelle dei grandi personaggi letterari a lui contemporanei: John Law. Vita funambolesca e temeraria di un genio della finanza di Silvia Maria Busetti.

Alla corte del Re Sole dominavano lo sfarzo e lo sperpero, ma dopo la sua morte il Paese si trovò sull’orlo della bancarotta. Lo spregiudicato Reggente di Francia, il Duca d’Orléans, doveva a tutti i costi escogitare un modo per risanarne le finanze ed evitare il tracollo.

L’incontro con un affascinante avventuriero scozzese fuggito dall’Inghilterra a seguito di una condanna a morte gli offrì la soluzione: Law, già noto in tutta Europa come giocatore d’azzardo, esperto di calcolo delle probabilità e appassionato studioso di economia, che come scrive Giuseppe Scaraffia nella Prefazione “vedeva quella nazione in pericolo come un immane tavolo da gioco su cui misurarsi”, gli propose la folle idea di saldare i pesanti debiti dello Stato introducendo la cartamoneta.

Queste pagine raccontano la sorprendente storia dell’ascesa e della caduta di un uomo disinvolto e temerario, un vero innovatore della finanza (ammirato persino da Schumpeter) che seppe modernizzare e sconvolgere l’economia europea, sul quale però, a causa del fallimento del suo Sistema, troppo innovativo e spericolato per quei tempi, è discesa una damnatio memoriae lunga oltre due secoli.

John Law, che era nato a Edimburgo nel 1671, morì a Venezia nel 1729 usufruendo di una modesta pensione elargita dal Duca d’Orléans e, sembrerà strano, non si arricchì mai, pur avendo accumulato un ingente patrimonio di opere d’arte. Ciò che davvero gli era sempre interessato non era il denaro, ma promuovere e imporre le sue idee.

Iniziamo a conoscere da vicino questa figura ingegnosa e rivoluzionaria, attraverso un brano del libro che racconta le vicende successive alla sua giovinezza turbolenta vissuta a Londra:

Sappiamo però che girovagò per l’Europa, continuando a esercitare una delle sue più grandi passioni, il gioco d’azzardo. E dal momento che era dotato di un vero talento, probabilmente questa attività rappresentava la sua unica fonte di reddito. Frequentò le corti e i circoli più in vista ad Amsterdam, Venezia, Firenze, Genova, Torino, Parigi. Queste città erano poli di attrazione interessanti sia sotto il profilo culturale, sia per la ricchezza che circolava negli ambienti dell’alta società.

Quegli anni di fuga furono in ogni caso decisivi perché gli diedero il tempo e la possibilità di approfondire lo studio dell’economia e di elaborare i dettagli di quello che, successivamente, divenne noto come Sistema di Law: una teoria economica che stravolse la vita dello scozzese, ma soprattutto quella di un intero Paese.

Ma per capire il Sistema di John Law, bisogna conoscere alcuni dettagli sulla situazione economica europea di quegli anni. Nell’Inghilterra del XVII secolo, il denaro in circolazione era limitato a causa della scarsità dei metalli preziosi, e si era ampiamente diffusa la pratica criminale nota come “tosatura”, nonostante fossero previste pene severe – si arrivava addirittura alla condanna a morte – per chi si macchiava di questo reato. La tosatura consisteva nella limatura dei bordi e del centro delle monete d’oro e d’argento, e con la polvere ricavata i malfattori fabbricavano monete false oppure rivendevano il metallo prezioso. A causa della tosatura, le monete circolanti variavano moltissimo tra loro, sia nel peso che nelle dimensioni, e quindi avevano spesso un valore nominale molto superiore a quello del reale contenuto in metallo. Le guerre si succedevano e richiedevano massicci investimenti, e la popolazione, in aumento, necessitava di sempre maggiori quantità di denaro, per non parlare degli sprechi e degli sfarzi che continuavano a imperversare nelle corti d’Europa. La situazione era tanto grave che nel 1640 Carlo I, per pagare i propri debiti, arrivò a confiscare i metalli preziosi di proprietà privata per un valore di 130.000 sterline. Il problema della scarsità di moneta circolante infatti era grave non solo per i cittadini, ma anche per lo Stato; basti solo pensare che nel 1694, nel tentativo di risolvere la questione, il direttore della Zecca inglese Thomas Neale aveva istituito una lotteria allo scopo di concedere alla Corona un prestito della durata di sedici anni.

John Law aveva capito bene quanto grave e preoccupante fosse la situazione. Nei suoi studi aveva quindi messo a punto un sistema, secondo lui infallibile, per risolverla: ritenendo che il denaro fosse una funzione più che un valore, aveva ipotizzato di sostituire l’oro e l’argento con un materiale molto meno prezioso, la carta. Il valore dei biglietti di carta sarebbe stato garantito da quello della terra, tramite l’istituzione di una banca fondiaria. La banca avrebbe certificato il valore del terreno e rilasciato al proprietario un documento a garanzia, che gli consentiva di acquistare beni e servizi mentre la terra diventava temporaneamente di proprietà della banca che poteva sfruttarne le risorse.

La moneta fiduciaria inoltre sarebbe stata molto più stabile di quella in metallo perché regolata da un potere centrale. Sottraendo il valore di scambio al metallo prezioso, soggetto a tosatura, e attribuendolo alla fiducia garantita dalla banca su un materiale povero come la carta, acquirente e venditore sarebbero stati finalmente d’accordo sul valore di scambio e sul mezzo da utilizzare per lo stesso.

John Law aveva anche compreso che la quantità d’oro importata dalle Americhe, aumentando quella disponibile in Europa, ne avrebbe comportato un deprezzamento. La volatilità del valore del metallo rendeva instabile anche il cambio con l’argento, perché quest’ultimo non variava nella stessa proporzione. Secondo Law, anche i regnanti avevano contribuito ad aggravare il problema, poiché avevano aumentato e diminuito spesso il valore nominale della moneta rendendola ancora più instabile e causa di gravi impennate inflazionistiche. Se la floridezza del commercio di un Paese era legata alla quantità di denaro in circolazione e se questa a sua volta era limitata dalla quantità di metallo prezioso esistente, e se il suo valore era per di più incerto, al contrario i biglietti di banca non intaccavano le ricchezze nazionali ed erano indipendenti dalle fluttuazioni di valore cui erano soggetti i metalli preziosi. Ciò permetteva una più rapida e capillare circolazione.

Law sosteneva che il valore della moneta non era intrinseco, ma dipendeva dalla sua domanda e dalla sua offerta, e i biglietti di banca sarebbero stati garantiti dalla terra, l’unico bene di valore e quantità certi e stabili.

Una banca di Stato avrebbe potuto concedere credito illimitato all’agricoltura, al commercio e all’industria. Nel suo Sistema, Law aveva anche pensato di impiegare le somme derivanti dallo sfruttamento delle terre nella promozione del commercio, della pesca, della manifattura e per la costruzione di infrastrutture. Con la relativa convalida su ogni banconota, la banca ne avrebbe fissato il valore e avrebbe dato in prestito banconote in cambio della terra. Con una banconota si deteneva il guadagno che si sarebbe realizzato in futuro con le merci prodotte proprio grazie a essa, e la copertura di questo pezzo di carta non sarebbe stata più rappresentata dal metallo, ma dal prodotto di domani. Erano idee estremamente innovative, basti pensare che sono adottate in qualche modo ancora oggi nella forma degli istituti di credito immobiliare.

Si trattava di una rivoluzione finanziaria.

Ma, certo, non fu John Law a inventare la cartamoneta. Già nel VII secolo i cinesi ne facevano uso e verso la metà del XVII secolo vi erano stati tentativi anche in Svezia. Nel 1690 inoltre, nella baia del Massachusetts, erano state emesse delle banconote per poter pagare i soldati che combattevano nelle colonie. L’idea della banca invece era forse venuta a Law dalle banche nazionali che in quegli anni erano state fondate con successo ad Amsterdam e a Venezia.

 

Silvia Maria Busetti, John Law. Vita funambolesca e temeraria di un genio della finanza, collana Altrove, Prefazione di Giuseppe Scaraffia, pagg. XVI-190, euro 16.00, ISBN 978-88-98094-69-1.