Cassazione Penale: presupposto per la perquisizione domiciliare

La Cassazione si è pronunciata sul potere di perquisizione da parte della polizia giudiziaria. Nel caso di specie un ufficiale giudiziario aveva chiesto l’intervento dei Carabinieri a seguito del rifiuto del destinatario di una citazione per convalida di sfratto di aprirgli il portone d’ingresso. I Carabinieri intervenuti avevano poi sfondato la porta di casa per la ricerca di armi.

La Cassazione ha giudicato arbitraria la perquisizione domiciliare, ricordando che "l’art. 41 del R.D. n. 773/1931, richiamato dall’art. 225 delle norme di coordinamento cod. proc. pen., attribuisce agli ufficiali e agli agenti di polizia giudiziaria il potere di perquisizione "in qualsiasi locale pubblico o privato o in qualsiasi abitazione" soltanto allorché "abbiano notizia, anche se per indizio, dell’esistenza ...di armi, munizioni o materie esplodenti, non denunziate o non consegnate o comunque abusivamente detenute"" ... "tale norma, al di là delle intenzioni del legislatore che l’introdusse nell’ordinamento giuridico, non ha mai conferito alla polizia giudiziaria un potere senza limiti e, tanto meno, un potere ad libitum dell’agente che procede, bensì il dovere di immediata attivazione in presenza di un determinato presupposto: la notizia, anche se per indizio, dell’esistenza di armi".

Secondo la Cassazione "Tale avvertenza va sottolineata, a maggior ragione nello Stato costituzionale di diritto, introdotto dalla Costituzione repubblicana, in cui l’inviolabilità del domicilio privato è presidiata da garanzia costituzionale come diritto fondamentale della persona, con espresso divieto di eseguire perquisizione domiciliare "se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale" (art. 14, co. 2, Cost.).

Pur considerando che la tutela accordata alla libertà di domicilio non è assoluta, ma trova dei limiti stabiliti dalla legge ai fini della tutela di preminenti interessi costituzionalmente protetti, come emerge dalle stesse disposizioni dell’art. 14 Cost. e tenendo in conto l’innegabile esigenza di porre gli organi di polizia giudiziaria in grado di provvedere con prontezza ed efficacia in ordine a situazioni (quali la detenzione clandestina o comunque abusiva di armi, munizioni o materie esplodenti) idonee, per loro stessa natura, a esporre a grave pericolo la sicurezza e l’ordine sociale, va evidenziato che la previsione costituzionale, nell’introdurre la riserva di legge per derogare alla regola dell’inviolabilità del domicilio, in stretto collegamento con la libertà personale, impone all’interprete un’interpretazione rigorosa dell’art. 41 R.D. cit., da cui sia bandita qualsiasi libera iniziativa e valutazione discrezionale degli organi di polizia giudiziaria e negata la possibilità che la perquisizione possa essere effettuata sulla base di un mero sospetto (che può trarre origine anche da un semplice personale convincimento), essendo sempre necessaria l’esistenza di un dato oggettivo che costituisca "notizia, anche per indizio", il quale, per sua natura, deve ricollegarsi ad un fatto obbiettivamente certo o a fatti certi e concordanti tra loro (v. Corte cost., in particolare le sentenze nn. 173/1974 e 261/83 e l’ordinanza n. 332/2001)".

Pertanto, ha concluso la Cassazione: "Al di fuori di tale presupposto, la perquisizione domiciliare è non soltanto illegittima, ma anche oggettivamente arbitraria, sconfinando nell’indebita incisione della libertà domiciliare, tutelata per Costituzione nei confronti di chiunque, anche e innanzitutto nei confronti del potere pubblico".

La sentenza è integralmente consultabile sul sito della Cassazione.

(Corte di Cassazione - Sezione Sesta Penale, Sentenza 18 dicembre 2009, n.48552: Perquisizioni della Polizia giudiziaria - Art. 41 Regio Decreto 773/1931).

La Cassazione si è pronunciata sul potere di perquisizione da parte della polizia giudiziaria. Nel caso di specie un ufficiale giudiziario aveva chiesto l’intervento dei Carabinieri a seguito del rifiuto del destinatario di una citazione per convalida di sfratto di aprirgli il portone d’ingresso. I Carabinieri intervenuti avevano poi sfondato la porta di casa per la ricerca di armi.

La Cassazione ha giudicato arbitraria la perquisizione domiciliare, ricordando che "l’art. 41 del R.D. n. 773/1931, richiamato dall’art. 225 delle norme di coordinamento cod. proc. pen., attribuisce agli ufficiali e agli agenti di polizia giudiziaria il potere di perquisizione "in qualsiasi locale pubblico o privato o in qualsiasi abitazione" soltanto allorché "abbiano notizia, anche se per indizio, dell’esistenza ...di armi, munizioni o materie esplodenti, non denunziate o non consegnate o comunque abusivamente detenute"" ... "tale norma, al di là delle intenzioni del legislatore che l’introdusse nell’ordinamento giuridico, non ha mai conferito alla polizia giudiziaria un potere senza limiti e, tanto meno, un potere ad libitum dell’agente che procede, bensì il dovere di immediata attivazione in presenza di un determinato presupposto: la notizia, anche se per indizio, dell’esistenza di armi".

Secondo la Cassazione "Tale avvertenza va sottolineata, a maggior ragione nello Stato costituzionale di diritto, introdotto dalla Costituzione repubblicana, in cui l’inviolabilità del domicilio privato è presidiata da garanzia costituzionale come diritto fondamentale della persona, con espresso divieto di eseguire perquisizione domiciliare "se non nei casi e modi stabiliti dalla legge secondo le garanzie prescritte per la tutela della libertà personale" (art. 14, co. 2, Cost.).

Pur considerando che la tutela accordata alla libertà di domicilio non è assoluta, ma trova dei limiti stabiliti dalla legge ai fini della tutela di preminenti interessi costituzionalmente protetti, come emerge dalle stesse disposizioni dell’art. 14 Cost. e tenendo in conto l’innegabile esigenza di porre gli organi di polizia giudiziaria in grado di provvedere con prontezza ed efficacia in ordine a situazioni (quali la detenzione clandestina o comunque abusiva di armi, munizioni o materie esplodenti) idonee, per loro stessa natura, a esporre a grave pericolo la sicurezza e l’ordine sociale, va evidenziato che la previsione costituzionale, nell’introdurre la riserva di legge per derogare alla regola dell’inviolabilità del domicilio, in stretto collegamento con la libertà personale, impone all’interprete un’interpretazione rigorosa dell’art. 41 R.D. cit., da cui sia bandita qualsiasi libera iniziativa e valutazione discrezionale degli organi di polizia giudiziaria e negata la possibilità che la perquisizione possa essere effettuata sulla base di un mero sospetto (che può trarre origine anche da un semplice personale convincimento), essendo sempre necessaria l’esistenza di un dato oggettivo che costituisca "notizia, anche per indizio", il quale, per sua natura, deve ricollegarsi ad un fatto obbiettivamente certo o a fatti certi e concordanti tra loro (v. Corte cost., in particolare le sentenze nn. 173/1974 e 261/83 e l’ordinanza n. 332/2001)".

Pertanto, ha concluso la Cassazione: "Al di fuori di tale presupposto, la perquisizione domiciliare è non soltanto illegittima, ma anche oggettivamente arbitraria, sconfinando nell’indebita incisione della libertà domiciliare, tutelata per Costituzione nei confronti di chiunque, anche e innanzitutto nei confronti del potere pubblico".

La sentenza è integralmente consultabile sul sito della Cassazione.

(Corte di Cassazione - Sezione Sesta Penale, Sentenza 18 dicembre 2009, n.48552: Perquisizioni della Polizia giudiziaria - Art. 41 Regio Decreto 773/1931).