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Colei che insegna a vivere e morire

Assunzione
Assunzione

Maschere senza volto

La nostra epoca ha un’insolita capacità, cioè quella di moltiplicare i significanti dimenticando al contempo i significati. Ci ricopriamo, spesso letteralmente, di segni esteriori nella convinzione che possano dire qualcosa, a noi e al mondo, di quel mistero che è il nostro personale istante. Tuttavia, dall’alto della nostra presunta maturità culturale, non comprendiamo che una bella prosa, tanto in un testo quanto nella vita, non può mai regnare ma solo servire ad un ricco contenuto.

La festa dell’Assunta, che ogni anno illumina la pigra calura delle nostre estati, assume un’interessante natura paradigmatica.

Possiamo facilmente osservare che, al pari del Natale e della Pasqua, è capace di coinvolgere milioni di persone le quali, investendo denaro e tempo, sembrano celebrarla immergendosi in quella gioia di cui è portatrice. A chi limitasse ingenuamente lo sguardo alla superficie, potrebbe apparire che il popolo cristiano si sollevi esultante per celebrare non solo la propria Madre Celeste, ma l’indicibile gioia di cui la sua vicenda terrena si fa stupenda garanzia.

Basterebbe tuttavia aguzzare leggermente lo sguardo per rendersi conto che la maggior parte delle festanti vestigia innalzate dal detto popolo non sono altro che idoli vuoti, tanto splendidi nell’aspetto quanto privi di respiro e vita.

Si potrebbe dire, usando un’immagine poetica, che se una volta alzavamo pieni di stupore lo sguardo al Cielo, desiderosi di ammirare le grandi cose che l’Onnipotente ha fatto nella Santa Vergine e di esultare per esse, ora vaghiamo privi di memoria e di senno, incapaci di trovare l’oggetto della festa e guidati solo dalla necessità di festeggiare.

 

Morti viventi

Il cardinale Giacomo Biffi, nell’omelia che pronunciò il 15 agosto del 1993 in occasione della Festa dell’Assunzione, disse che: “Alla luce della verità dell’Assunzione, è facile riconoscere che oggi da parte di molti non si sa più né vivere né morire” (Giacomo Biffi, La donna ideale. Riflessioni sulla Madre di Dio, ESD, Bologna 2007, pp. 149-153). Volendo cavalcare l’efficacia espressiva di queste parole, possiamo dire che l’Assunzione rivela, alla sua luce, il fatto che molti di noi non sono altro che morti viventi, ossia creature che si trascinano spinte da istinti tanto irresistibili quanto alieni alle loro necessità e finalità.

Ciò che voglio dire è che la conclusione della vicenda terrena della Vergine Maria, che pure tanto avrebbe da dire anche se colta nel suo svolgimento, trova la sua piena esplicazione proprio nell’Assunzione; questo evento prodigioso non è infatti l’ammirabile ma irripetibile epilogo di un privilegio personale, bensì il paradigma più perfetto di una promessa divina che, proprio come la sequela che la precede, ci coinvolge tutti.

Difatti, proprio come l’intera vita della Madonna può essere compresa ed imitata alla luce della soddisfazione di quella fede che ne costituì la linfa vitale, così è possibile leggere le nostre esistenze valutando quanto quella medesima fede le compenetri. Se infatti l’esistenza terrena di Maria risplendette sempre della fiducia in quella vita divina nella quale alla fine venne glorificata, il tempo che ci viene concesso deve trarre la sua luce dal confidare in un medesimo epilogo.

Il morto vivente, colui che gioisce senza sapere il perché, è qualcuno che ha deciso, più o meno consapevolmente, di distogliere lo sguardo da quella mirabile conclusione che Gesù Cristo ci ha promesso e che la Vergine ci ha confermato, ossia la Vita Eterna nella beatitudine. Ecco che quindi il cristiano, oggi e sempre, è chiamato a verificare in questa importante festa mariana la profondità della compenetrazione fra la sua meta ed il suo viaggio.

 

Chi arriva non è altro da chi cammina

Mai infatti dobbiamo dimenticare che la meta non è altro che una parte del cammino; questo vuol dire che proprio come ogni passo influenza la natura del viaggio in proporzione alla sua importanza, così il momento finale, quello sicuramente più centrale, determina in modo sostanziale il percorso che lo precede.

Ecco che quindi il cristiano, per essere non un morto vivente ma qualcuno che vive sia la vita sia la morte, deve meditare nel suo cuore il mistero dell’Assunzione. Questo infatti gli permetterà non solo di conoscere la meta del suo procedere dietro Cristo Signore, ma anche di far proprio quell’evento trasformandolo in promessa.

Noi uomini siamo creature fragili, tanto che ci appare reale solo ciò che in qualche modo sfiora concretamente le nostre esistenze.

L’Assunzione della Vergine Maria possiede la capacità, se ben vissuta e meditata, di dare sostanza ad una promessa tanto grande quanto facile da smarrire. La Madonna infatti, con la splendida umiltà ed il meraviglioso silenzio della sua esistenza, strappa la vita che Cristo vuole condividere con noi da quell’altezza che scoraggia i nostri cuori e la pone alla nostra portata, di modo che divenga paradigma del nostro intero cammino.

Letture consigliate

Giacomo Biffi, La donna ideale. Riflessioni sulla Madre di Dio, ESD, Bologna 2007.