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Contraddittorio e obbligatorietà dell’azione penale

Ordinanza della Corte Costituzionale Federale, RFT

Contraddittorio
Contraddittorio

Abstract

Uno dei presupposti fondamentali, affinché i cittadini possano avere fiducia nelle istituzioni e, in particolare, nella giustizia, è che lo Stato offra ai suoi abitanti quella protezione, di cui dispone esercitando il “Gewaltmonopol”, che gli è riconosciuto. Uno Stato che, in caso di violazione delle leggi, non è (più) in grado, oppure non è “willens”, di esercitare questo monopolio, difetta di una delle funzioni caratterizzanti l’ordinamento dello stesso. Scarsa sensibilità (o addirittura latitanza) dello Stato nell’assicurare il rispetto dei diritti, è indice di un ordinamento debole, per non dire, in via di decomposizione.

 

Indice:

1. Archiviazione e provvedimenti di rigetto

2. Ricorso alla Corte Costituzionale Federale e diritto “auf effektive Strafverfolgung”

3. Violazione del diritto al contraddittorio

 

1. Archiviazione e provvedimenti di rigetto

La figlia del ricorrente, ricoverata in clinica e alla quale era stato concesso “unbegleiteter Ausgang” (libera uscita senza sorveglianza), si era gettata dalle scale esterne della struttura ospedaliera ed era deceduta.

A seguito di denuncia (sporta dal padre della paziente), contro il dirigente della clinica e 2 altri medici, tra i quali figurava il dott. M., il PM aveva disposto l’archiviazione del procedimento contro i tre sanitari ai sensi del § 170, 2° comma, StPO (ritendendo, che le indagini espletate non avessero fornito elementi validi per procedere). In particolare, aveva ritenuto, il PM, che non sussistesse “hinreichender Tatverdacht” (sospetto sufficiente), che i medici si fossero resi responsabili di omicidio colposo. Non era ravvisabile, a carico degli stessi, un “Behandlungsfehler” (errato trattamento medico). Non si poteva ritenere, che tra la concessione della libera uscita e il suicidio, vi fosse nesso causale.

Contro il provvedimento del PM, veniva proposta “Beschwerde” (reclamo), la quale è stata però rigettata dalla Procura Generale.

Anche il procedimento contro il consulente nominato dal PM, avviato a seguito di denuncia da parte del padre della paziente, esso stesso medico, veniva archiviato. Secondo il denunciante, il predetto “Gutachter” aveva redatto una consulenza “di comodo” o “di favore”, che dir si voglia. Il ricorrente aveva altresí fatto istanza – ai sensi del § 152, 2° comma, StPO – intesa alla “Verfahrenswiederaufnahme” (prosecuzione delle indagini), rigettata dal PM. Ad avviso dello stesso, la consulenza doveva essere ritenuta logicamente e congruamente motivata. Proposta “Beschwerde” contro tale provvedimento, la stessa veniva rigettata dalla Procura Generale.

Il ricorrente proponeva, infine, richiesta “auf gerichtliche Entscheidung” (decisione giurisdizionale); richiesta rigettata dalla Corte d’Appello (OLG) con ordinanza di data 6.3.2017; lo stesso OLG aveva poi pure rigettato, con ordinanza di data 23.3.2017, un’“Anhörungsrüge” proposta dallo stesso ricorrente, con la quale questi aveva dedotto, di non essere sentito prima della decisione.

Hanno osservato i giudici dell’OLG, che la concessione dell’“Ausgang” aveva soltanto agevolato il proposito di suicidio della figlia dell’odierno ricorrente.

 

2. Ricorso alla Corte Costituzionale Federale e diritto “auf effektive Strafverfolgung”

Proposta “Verfassungsbeschwerde” dinanzi alla Corte Costituzionale Federale, con questo ricorso veniva dedotta la violazione del 1) “Recht auf effektive Strafverfolgung” (diritto, acché vengano perseguiti i reati), previsto dall’articolo 2, 2° comma, parte 1 ^, in relazione all’articolo 1, 1° comma, della Costituzione Federale (GG, Grundgesetz), del 2) ”Willkürverbot” (divieto di arbitrio) di cui all’articolo 3, 1° comma, GG nonchè 3) dell’”Anspruch auf Gewährung des rechtlichen Gehörs” (articolo 3, 1° comma, GG).

Secondo Il “Bundesverfassungsgericht” (Corte Costituzionale Federale), come risulta dal “Beschluss” (ordinanza) di data 23.3.2017, le indagini svolte dal PM, sono state insufficienti e lacunose; sarebbe stata necessaria almeno un’integrazione della consulenza tecnica. Le impugnate decisioni erano basate “eindeutig auf sachfremde Erwägungen” (considerazioni non attinenti al procedimento)

Ha ravvisto, la Corte Costituzionale Federale, l’avvenuta violazione dell’“Anspruch auf effektive Strafverfolgung” e anche quella dell’“Anspruch auf Gewährung des rechtlichen Gehörs”; non invece la dedotta violazione del “Willkürverbot”.

Con riferimento alla prima violazione, l’articolo 1, 1° comma, GG, obbliga lo Stato di tutelare la vita, l’integrità fisica e la libertà delle singole persone nonché a garantire questi beni giuridici essenziali (e attinenti alla sfera personale) anche nei confronti di terzi, qualora la persona non sia in grado di provvedere essa stessa (ved. BVerfGE – Corte Costituzionale Federale – 39, 1, 42 e 46, 160, 164). L’articolo 2, 2° comma, GG, contiene una “staatliche Schutzpflicht” (obbligo di tutela da parte dello Stato) in tal senso.

Il diritto del ricorrente (quale parente in linea retta della paziente deceduta) a far valere quest’obbligo, è basato sull’articolo 6, 1° comma, in relazione all’articolo 2, 2° c, GG. Il mancato perseguimento di delitti che violano i principi costituzionali contenuti nelle norme ora elencate, può mettere in dubbio il “Gewaltmonopol” dello Stato e dei suoi organi; può altresì causare un “Klima der Rechtsunsicherheit” (un clima di incertezza del diritto), se i responsabili non vengono “zur Verantwortung gezogen”, se lo Stato non interviene usando le prerogative offerte allo stesso dall’ordinamento processual-penale.

 L’obbligo de quo si riferisce all’attività di tutte le autorità, alle quali è affidata la “Strafverfolgung” (ved. BVerfGE – ordinanza di data 26.6.2014 – 2 BvR 2699/10 e di data 23.3. 2015 – 2 BvR 1304/12) e quindi anche alle procure della Repubblica (nonché alla PG secondo le direttive alla stessa impartite). A tal fine, gli organi ora menzionati, devono impiegare le risorse materiali e personali a loro disposizione per accertare compiutamente i fatti e assicurare gli elementi di prova.

Un’“effektive Strafverfolgung” presuppone anche una documentazione dettagliata e completa circa le indagini espletate e una congrua motivazione dei provvedimenti di archiviazione (ved. BVerfGE – ordinanza di data 19.5.2015 – BvR 987/11). Questi provvedimenti sono soggetti ai controlli di cui ai §§ 172 e segguenti StPO. Oggetto delle indagini di cui sopra era il reato di omicidio colposo (omessa vigilanza sulla paziente), un reato contro la vita e pertanto un’“erhebliche Straftat” (reato di rilevante gravità).

Procedere o non procedere per un reato, che può essere anche non grave, non dovrebbe dipendere dagli umori (o dalla benevolenza) di qualche “sciumbasci” e/o da rinvii, più o meno “speciosi” o artificiosi e comunque tali da essere intelligibili da un lattaio dell’Ohio; rinvii, nella speranza, che, prima o poi, l’indagato si decida di “servirsi” di qualche sanatoria. Ogni speranza di ottenere giustizia, è, in questi casi, vana.

Le indagini, nel caso sottoposto al vaglio del BVerfGE, sono state espletate, senza che gli inquirenti avessero adempiuto l’obbligo “effektiver Strafverfolgung”. Il procedimento contro il medico, che ha autorizzato l’“unbegleiteten Ausgang” della paziente, è stato archiviato senza ulteriori indagini, vale a dire, sulla base della sola consulenza tecnica, non integrata, come sarebbe stato necessario (“Ergänzungsgutachten”) ed è stata redatta unicamente sulla base dei preparati medicinali prescritti alla paziente. Vi è stato un “Verstoß gegen die Sorgfaltspflicht” (violazione dell’obbligo di diligenza) da parte del medico, che non ha disposto, che l’“Ausgang” potesse avvenire soltanto, se la paziente fosse stata accompagnata; ciò, nonostante i propositi di suicidio esternati in passato dalla paziente.

Inoltre, non è risultato che l’allontanamento della paziente dal reparto fosse stato documentato. Affermare, come ha fatto il consulente tecnico, che i tre precedenti tentativi di suicidio non sarebbero stati “ernst zu nehmen” (da “prendere sul serio”), è inaccettabile. Sul punto, la Corte d’Appello ha “sorvolato”.

 

3. Violazione del diritto al contraddittorio

Per quanto concerne la violazione dell’“Anspruch auf rechtliches Gehör” (diritto al contraddittorio), sancito dall’articolo 103, 1° comma, GG, anch’essa è stata ravvisata dalla Corte Costituzionale Federale. La norma de qua, obbliga il giudice di sentire le parti e di tenere conto di quanto viene esposto dalle stesse (ved. BVerfGE 42, 364, 367 f).

Nel caso de quo, la Corte d’Appello ha violato il diritto al contraddittorio, avendo la stessa, nonostante richiesta intesa a ottenere la prosecuzione delle indagini, rigettata tale istanza. L’accoglimento è d’obbligo in tutti i casi in cui il PM non ha accertato i fatti, oppure l’accertamento è stato insufficiente con riferimento a circostanze di particolare rilevanza. (in questo senso vedasi Corte d’Appello di München – ordinanza del 27.6.2007 – Ws 494-496, 501/06 e dell’11.4.2013 – 3 Ws 504/12). Questa violazione è stata dedotta dal ricorrente con “Anhörungsrüge”. Dato che è da ritenere, che la Corte d’Appello, se avesse tenuto conto di quanto dedotto dal ricorrente e se avesse valutato adeguatamente la richiesta dello stesso, la violazione dell’articolo 103, 1° comma, GG sussiste e la medesima è pure “entscheidungserheblich” (rilevante per la decisione).

La Corte Costituzionale non ha, invece, ritenuta, sulla base di quanto contenuto nel ricorso, l’avvenuta violazione del “Willkürverbot” (divieto di arbitrio).

Ciò premesso, il “Bundesverfassungsgericht”, ha annullato le ordinanze di data 6.3.2017 e del 23.3.2017, relativamente al procedimento contro il dott. M. (Oberarzt), con rinvio alla Corte d’Appello di Nürnberg.

Per quanto concerne gli altri imputati, il ricorso veniva rigettato.

Condanna dello Stato della Baviera alla rifusione del 50% delle spese sostenute dal ricorrente per il giudizio dinanzi al BVerfGE.

L’ordinanza emessa dalla Corte Costituzionale Federale veniva dichiarata non impugnabile. (“unanfechtbar”).