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Covid: il Great reset e la connivenza del quarto potere

giornalismo e covid
giornalismo e covid

Che il giornalismo d’inchiesta, soprattutto nel nostro paese sia in difficoltà è un dato di fatto, e la pandemia ha peggiorato la situazione. Eppure il giornalismo è un potere, per l’esattezza il “quarto potere”, volto a coadiuvare la democrazia che si basa su tre poteri: legislativo, esecutivo e giudiziario. In altre parole, l’informazione giornalistica dovrebbe essere la sentinella della democrazia.

Sta di fatto però che, in una società in costante divenire dove i cambiamenti si succedono con grande rapidità, anche i media sono soggetti a un’evoluzione, soprattutto in tempi recenti. Il giornalismo sta quindi cambiando, ma ci sono principi cardine che non possono in nessun caso essere soggetti ad “addomesticamenti” dettati dalle circostanze.

Sempre più spesso, però, i giornalisti, anziché cercare le notizie, usano le “veline”, vale a dire le comunicazioni, in molti casi istituzionali, preconfezionate. Sempre più spesso le conferenze stampa sono l’unica fonte di informazione e nel caso di quelle online (imposte dal Covid) sovente senza possibilità di fare domande. I giornalisti quindi si limitano a riportare dati e informazioni senza possibilità alcuna di approfondire (anche laddove volessero farlo, posto che il dovere deontologico di approfondimento sancito dal TU dei doveri del giornalista è ormai largamente disatteso, relegando per i motivi sopra detti la professione di giornalista a quella di passacarte, senza soluzione di continuità).

Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un'autorità su come far pensare la gente” diceva Orson Welles nel film Quarto potere.

Ed ecco ciò che è stato fatto per mesi tanto in ambito giornalistico quanto in ambito medico (e sul cui tema le procure d’Italia traboccano di ricorsi): si è creato un pensiero unico e una censura a chiunque volesse – semplicemente – andare un po’ più a fondo di tutto ciò che ruota attorno al Covid.

Ed ecco così esplodere i “morti di Covid” e sparire tutte le altre cause di morte (non si sono più contati i morti di infarto, di incidente stradale o di tumore) ma semplicemente nessuno ci ha più fatto caso, perché le trombe della morte squillavano all’apertura di ogni telegiornale o simili e la morte ha cambiato nome, diventando pressoché per tutti sinonimo di Covid.

Che poi i corpi venissero bruciati senza fare autopsie è un tema che, anziché far suonare i campanelli di allarme ai nostri connazionali, ha fatto chiudere le testate che con voce non dico critica ma almeno perplessa si sono permesse di sottolineare questa e le tante altre contraddizioni. E così il popolo si è radicalmente spaccato in due: da un lato i “dubbiosi” che finiscono automaticamente catalogati come “no vax” perché avere anche solo un dubbio non è ammissibile e il confronto è assolutamente escluso se non con toni denigratori; e dall’altro “gli oltranzisti del pensiero dominante”, probabilmente braccati dalle proprie paure o plagiati da un credo forte che attendevano da tutta la vita di avere – perché evidentemente quello della squadra del cuore non bastava più – hanno preso come un dogma qualsiasi parola uscisse dai governanti di turno. Senza necessità di verifica.

“Chiudetevi in casa”, “uscite solo in certe fasce orarie”, “in piedi mettete la mascherina ma seduti non ce n’è bisogno” (che poi seduti si sia ancora più vicini che in piedi poco importa), per non parlare del vaccino che arriva scortato a -80° ma poi lo somministrano in una piazza assolata a +30° e nessuno nota il paradosso.

Perché “la tivvvù” dice che è così e basta.

E guai a chi, anche vaccinato, solleva dei dubbi o, peggio ancora, si ammala … complottista che non sei altro!

Già, complottista … non fosse che qualche sera fa, Carlo Freccero ha sdoganato un tema che ero certa, questi oltranzisti del potete e delle restrizioni avessero già affrontato nel segreto delle loro mura durante i periodi di clausura (perché, mi dicevo, se io sono riuscita a leggere tutte le fonti sia a favore che contro un certo tema e solo DOPO aver finito la mia analisi mi sono formata un mio personale convincimento, questi che urlano a gran voce il loro odio – con una veemenza mai vista – in faccia a chi la pensi diversamente avranno le loro ragioni, e anche loro certamente avranno letto le fonti che perorano un pensiero così come quelle contrarie).

Ricordiamo peraltro a tutti che “la scienza” che così in tanti invocano, è il risultato delle operazioni del pensiero, e il metodo scientifico è da sempre fondato sul confronto tra tesi diverse, esami di laboratorio, per arrivare ad una formulazione che abbia valore scientifico, appunto. Ma che la medicina – oggi invocata a gran voce come sinonimo di scienza – non è una scienza esatta. E di comportamenti antiscientifici che hanno caratterizzato questi ultimi 18 mesi – tipo appunto negare le autopsie e bruciare i corpi, tipo la questione della temperatura del vaccino, il nesso causale che nei morti “di Covid” (o con Covid) c’è sempre e nelle morti da vaccino mai ecc. ecc. – saranno pieni i futuri libri di storia.

Ebbene, dicevamo appunto di Carlo Freccero, persona di chiara e indiscussa fama sui palinsesti degli ultimi 40 anni (ma lo stesso trattamento da vecchio imbecillemente è stato riservato anche a un premio Nobel come Montagnier quindi non c’è da stupirsi) che, con fare sornione e intelligente presenta alcune letture su cui ha posto attenzione negli ultimi mesi e tra queste cita Il Great reset, libro nato dalla omonima proposta del World Economic Forum (WEF), presentata nel maggio 2020 dal principe Carlo di Galles e dal tedesco Klaus Schwab, per costruire una economia sostenibile per il post pandemia Covid-19.

Ora, posto che il libro lo si trova facilmente in libreria o su internet non starò io qui a raccontarvi di cosa parla, visto che lo stesso Freccero per il solo aver palesato al mondo il fatto che quello scritto esiste si è sentito dare del complottista … direi che abbiamo ormai travalicato i margini del buonsenso e del buongusto. E agli amici (che ritenevo molto colti e informati) che hanno chiamato me dicendo “devo proprio leggerlo il libro di cui parla Freccero” rispondo che mi son cadute le braccia, oltre alla fiducia, perché per mesi vi siete permessi di insultare chiunque avesse una idea diversa dalla vostra e poi scopriamo che lo avete fatto senza nemmeno aver letto tutte le fonti possibili.

Ma chi è il vostro Guru, Topo Gigio? E noi che le idee ce le siamo formate ampiamente ma senza necessità di proselitismo (tanto è vero che la sottoscritta il libro lo ha letto mesi fa così come ne ha letti tanti altri ma non si è di certo permessa di farne un vessillo da propaganda tanto è vero che che non ho nemmeno mai consigliato a nessuno una lettura piuttosto che un’altra ma ho sempre solo detto che bisogna leggere ed ascoltare con senso critico tutto e poi formarsi un proprio convincimento) adesso possiamo finalmente dirvelo, tenete la vostra supponente arroganza a distanza di sicurezza da noi.

«Viviamo in strani tempi dove la letteratura è pubbliche relazioni, dove quel che si produce non conta, basta che venda, dove le relazioni sono virtuali, dove la conoscenza viene uccisa dall’informazione, dove le menzogne sono vendute come verità, dove la dittatura della mente domina la democrazia, dove i cittadini e le menzogne sono al centro dell’universo. La moralità è persa, tutti i criteri sono economici, l’economia mette fuori gioco l’etica e l’estetica... Dove può condurre questo credere solo nell’economia? Che senso ha, oggi, la parola libertà? Tutto è così poco "libero".» ─ diceva così Tiziano Terzani, in Un’idea di destino (2014). Fortuna per lui che non può più sentire le invettive che – per non rischiare di mettervi in discussione scoprendo (sia mai!) di aver sbagliato – riversereste anche su di lui.