Denaro integratori naturali e bancarotta fraudolenta. La costante piramidale dello Schema Ponzi

Charles Ponzi
Charles Ponzi

Denaro integratori naturali e bancarotta fraudolenta. La costante piramidale dello Schema Ponzi

Abstract

Il presente contributo prende le mosse da un recente episodio di cronaca. La misteriosa morte della sorella di Bernie Madoff. L’ideatore della più grande frode del secolo, operata attraverso l’attuazione dello Schema Ponzi. Gli autori, impegnati professionalmente e accademicamente nel contrasto alle frodi, non hanno potuto non ravvisare un’ottima occasione per approfondire la vicenda, analizzando le numerose declinazioni ove questo Schema fraudolento può nascondersi, sia in ambito finanziario, economico, commerciale e aziendale.
 

Indice:

La storia di Bernie Madoff;

I crimini dei colletti bianchi e lo Schema Ponzi;

Le varie declinazioni dello Schema Ponzi;

Lo schema Ponzi tra bancarotta fraudolenta e insolvenza fraudolenta.
 

La storia di Bernie Madoff

Bernard Lawrence Madoff, meglio noto come Bernie Madoff, è morto nell’aprile del 2021 nel carcere federale di BUTNER, in North Carolina, dove stava scontando la sua pena per frode. I più lo conosceranno per il film per la televisione, prodotto dalla HBO e distribuito in Italia da SKY CINEMA, “The Wizard of Lies”.

Solo qualche settimana fa la famiglia Madoff ritorna agli onori delle cronache. Stavolta non per uno scandalo finanziario, bensì per la misteriosa morte della sorella ottantasettenne di Bernie e di suo marito novantenne, ritrovati morti per arma da fuoco nella loro casa in Florida. Si parla di un omicidio-suicidio, ma lo sceriffo di Palm Beach indagherà per chiarire gli avvenimenti. Già nel 2010 Mark Madoff, figlio di Bernie, è morto suicida e quattro anni dopo il fratello Andrew è morto di cancro.

Una triste sorte quella della famiglia Madoff, le cui disavventure hanno inizio nel 2009, quando il capostipite si è dichiarato colpevole della più grande truffa del secolo. Madoff costruì infatti il più grande schema Ponzi della storia, con oltre 37 mila vittime, tra cui il famoso regista Steven Spielberg.

Ma facciamo un passo indietro. Sono gli anni 60 quando Bernie Madoff inizia la sua attività di broker e fonda la Bernard Madoff Investment Securities, una compagnia con lo scopo di favorire gli investimenti dei clienti e aiutarli ad avere un alto Return On Investment. Madoff, nato nel 1938 a New York, apparteneva alla comunità ebraica e ne divenne in pochissimo tempo un punto di riferimento in campo finanziario, non solo per la sua comunità ma per l’intera città di New York. Furono in molti a riporre la propria fiducia in Bernie Madoff che presto divenne presidente del NASDAQ, la borsa americana in cui si quotano e si scambiano i titoli tecnologici, portando un’ampia e diversificata clientela: dai pensionati a personaggi famosi come Steven Hoffenberg, John Malkovich, Elie Wiesel, e istituti bancari come Unicredit e Bank of Scotland.

A Bernie Madoff e alla sua compagnia, ove lavoravano i figli e il fratello, venivano affidati i capitali dei clienti per investirli. Avevano una garanzia di rendita del 10%. Condizioni sicuramente vantaggiose, se non fosse che i capitali dei clienti non venivano realmente investiti. Difatti la compagnia poteva fornire la rendita garantita ai primi clienti con i capitali di ingrasso dei nuovi investitori. Questo processo prende il nome di SCHEMA PONZI. Lo schema è di una semplicità imbarazzante che trova la sua applicazione in mille campi dell’economia e della finanza, con varie declinazioni, tutte basate sullo stesso principio piramidale. Al vertice ci sono i primi investitori (pochi) che senz’altro avranno un rientro del capitale con le rendite garantite dai nuovi investitori, mentre alla base ci sono nuovi investitori che si sono, per così dire, accodati all’affare foraggiando i primi investitori, ma senza la garanzia di ricevere la medesima rendita, laddove il sistema dovesse interrompersi.

È ciò che avvenne nel 2008, quando negli USA i mutui subprime (mutui “facili”, concessi senza garanzie), non furono ripagati. Questo portò allo scoppio della “bolla finanziaria” e il crollo della borsa di Wall Street. Molti clienti della Bernard Madoff Investment Securities vollero ritirare i propri investimenti per paura di perderli. A questo modo i clienti si accorsero che c’era nessun investimento da ritirare. Nessun dollaro da prelevare.

Furono proprio i figli a denunciarlo per primi. Si scoprì così una frode da 65 miliardi di dollari. Molti dei clienti della Bernard Madoff Investment Securities caddero in disgrazia, perchè avevano investito il loro intero patrimonio e in poche ore si sono ritrovati senza un dollaro.
 

II crimini dei colletti bianchi e lo Schema Ponzi

Questo genere di reati viene comunemente definito “White Collar Crimes. Reati perpetrati da individui e aziende che si trovano in una posizione di rilievo rispetto alle loro vittime. La costante dei “crimini dei colletti bianchi” è il movente economico e l’assenza di violenza. Secondo la definizione dell’FBI sono quelle “azioni illegali caratterizzate da inganno, dissimulazione o violazione dei doveri fiduciari, che non sono basate sull’uso o sulla minaccia di violenza fisica o morale”.

Lo Schema Ponzi rientra a pieno titolo in questa definizione e risale ad una frode perpetrata da Charles Ponzi, italiano emigrato in America all’inizio degli anni ’20. Charles Ponzi iniziò la sua carriera come consulente di banca e all’internò notò uno schema piramidale illegale, ma fruttifero. Quando la banca fallì, lui investì in francobolli esteri e sparse la voce sulle sue capacità di profitto. Invitò amici e parenti a seguire il suo metodo fino a fondare la società Security Exchange Company in cui investiva i soldi dei clienti promettendogli un ROI del 50%. In realtà, non investiva realmente i soldi, ma usava il denaro dei nuovi investitori per pagare i finti ritorni in denaro dei precedenti falsi investimenti.


Le varie declinazioni dello Schema Ponzi.

Oggi il concetto di “Schema Ponzi” si può estendere a qualunque forma di “marketing piramidale”, ovvero un modello commerciale che preveda l’arruolamento di nuovi soggetti da inserire nel modello a fronte di acquisto di beni e servizi.

Questo tipo di modello commerciale ovviamente non è sostenibile, in quanto prevede un arruolamento costante di soggetti, sempre più numerosi, che iniettino costantemente denaro nella “piramide”. Immaginiamo il caso di una nota azienda di prodotti naturali a base di erbe al cui vertice ci sono i fondatori e subito sotto grossi store, piccoli store, i rivenditori di zona e infine i nuovi piccoli venditori appena affacciatisi a questo business. Tutto il modello di questa nota azienda si basa ufficialmente sulla rivendita di prodotti naturali a base di erbe. Per entrare nel giro è sufficiente acquistare un primo stock di questi prodotti per venderli ad amici e parenti. Difatti i nuovi membri spesso non rientravano con i guadagni e perdevano i soldi inizialmente investiti, mentre i manager in cima alla piramide ricavavano denaro dai prodotti a loro venduti. In buona sostanza, una bolla che espandendosi all’infinito vedrebbe solo venditori che rifilano i prodotti ad altri venditori, e nessun cliente. Il caso di cui stiamo parlando non è stato ufficialmente catalogato come Schema Ponzi, ma la Federal Trade Commission ha comunque stabilito che si sia trattata di una truffa.

In Italia La Legge n. 173 del 2005 all’articolo 5 prevede che: “Sono vietate la promozione e la realizzazione di attività e di strutture di vendita nelle quali l'incentivo economico primario dei componenti la struttura si fonda sul mero reclutamento di nuovi soggetti piuttosto che sulla loro capacità di vendere o promuovere la vendita di beni o servizi determinati direttamente o attraverso altri componenti la struttura”.


Lo schema Ponzi tra bancarotta fraudolenta e insolvenza fraudolenta.

Tra le sue variabili, lo Schema Ponzi è ravvisabile anche in logiche di insolvenza fraudolenta e bancarotta fraudolenta. Immaginiamo un’azienda in crisi economica che non può pagare i propri creditori. Anziché richiedere immediatamente il fallimento, o razionalizzare le perdite, opta per proseguire l’attività, non onorando i propri debiti e, addirittura, continuando ad accumularne di ulteriori. Quando i primi debitori iniziano a richiedere con insistenza il dovuto, si addiviene ad una trattativa al ribasso. Il così detto saldo e stralcio. Si soddisfa così la richiesta risarcitoria del primo debitore, contraendo nuovo debito, offrendo ai nuovi potenziali creditori, garanzie di rientro “golose”. Il tutto potrebbe andare avanti all’infinito o fino a quando la fiducia del mercato non viene meno, interrompendo così l’espansione della “bolla debitoria”. Per ciò che concerne l’azienda, il nuovo debito può consistere in liquidità o anche manovalanza, che si converte in fatturato.

Per quanto questa bolla espansionistica abbia chiaramente “vita breve”, il suo ciclo di vita è sufficiente lungo da permettere ai numerosi debitori di trovarsi in gravi difficoltà economiche non rientrando più del proprio credito e nello stesso tempo permette agli amministratori di distrarre fondi e risorse, laddove non aggredibili.