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Dostoevskij, la Russia e la censura italiana

Il pericolo della censura culturale della cultura Russa in Italia
Fëdor Dostoevskij ritratto nel 1872 da Vasilij Perov (Galleria Tret'jakov, Mosca)
Fëdor Dostoevskij ritratto nel 1872 da Vasilij Perov (Galleria Tret'jakov, Mosca)

La Russia, Dostoevskij e la censura italiana

Quello che sta accadendo in Italia, contro  Dostoevskij e la cultura di chi è nato in Russia, è qualcosa che davvero preoccupa e fa pensare molto.

Vogliamo iniziare questa riflessione con l’Editoriale del premio Nobel per la pace russo Dimitri Muratov comparso sul suo quotidiano Novaja Gazeta del 25 febbraio scorso, nella bella traduzione curata dallo scrittore Paolo Nori.

 

Stamattina presto ci siamo trovati tutti in redazione, addolorati.

Il nostro paese, per ordine del presidente Putin, ha dichiarato la guerra all’Ucraina.

E non c’è nessuno che può fermarla, la guerra.

Perciò oltre a essere addolorati, abbiamo e ho anche vergogna.

Dalla mano del comandate supremo, come il portachiavi di una macchina costosa,

penzola il pulsante dell’attacco nucleare.

Che il passo successivo sia un attacco nucleare?

Non riesco a interpretare in altro modo le parole di Putin sull’arma della rappresaglia.

Ma questo numero di Novaja Gazeta che esce venerdì lo pubblichiamo in edizione bilingue, in ucraino e in russo.

Perché per noi l’Ucraina non è un nemico, e la lingua ucraina non è la lingua del nemico.

E non lo saranno mai.

Infine, solo un movimento globale contro la guerra può salvare la vita sul nostro pianeta.
 

Dimitri Muratov

(traduzione di Paolo Nori)
 

Un fotografo Alexandrer Gronsky arrestato a Mosca per aver manifestato contro la guerra. era stato invitato qualche tempo fa ad esporre i propri lavori a Reggio Emilia, in un importante festival di fotografia, e hanno cancellato l’invito perché Gronsky è russo.

Essere russo oggi in Italia è come se fosse una colpa.

Simile, seppur differente, il caso del celebre direttore d’orchestra Valerij Abisalovič Gergiev, nato in Russia, seppur cittadino della cultura del mondo, che è stato sollevato dalla direzione dell’opera “Dama di picche” di Pëtr Il'ič Čajkovskij in scena in questi giorni al teatro La Scala perché non si è schierato apertamente contro Putin e contro la guerra della Russia in terra Ucraina.

Lui russo nato in Russia, amico di lunga data di Putin, non ha voluto prenderne ufficialmente le distanze dallo Zar e per questo ostracizzato da un veloce processo alle intenzioni di una cultura italiana frettolosa, che lo ha già condannato senza processo.

E poi il caso più eclatante, quello dello scrittore emiliano Paolo Nori, traduttore dal russo e appassionato della letteratura nata in Russia, che ieri è stato sollevato dal suo corso alla Università Bicocca, un corso di quattro lezioni che avrebbe dovuto tenere sui romanzi di Dostoevskij. 

I motivi? Rimandare il seminario su Dostoevskij per “evitare ogni forma di polemica, in quanto momento di forte tensione”. E uno scrittore come Dostoevskij nato in Russia e morto 141 anni fa, di problemi ne può creare davvero tantissimi.

Una censura vera e propria, quella subita da Paolo Nori, perpetrata, come dice lui nel suo messaggio pubblicato su Instagram, anche contro i russi morti”, per colpire uno scrittore (Dostoevskij) che “quando era vivo, nel 1849, è stato condannato a morte per aver letto libri proibiti”.

Dopo che la notizia ha fatto il giro del web e la solidarietà di parte del mondo della cultura e della politica italiana, la Bicocca si è affrettata a ritirare la censura e ha dichiarato che il corso su Dostoevskij del professor Nori si farà ugualmente. Ma lui ha fatto sapere che non sa se ci andrà, che a questo punto deve pensarci. E a giusta ragione.

Quello che sta capitando in Italia è ridicolo, e pericoloso. E, soprattutto, inaccettabile.

Meditiamo su questa censura culturale, restiamo lucidi e usiamo il cervello.

Perché essere nati in Russia, o aver vissuto in Russia, non è una colpa, e chi fa la guerra non sono i cittadini che vivono in Russia ma qualcuno di scellerato che li guida, senza alcun criterio o ritegno.

W Dostoevskij, abbasso la guerra, e non commettiamo l’errore di confondere Putin con qualsiasi persona nata o vissuta in Russia, perché tutto ciò è davvero pura follia.