Evitare una pandemia fiscale
Sommario
1. Una “pandemia fiscale”
2. Evasione fiscale
“Una pandemia fiscale”
Pace sociale e pace fiscale. Si possono conciliare? Direi si deve. Non possiamo permetterci una “pandemia fiscale” dopo aver pressoché sconfitto quella naturale. Che effetto ha, per il “marketing” dell’Agenzia delle Entrate, l’annuncio della ripartenza di 5 milioni di cartelle esattoriali congelate per i danni economici del Covid?
Si, perché un fisco persecutore non induce nessuno dei debitori ad adempimenti spontanei, per giunta quando l’ironia della sorte vuole che moltissime cartelle hanno importi relativamente esigui e riguardano ipotesi bagatellari (sanzioni, multe, bollette...).
Quello che va risolto tra gli altri è un caso a monte: come nasce una cartella esattoriale? Come nasce l’obbligo tributario?
Al di là del sacrosanto dettato costituzionale, sempre che però un giorno si possa finalmente giungere alla tanto agognata proporzionalità, spesso i cittadini si ritrovano debitori per necessità o per errore.
Evasione fiscale
L’evasione fiscale di necessità è ormai un dato acquisito, come lo è quello di una pressione fiscale effettiva fuori controllo e mai adeguatamente misurata. Per capirla devi stare dalla mattina alla sera in azienda, non al Ministero.
Per questo il cuneo fiscale è il target comune per ogni forza politica che voglia temperare gli effetti sociali insidiosi della ripresa settembrina.
Poi, cosa dire degli interventi urgenti che richiederà sempre più il caro energia causato dalla dissennata guerra in corso (e da qualche imprudenza in politica estera), ove si imporrà di non alimentare la produzione di altre cartelle esattoriali riducendo, ad esempio, gli inspiegabili oneri di sistema sulle bollette? O razionalizzando il mercato elettrico, aprendo forse ad una sana concorrenza? Anche lì la trattazione si farebbe dolorosa pensando agli innumerevoli vincoli e lacci burocratici per l’utilizzo dei fondi.