x

x

Galileo Chini: vacanze d’artista

Galileo Chini
Galileo Chini
Galileo Chini
Galileo Chini

Ospite illustre del Lido di Camaiore (Lucca) un artista che fu celebre e celebrato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio della Grande Guerra, Galileo Chini, pittore, ceramista, scenografo, cartellonista e illustratore, rappresentante di un gusto dai connotati europei, che verrà attaccato dalle avanguardie del Novecento ma sopravviverà, sia pur diluendosi, fino al secondo conflitto mondiale.

Nella cittadina versiliese Galileo Chini aveva costruito nel 1914 la propria «Casa delle vacanze» disegnandone l’architettura e arricchendone gl’interni secondo quel sapore art nouveau del quale era, non solo tra noi, il riconosciuto maestro. Oggi la casa è un albergo ma proprio qui, si possono ammirare dipinti e ceramiche che vanno dal 1900 al 1950, che rievocano quell’alone incantato che il pittore aveva voluto darle facendone una specie di catalogo del proprio credo artistico, nel periodo che alla visione europea si era aggiunta la magia dell’Oriente.

Galileo Chini

Nel 1911 Chini era infatti partito da Genova per il Siam chiamatovi dal re Rama V, che lo aveva scoperto visitando la Biennale veneziana del 1907 dove il pittore aveva decorato la «Sala del Sogno» esponendovi altre sue opere. A Bangkok resterà fino al 1913 lavorando alla reggia con assiduo impegno. Eseguendo composizioni in affresco e decorazioni celebrative di quella dinastia. L’Oriente lo aveva affascinato e nei dipinti cercherà di rendere lo sfarzo fiabesco al quale aveva assistito durante le feste rituali restandone ammaliato.

Era nato a Firenze nel 1873, e nel capoluogo toscano morrà nel 1956, ma aveva sempre avuto un irrefrenabile desiderio di muoversi per vedere, conoscere e studiare ciò che avveniva nel resto d’Europa, dalla «Secessione viennese» all’«Art nouveau», all’austriaco Gustav Klimt farà più volte riferimento nel suo vario operare. Ma dalle aggiornate tendenze europee passò a un postimpressionismo e postmacchiaiolismo, spesso di maniera ma pur sempre rivelatore della sua notevole abilità.

La ceramica lo attrasse particolarmente e forse è proprio in essa che si rivelò il Chini più vero, inventivo, dotato di naturale eleganza e portato istintivamente alla decorazione, specchio reale del gusto personale e innovativo arricchito dalle varie suggestioni europee. Nei piatti e vasi dalle forme armoniose e nuove, dalla decorazione essenziale o complessa, ma sempre squisitamente raffinata e dall’esecuzione impeccabile, sia che tratti eleganti richiami cretesi-micenei, attici, rinascimentali o puramente art nouveau che è in fondo lo stile che tutto pervade e che fa di lui uno tra i maggiori maestri del Liberty italiano.

Le avanguardie del Novecento non fecero presa su di lui, dopo la ventata europea di fine Ottocento non aveva accettato di mettere in discussione quello che era divenuto il proprio credo artistico preso ferocemente di mira dagli incendiari cubisti, futuristi e novecentisti in genere. Aveva continuato a dipingere sganciato ormai dalle correnti che invece continuavano sotto diversa forma a imperversare per l’Europa; si era estraniato dal ruolo pubblico pur continuando a viaggiare, a vedere e giudicare.

Galileo Chini

Nello studio fiorentino e nella casa delle vacanze al Lido di Camaiore, Chini continuerà a dipingere ciò che si ritrova attorno, la propria casa tra il verde, il giardino, il paesaggio che lo circonda con qua e là spicchi di mare affioranti dalla vegetazione.

Galileo Chini

Fin dal primo dopoguerra era sembrato un personaggio già affidato alla storia se pure in attesa di giudizio; ora questa mostra versiliese acquista il sapore della riscoperta e dell’omaggio all’artista sollecitandone il ricordo al nostro tempo sempre più distratto.

Galileo Chini
Dettaglio di un vaso - Galileo Chini

"Il Giornale"- MI 1998