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Galileo Galilei davanti al Tribunale dell’Inquisizione

Cristiano Banti. Galileo Galilei davanti al Tribunale dell’Inquisizione. Olio su tela, 1857, dimensioni 107 x 140
Cristiano Banti. Galileo Galilei davanti al Tribunale dell’Inquisizione. Olio su tela, 1857, dimensioni 107 x 140

Indice:

L'opera

Dove

Chi

 

L’opera

L’olio su tela raffigura Galileo al cospetto della Santa Inquisizione di Roma. Nel dipinto è palpabile la tensione dell’incontro: l’inquisitore si rivolge a Galileo con ferma severità (la fronte corrucciata, l’indice puntato sulla pergamena dell’abiura), i due monaci a fianco abbassano lo sguardo, dubbiosi e intimoriti, mentre lo scienziato sembra, ancora una volta, atteggiarsi a fiero distaccato osservatore della circostanza. Nell’opera si evince il contrasto di fondo che riguarda le due diverse posizioni ideologiche: da una parte quella che vede coinvolta la Chiesa, chiusa e ottusa, in posizione di radicale rifiuto nei confronti di Galileo, l’altra è a favore dell’evidenza scientifica, del libero pensiero e della razionalità.
Il dipinto ottocentesco riscatta dunque la scienza moderna che si staglia luminosa, con Galileo, al di sopra di ogni altra figura presente sulla scena.

 

Dove

Attualmente l’opera fa parte della collezione del Dott. Alberto Marri, Palazzo Foresti, Carpi (Modena), Italia.

 

Chi

Cristiano Domenico Banti (1824-1904), nacque a Santa Croce sull’Arno e soggiornò a lungo a Montemurlo (provincia di Prato), nella splendida villa “Il Barone”, principesca residenza di campagna, lasciatagli in eredità dalla marchesa Maria Ottavia Vettori, sua protettrice. Figura di notevole importanza nella pittura italiana ottocentesca, Banti riceve una prima educazione accademica all’Istituto d’Arte di Siena, dove studia sotto la guida di Francesco Nenci.

Nel 1854 Cristiano si sposa con Leopolda Redi, dalla quale avrà nove figli e si trasferisce a Firenze. Qui entra in contatto con un gruppo di artisti che frequentano il Caffè Michelangelo e stringe amicizia in particolare con Altamura, Signorini, Cecioni e Cabianca, grazie ai quali passa dalla fase della pittura accademica a quella realistica. La famiglia Banti soggiorna frequentemente nella villa del Barone, dove ospita amici e artisti meno abbienti e Cristiano inizia a dipingere con loro “en plein air” nella campagna montemurlese.

Più tardi diverrà molto amico del giovane Boldini, che ritrasse lui e i suoi figli in una serie di deliziosi piccoli ritratti, oggi in parte conservati nel lascito Banti alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti a Firenze. I dipinti di Banti prediligono soggetti di vita contadina, animati per lo più da figure femminili, usando una tecnica pittorica molto raffinata, con delicati tocchi del pennello che tentano di definire meglio la luce creando un rapporto tra i toni e ponendo l’accento sul colore.

Non pressato da motivazioni economiche, e assai ipercritico nei riguardi della propria produzione, Banti espose raramente le proprie opere in mostre pubbliche. Fu appassionato collezionista e prezioso mecenate degli amici macchiaioli, ma anche di pittori di differenti orientamenti. Muore ottantenne a Montemurlo e le sue spoglie sono sepolte nella cappella della villa del Barone.