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Guai ai vinti, nel magico mondo del ceo capitalism

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L’Itala sta vivendo una delle crisi politico-parlamentari più drammatiche, e allo stesso tempo più ridicole, della sua storia repubblicana.

Il Parlamento 2018 si è rivelato il frutto avvelenato della follia di noi cittadini che, liberamente, abbiamo votato, come peggio non potevamo, dando poi la colpa di non sciogliere queste Camere ignobili a un Presidente giustamente rispettoso della Costituzione.

I colpevoli, ripeto dopo noi cittadini che li abbiamo votati, sono i leader di Lega e di Sinistra (PD e Leu) che per motivi di bassa cucina politica hanno seguito le follie ideologiche dei frequentatori dei peggiori bar di Caracas.

A questo si è aggiunto il Virus di Wuhan, la cui gestione è toccata al certamente peggior governo della Repubblica, il Conte Bis. Chi vuole capire com’è andata, chi voglia conoscere ruoli e responsabilità, si legga La notte delle ninfee di Luca Ricolfi.

Con questo Cameo, partendo dal caso Italia, ho raccolto, a mio giudizio, quindi nulla di scientifico, “ritagli” di analisi del meglio della stampa anglosassone (50%), svizzera (30%), italiana (20%) per cercare di capire chi sono, a livello globale, i V&V (vincitori & vinti) post Virus di Wuhan.

Tutti convengono che in termini macro economici il vincitore sia l’Asia (Cina, Corea Sud, Taiwan, Singapore) dove c’è stata creazione di ricchezza vera. Di contro i vinti sono, in primis, l’Europa, che ha distrutto la ricchezza creata dai suoi vecchi, e si sta impoverendo a vista d’occhio (curiosamente la povertà morale indotta dal politicamente corretto coincide con la povertà economica che ne è conseguita). In parte, questa strategia suicida la pratica pure l’America, il cui way of life è basato sul debito.

In dettaglio, sono vinti interi segmenti della società europea e in parte americana, specie i lavoratori dipendenti e autonomi, con gravi preoccupazioni anche per le loro pensioni. La più massacrata è stata la classe media, pagando il prezzo di creare, a sue spese, una classe media terzomondista. Una follia ideologica di un pugno di euro americani radical chic: praticano la beneficienza con i quattrini dei loro concittadini più poveri.

Così si è chiuso il ciclo della globalizzazione selvaggia (ripeto, selvaggia) che accoppiandosi alla burocratizzazione selvaggia del potere (leggi UE e classi dominanti) ha ampliato i divari socioeconomici. Per non parlare del gap abissale che si è creato fra i percettori di redditi garantiti e quelli no, per i quali (solo per loro) valgono le regole di mercato.

Così i colti, facendo la media di Chieri (piemontesismo), ci mostrano, con arrogante sussiego, i numeri fantasmagorici di abitanti della terra che sono usciti dalla povertà. Si dimenticano quelli in Occidente che nella (nuova) povertà ci sono entrati. Un osceno mondo politicamente corretto, fatto di fake truth in purezza, che gioca con i numerini sulla nostra pelle.

Vincitori sono i debitori (interessi nulli o irrisori), gli investitori del mercato azionario, grazie alla liquidità immessa dalle Banche centrali, che per assenza di alternative credibili, finisce in Borsa.

Fra i comparti di business invece, vincitori sono il biotec, il pharma, le tecnologie medicali, le energie alternative, le miniere di metalli preziosi e rari, la sicurezza.

Vinti sono i risparmiatori, che non solo faticano ad avere una remunerazione, ma subiscono costi crescenti, addirittura interessi negativi, oltre ad aumenti della tassazione, per soddisfare la voracità di Stati sempre più burocratizzati. Lo sono i pensionati di quei (non) redditi obbligazionari, che si erano creati per integrare pensioni che sapevano miserabili. Lo sono i giovani che entrano in un mercato del lavoro arduo da trovare e sostanzialmente precario. Il frequente automatismo titolo di studio-buona retribuzione è scomparso. E scomparso è pure l’ascensore sociale, la grande idea liberale anti rivoluzioni, spaccando la società in modo drammatico dove i vincitori saranno per sempre vincitori e i vinti per sempre vinti, alla faccia della meritocrazia. Se ne è accorto persino la figurina Panini di quell’osceno mondo, Emmanuel Macron!

Come scrive l’Associazione svizzera dei gestori dei patrimoni, “un ritorno alla normalità, anche in campo finanziario, vedrebbe inevitabilmente vincitori e vinti ma, quel che è certo, su di un campo di battaglia a lungo devastato da crisi, non soltanto sanitarie”. In altri termini stiamo distruggendo sia lo scenario liberale (marciamo verso il monopolio globale di Silicon Valley e della Città Proibita), sia quello riferito alla dottrina sociale della Chiesa, nel silenzio complice dei liberali e dei cattolici.

Che dire? Per uno come me che ragiona preferibilmente in termini di execution e di risultati, nessun dubbio: fallimento totale del CEO capitalism  e delle élite che lo praticano. In termini di comunicazione invece sono stati dei geni: i vinti sono stati resi talmente idioti dalla “propaganda di regime” che votano, democraticamente, per i vincitori. Complimenti!

Zafferano.news