x

x

I diritti dell’uomo contro il popolo

di Jean-Louis Harouel
I diritti dell’uomo contro il popolo di Jean-Louis Harouel
I diritti dell’uomo contro il popolo di Jean-Louis Harouel

Liberilibri pubblica nel 2019 questo breve ma provocatorio saggio, I diritti dell’uomo contro il popolo, uscito tre anni prima in Francia, in cui lo storico Jean-Louis Harouel affronta un tema di scottante attualità, lanciando un accorato grido d’allarme in difesa della civiltà e delle democrazie europee, a rischio sopravvivenza.

I diritti dell’uomo hanno permesso agli individui di sviluppare la loro libertà al riparo dagli arbitrî del potere. Ma cosa succede quando l’ipertrofia dei diritti perverte lo scopo per cui erano nati, trasformandosi in una gabbia per la libertà stessa, diventando un sistema manipolato da persone provenienti da altri popoli con lo scopo di imporsi sul nostro suolo e far trionfare i loro interessi contro il nostro popolo?

L’autore passa in rassegna la storia e il significato dei diritti dell’uomo e la loro involuzione in vero e proprio disgregatore sociale, tracciando un percorso storico-filosofico iniziato con la gnosi e il marcionismo, cresciuto con le dottrine millenariste e impostosi con quelle socialiste. I diritti dell’uomo producono come effetto finale la dissoluzione della società occidentale, sono lo strumento di una conquista silenziosa, ma reale, del Paese di accoglienza da parte di chi punta alla distruzione delle nazioni e dei popoli europei grazie a un’immigrazione incontrollata e al peso dell’influenza sociale islamica.

Qui di seguito, un significativo estratto:

Il fatto è che, sotto l’effetto della religione dei diritti dell’uomo, si è adottata una concezione sensibilmente diversa della democrazia, lontanissima dal modello classico della democrazia liberale: sovranità del popolo e difesa dei cittadini contro gli eccessi del potere grazie alle libertà pubbliche. In questa nuova versione, la democrazia è diventata fondamentalmente culto dell’universale e ossessione dell’apertura all’altro con relativa svalutazione della sovranità del popolo. Se si decide che è questa la democrazia, vuol dire che la classica democrazia liberale non era democrazia. Si è stabilito che i valori della religione dei diritti dell’uomo fossero i veri valori democratici. Essendo questi nuovi valori esclusivamente universalisti, nessun popolo europeo può sentirsi legittimo poiché solo l’umanità lo è. Dunque, questi valori sono stati posti al di sopra della sovranità dei cittadini istituzionalizzando così «la paralisi politica della democrazia».

Tuttavia, i popoli europei hanno un’identità, un contenuto umano, una storia, una civiltà. Ma tutto ciò è in pericolo di morte, a causa della devozione fanatica verso l’universale imposto dalla religione umanitaria. La questione dell’identità è interdetta agli europei dal dispotismo antirazzista, uno dei volti della religione dei diritti dell’uomo. Nei Paesi europei le sole rivendicazioni identitarie che non rischiano di essere accusate di razzismo o di xenofobia sono quelle che provengono o dagli stranieri o da persone in possesso della cittadinanza ma la cui origine è straniera.

Erigendo il suo diritto a religione di Stato portatrice di un universalismo tirannico, l’Europa occidentale si è collocata in una posizione di debolezza in rapporto alle altre civiltà che sono poco toccate dal progetto gnostico-millenarista di un’umanità unificata grazie all’amore dell’altro fino al disprezzo di sé. Così come i nostri storici hanno tanto dissertato sulle cause della caduta dell’Impero romano, forse degli storici cinesi o indiani disserteranno un giorno sugli effetti mortiferi, per le civiltà europee scomparse, del carattere intollerante del culto dei diritti, la cui morale, diventata nostra religione di Stato, è un Moloch divoratore al quale i popoli occidentali si sacrificano in una trance collettiva. […]

Il diritto deve essere fondato su valori duraturi per assicurare nel lungo termine l’esistenza delle società che sostiene. È quello che è accaduto in Occidente nel corso di un millennio.

Tutti i diritti applicati in Francia – sia che si trattasse del diritto ordinario (di origine principalmente germanica), del diritto romano, delle regole giuridiche di origine ebraica riprese dalla legislazione o dalla giurisprudenza, come pure dalla sintesi che di tutto ciò è stata fatta nelle codificazioni napoleoniche – obbedivano a dei valori duraturi. Sono stati tali valori che hanno permesso alle società europee di vivere a lungo.

Questa concezione classica del diritto era perfettamente conforme alle concezioni cristiane che hanno per moltissimo tempo impregnato la mentalità degli europei e lo spirito delle istituzioni. Il Cristianesimo, dal canto suo, aveva ripreso la morale statuita sul Sinai. Gesù resta fedele alla morale del Decalogo. Non dice che l’adulterio non sia cosa grave. Egli salva la colpevole una sola volta, ottiene il suo ringraziamento, ma la invita a non perseverare nell’errore. Simbiosi della predicazione evangelica e della tradizione biblica, il Cristianesimo ha conservato tutta la sua validità fedele alla morale dei Dieci Comandamenti. Gli apostoli e i discepoli approvano esplicitamente il castigo terrestre di quelli che commettono il male.

Religione di amore divino, il Cristianesimo non ha affatto cercato di introdurre dei valori d’amore nel diritto delle nazioni cristiane. Ha fatto sua l’idea che il diritto aveva per missione permettere la durata delle società umane e non si è data come obiettivo quello di modificare le sue leggi. In fin dei conti, ciò era conforme alla separazione cristiana della politica dalla religione, fondata sull’idea che le responsabilità politiche e giuridiche siano di ordine meramente terrestre – di competenza del principe o del popolo – mentre all’inverso, il regno di Dio non è di questo mondo.

Al contrario, durante la seconda metà del XX secolo, in un contesto di implosione della pratica religiosa cristiana, il diritto francese e quello della maggior parte dei Paesi dell’Europa occidentale hanno avuto la tendenza a trasformarsi in una religione d’amore universale: la religione secolare dei diritti dell’uomo.

Jean-Louis Harouel, I diritti dell’uomo contro il popolo, Introduzione di Vittorio Robiati Bendaud, traduzione di Maria Giustozzi, collana Oche del Campidoglio, pagg. XV-106, euro 15.00, ISBN 978-88-98094-46-2.