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Il nostro lavoro 2020-2025. Appunti, spunti, aggiornamenti

TOILETTE
Ph. Fabrizio Bellavista / TOILETTE

I punti di riferimento dopo l’onda d’urto 2020/2022 cambieranno e saranno orientati verso personalità, sistemi di lavoro e sistemi relazionali ibridati. La nostra personalità e l’architettura della nostra vita lavorativa diventerà liquida; si parla già di “uffici on demand” e disseminati, lo stesso sarà il nostro atteggiamento generale verso la vita.

 

Tutti questi cambiamenti sono effetto della pandemia in corso?

Quasi per nulla: il mondo del lavoro era pronto da tempo ad un salto definitivo in una nuova realtà, potremmo definirla, citando il sociologo Ernesto De Martino, un’apocalisse culturale che da tempo era sulla corsia di arrivo. Tutte le tecnologie che stiamo usando al 95% dei casi sono note da almeno 10/15 anni (per esempio Skype, grazie allo svedese Niklas Zennström e al danese Janus Friis, è nato nel 2003, medesimo anno in cui vide la luce Second Life, grazie al fisico statunitense Philip Rosedale). 

 

Dove andare? Ci sono già le carreggiate…

Ebbene, parliamo subito di una case history (ne tratto una per parlare di cento) che è molto significativa per il nostro momento storico: l’UniCredit aveva avviato già nel 2012 un preciso programma di avvicinamento al lavoro da remoto visto in un’ottica corretta, cioè di un vero e proprio progetto di respiro, tant’è.

Ecco nelle foto un esempio di Tree House all’interno delle due torri milanesi, unitamente a due orti urbani seguiti da personale della banca (ovviamente volontariamente): si tratta di un “qualcosa d’altro” nei confronti del “desk totem”, punto di riferimento totalizzante del lavoro. Queste “capanne” all’interno delle strutture avevano il compito di spostare il “senso” verso qualcosa di diverso, cioè un ufficio dedito alle relazioni piuttosto che al lavoro propriamente detto.

Unicredit
© Unicredit

Ma se ciò non fosse sufficiente, nello stesso progetto si parlava già, oltre che di lavoro da casa, della possibilità di poter far riferimento a sedi attrezzate e collocate nella cintura metropolitana, più facilmente raggiungibili, dove svolgere il proprio lavoro o organizzare riunioni”. Quindi anche la sede disseminata era già stata messa a fuoco nel 2012. Dunque?

 

Anni 2020/2025, qualche certezza

Il mutamento degli spazi dei nostri posti di lavoro ci parla del tipo di cambiamento a cui andiamo incontro. Qui di seguito trovate qualche dato riguardante la realtà complessa dei nostri giorni: che fine faranno le aree degli uffici che non saranno più utili, vista la percentuale di persone che approccerà il lavoro nella nuova veste di smartworker? In questo paio di grafiche che appaionio qui sotto, si intuisce facilmente il doppio impatto: sugli uffici stessi, in primis e nell’infografica si vede la percentuale di occupazione nel settembre 2020 in una serie di building di lavoro.

È ipotizzabile che, a settembre 2021, si possa in qualche modo avvicinarsi a questi dati (tutti sperano in qualcosa di meglio, naturalmente), sino ad un progressivo riequilibrio: è scartata comunque l’ipotesi che si possa ritornare ad un’occupazione degli uffici al 100%, stile anni pre-Covid.

occupazione

Durante la fase più acuta dell'emergenza lo Smart Working ha coinvolto il 97% delle grandi imprese, il 94% delle pubbliche amministrazioni italiane e il 58% delle PMI, per un totale di 6,58 milioni di lavoratori. A settembre 2020, tra rientri consigliati e obbligatori, difficoltà e incertezze nell'apertura delle sedi di lavoro, gli smart worker (che hanno lavorato anche da remoto) sono scesi a 5,06 milioni.

Ma lo Smart Working è ormai entrato nella quotidianità degli italiani ed è destinato a rimanerci: al termine dell'emergenza si stima che gli smartworker che lavoreranno, almeno in parte da remoto, saranno complessivamente 5,35 milioni. Così descrive la situazione l'Edizione 2020 dell'Osservatorio Smart Working*.

smart working

Con in mano questi dati è necessario, parallelamente, fare delle considerazioni sui grandi mutamenti anche a monte del “lavoro a casa”: per esempio nella diversa metratura delle abitazioni, cioè, sulle nuove abitazioni smart work oriented, con più metri quadri, più aria, più natura, più connessione.

Ma veniamo ai convulsi quesiti dei nostri giorni: come si plasmerà la personalità di chi deve lavorare da qui ai prossimi anni, stretto da una crisi economica che è verosimile proiettare fino al 2025? Ebbene, per descriverlo, passiamo attraverso il profilo di un leader esemplare, appartenente ad un’organizzazione non troppo attenta all’innovazione, ma certamente fondata su solidi valori e visioni. La caratteristica del leader sarà la sua duttilità e poliedricità. Belle parole ma, in sostanza, cosa significano?

Qualche esempio tra il folto gruppo di aziende che hanno agito prontamente lavorando sul proprio DNA: Altavia Milano, un’agenzia multidisciplinare che ha imboccato la strada dell’azienda attenta al ruolo sociale, ha aperto, già dal 2018, i propri cortili per incontri con il quartiere, i suoi abitanti, le sue associazioni e le social street; riguardo le monete virtuali, Coinbar, un locale bistrot/market e la catena di eTaxi, accettano BitCoin come forma di pagamento; l’accordo tra McDonald’s, Comieco e Seda è il primo in Italia tra un consorzio, un produttore e un distributore, con l’obiettivo di riciclare il 100% degli imballaggi; la stilista Stella McCartney lancia prototipi realizzati in Mylo, un’alternativa sostenibile alla pelle, ottenuta dal micelio contenuto nelle radici dei funghi; Coca Cola Italia introduce KeelClip, un imballaggio in carta FSC proveniente da una filiera responsabile e al 100% riciclabile per eliminare l’involucro in plastica dalle confezioni multiple; riguardo infine la struttura degli uffici, oltre all’esempio di Unicredit di Milano, molti sono i centri che, in nome di una visione well being e green, sono sempre più verdi, sia al proprio interno sia all’esterno. Con l'uso massivo di materiali naturali, completati da orti verticali o addirittura da sistemi di apicoltura urbana.

 

In tanti si stanno dunque muovendo con rapidità e creatività

Il futuro sarà sempre più discriminatorio: una cultura tecno-creativa ci salverà. Sì, il leader duttile, l’uomo e la strategia ritorneranno prepotentemente al centro, in un’ottica di ibridazione evoluta. Riusciamo a connetterci con il momento attuale e non lasciarci affascinare da “sirene” tecnologiche oppure “disfattiste”? Dobbiamo analizzare i nostri bisogni, avere un aiuto nella visione generale del cambiamento necessario (quello necessario a noi, personalizzato, solo quello) e iniziare la strada di ‘azienda adattativa’.

In un momento in cui la cultura manageriale si è arresa alla tecnologia – gli strumenti tecnologici, infatti, non si sono integrati nella cultura, bensì puntano a sostituirla; diventa perciò più che mai necessario “riprendere nelle proprie mani” i processi e le relazioni ed entrare in uno stato mentale in cui la duttilità e l’aggiornamento continuo ritornino ad essere il centro della visione e della costruzione.

 

E le nostre aziende, le nostre professioni?

A questo punto la domanda è: i nuovi modelli di aziende scelgono di essere aperte alla condivisione continua e connesse con le ricchezze del territorio? Le aziende che sono “adattative”, che adottano prontamente le tecnologie a loro più adatte, pur mantenendo una matrice valoriale consolidata, terranno la barra in quest'ennesimo cambiamento? Questo tipo di aziende saranno capaci di gestire le grandi sfide poste in campo dall'intelligenza artificiale, dalla blockchain e dalla realtà virtuale, per esempio? Sul tavolo si pongono, ormai, domande molto specifiche: per esempio nello smart working la partecipazione rimane un problema irrisolto.

È vero, abbiamo risolto brillantemente gli incontri con una varia serie di tecnologie adatte ma la vera partecipazione rimane un problema. Abbiamo risolto solo l'incontro: ognuno è nel suo piccolo riquadro, in ufficio ed anche dentro i monitor, ma la connessione umana e la creatività sono altra cosa. All’interno di questi macro scenari, sarebbe prudente e producente partire dal “piccolo”: iniziare, per esempio, focalizzandoci sull’uso corretto della comunicazione da remoto, sarebbe una mossa dalle ampie ricadute positive. Comprendere, infatti, il miglior uso della voce, della postura psico-fisica, delle inquadrature e dei colori al fine di comunicare con successo nelle svariate video conference che contraddistinguono la nostra quotidianità, potrebbe diventare un valore aggiunto della propria azione.

 

Volete passare con noi mezz’ora nel nostro ufficio sulla piattaforma virtuale Sansar?

Come Digital Guys abbiamo messo in campo già dal 2019 una serie di interventi esperienziali attraverso l’analisi di 11 disruptive top case history mondiali, per riuscire ad individuare nuove aree di mercato ed opportunità di business che si sono create grazie alle innovazioni recenti e alle crisi (2008 e 2020).

Trattiamo l’intelligenza emotiva come driver importante, al pari dell’innovazione. La metodologia applicata è di massima interazione: in real time verranno condivise tecnologie come augmented reality, casco neuronale, bio feed back, IoT, virtual reality e virtual money, con la massima immersività possibile. Volete passare con noi mezz’ora nel nostro ufficio sulla piattaforma virtuale Sansar? Vi aiuteremo a vestire il vostro avatar e a metabolizzare al massimo l’experience. Mandateci un messaggio, noi vi invieremo l’invito – gratuito, naturalmente!

Il leader torna al centro con l’intelligenza emotiva, con creatività ed intuito. E molta innovazione, ma personalizzata!

 

*L'edizione 2020 dell'Osservatorio Smart Working è realizzata con il supporto di Avaya, Cisco, Doxa, Google Cloud/TIM, Il Prisma, JLL, , Microsoft, Poly, Progetto CMR, Ricoh, Sedus, Vodafone; Accenture, Noovle e Be. Vedi: https://www.osservatori.net/it/ricerche/comunicati-stampa/smart-working-emergenza-covid19-new-normal

**Smart working: ecco quanto costa una camera in più, per lavorare da casa https://www.vorrei.it/blog/spesa-acquisto-casa/56