Il penalista e il cammino lungo le soglie

Corno alle Scale, 2018
Ph. Alessandro Saggio / Corno alle Scale, 2018

[L'articolo anticipa l'intervista organizzata da Filodiritto Live il 2 novembre 2021, alle ore 12.30, in diretta sui nostri canali social Facebook e YouTube]

 

Non esistono discorsi in assoluto liberi.

Non esistono cioè discorsi che non siano soggetti alle condizioni che ne regolano l'apparire in determinati spazi per specifici destinatari.

Certamente non esistono neanche in ambito giuridico. Se scriviamo di giustizia penale seguiamo cioè, necessariamente, i canoni impliciti che ne consentano la produzione del relativo discorso nell'ambito della relativa disciplina per la specifica comunità di riferimento.

Varie sono le modalità di assoggettamento del discorso a regole, discipline, statuti, perimetri, confini. La specializzazione, le aree di competenza, la ripartizione in discipline e le sotto-discipline costituiscono le forme più antiche e diffuse di perimetrazione della riflessione e del discorso sulla giustizia penale. A ciascuna di queste perimetrazioni corrispondono codici e sotto-codici linguistici di riferimento, necessari alla comunità dei parlanti per intendersi, per riconoscere i propri appartenenti, per escluderne altri.

L'assenza cioè di un linguaggio comune, di una koiné greca ha contribuito a rafforzare l'identità disciplinare della riflessione sulla giustizia penale.

Tuttavia il continuo arricchimento e progresso delle conoscenze tutte (sia scientifiche che umanistiche) ha esteso e reso più profondi le varie aree del sapere, fino al punto che spesso i lidi si toccano, i campi si sovrappongono in un fazzoletto di terra comune che possiamo chiamare soglia. In ambito scientifico, per esempio, già da tempo ci si è chiesti, seppur distrattamente, se la questione relativa alle vibrazioni emesse dagli organi interni del corpo umano attenesse alla medicina, alla biomeccanica, all'acustica (Madou K.H., Sciab J., Cronin B., The Effects of Whole Body Vibration on Physical and Physiological Capability in Special Populations, in Hong Kong Physiotherapy Journal, Vol. 26, n. 1, 2008, Pagg. 24-38). Pare cioè che siamo ormai arrivati al punto, già tante volte preannunciato da molti attenti studiosi della conoscenza, in cui la specializzazione rende talvolta un po' ottusa la riflessione, almeno nel settore delle conoscenze cosiddette umane: in che modo, nelle società occidentali moderne, la produzione di discorsi cui si è attribuito un valore di verità è legata ai vari meccanismi ed istituzioni di potere che creano recinti, spartizioni? (cfr. M. Foucault, L'ordine del discorso, Einaudi, 1972; Paolo Prodi, Una storia della giustizia, Il Mulino, 2000).

Forse, dunque, è giunto il momento di prendere coscienza che le pratiche discorsive sulla giustizia penale dovrebbero percorrere anche queste terre comuni, queste soglie tra discipline, tra ambiti di competenza e di conoscenza diversi.

Quando ci interroghiamo sull'affidabilità della trascrizione di una intercettazione telefonica, a partire da quale ambito di conoscenza formuliamo la questione?

I giuristi la formulano secondo l'ordine del discorso giuridico. I fonetisti, secondo quello fonetico. Gli ingegneri del suono secondo l'ordine del discorso acustico, i linguisti secondo quello di analisi linguistica.

Tuttavia la questione non appartiene solo ai giuristi, solo ai fonetisti, solo ai linguisti. La questione quindi non è solo giuridica, non è solo fonetica, non è solo linguistica.

È anche, è anche, è anche.

L' "anche" individua cioè la soglia sulla quale dovremmo sostare per riflettere sulla giustizia penale.

Tuttavia la produzione della riflessione sulla giustizia penale spesso è contenuta nei perimetri disciplinari di riferimento. Queste sono le istanze e le stanze di controllo della produzione del discorso (giuridico, ma non solo) in senso foucaultiano. Si parla e si scrive per coloro che sono già all'interno di quella terra di riferimento secondo uno stile e una forma propri. Oggetto, forma e destinatari sono iscritti nell'ordine del discorso che viene prodotto.

La scelta opposta è sostare sulla soglia.

Sostare sulla soglia significa innanzitutto abbandonare un po' i codici e i sotto-codici linguistici specialistici di una sola disciplina per cercare una koiné che parli agli abitanti di ogni terra di conoscenza, "anche" a coloro che provengano da discipline lontane. Diversamente, la questione sulla trascrizione di una intercettazione telefonica, per esempio, non sarà mai questione che fruibile per l'intera comunità dei saperi, comprensibile per l'intera comunità dei cittadini.

Il tema, beninteso, non riguarda la multidisciplinarietà o trasversalità, espressione che appare ormai equivoca e spesso dannosa. L'approccio multidisciplinare a un tema non fugge dall'ordine del discorso. Quando affrontiamo un tema attraversando trasversalmente molti campi del sapere, non possiamo non transitare in un campo per volta, continuando a soggiacere così ai singoli statuti.

Il tema riguarda invece le soglie, il crinale.

Sottili spazi tra molteplici stanze e ambienti particolari del sapere, interzone dove il vento che proviene dalle altre conoscenze umane si mischia in una sola aria. Frequentare le soglie non determina alcuno smarrimento di identità disciplinare, tutt’altro, agevola la presa di coscienza che le pratiche discorsive che investono la giustizia penale riguardano un tema (il diritto penale) che è di per sé medium, soglia. Il diritto penale, cioè, è esso stesso una soglia tra drammatici passaggi dell'esperienza umana. Non può non esser, dunque, polifonia. Non può non esser il nodo al centro di fitti legami di tutto con tutto.

Dunque la linguistica, la sociologia, l’antropologia, la filosofia, ma anche la filologia e la storia sono solo alcune delle stanze che hanno come soglia comune temi che investono la giustizia penale. Le regole che segue un filologo nel risalire al più antico esemplare di un testo (l'archetipo) non appaiono così diverse dai criteri di analisi di una trascrizione forense per valutare la fedeltà all'archetipo della registrazione originaria. Se nell'approccio alla trascrizione di una intercettazione sostassimo "anche" sulla soglia della filologia appariremmo sicuramente smarriti in una terra selvaggia rispetto al perimetro della canonica riflessione giuridica: una volta ivi tornati, tuttavia, porteremo ricchezze dal Nuovo Mondo appena esplorato.

Tutto ciò non significa eclettismo o velleitarismo. Al contrario, significa consapevolezza della specificità delle diverse terre che si sovrappongono nella soglia comune e capacità di produrre riflessioni che non ne prescindano mai.

Questa natura interstiziale del sapere sulla giustizia penale può offrire continuamente una straordinaria occasione di arricchimento, perché camminare in equilibrio tra le soglie significa attraversare spazi fluidi e reversibili in cui avviene lo scambio.