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Il Recovery Fund non è merce di scambio

Visione
Ph. Simona Loprete / Visione

Indignazione. Per i pochi che non sapessero cosa significa tale termine – per quanto dalla lettura sui giornali della assuefatta cronaca politica e dal silenzio delle piazze parrebbe ignorarsi – ecco l’etimo: dal latino indignatio/onis, derivato da indignari, ossia “sdegnarsi”, indica lo stato d’animo di vivo risentimento per un comportamento altrui che è lesivo della dignità morale e pertanto biasimevole, vergognoso.

 

Il discorso di fine anno del Capo dello Stato è in tutta evidenza passato sotto tono, come una brezzolina primaverile, tanto in Italia la Presidenza della Repubblica è un’istituzione di mera rappresentanza (!), recepito dagli stolti quasi come elemento di mero folklore, e a nulla è valso né vale il corretto richiamo e il doveroso sollecito alla “responsabilità delle istituzioni anzitutto, delle forze economiche, dei corpi sociali, di ciascuno di noi. Serietà, collaborazione, anche nel senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire”, perché “non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. È questo quel che i cittadini si attendono”.

 

Una delle parole chiave del discorso del Capo dello Stato è di certo da individuare in “responsabilità” il cui richiamo è fatto non solo alle istituzioni, ma anche ai cittadini ai quali, è ora, deve esser sollecitato il ricorso al senso e al dovere civico.

Anziché mascherarci tutti da esperti epidemiologi, virologi, economisti e politici da strapazzo sui social network raffazzonando idee e opinioni bislacche o fake raffazzonate sempre sui social, in assenza delle proprie, per poi vigliaccamente rintanarci nelle case ad attendere di tornare a veder le stelle, rendiamoci conto che rimanere ancora inermi e inerti è ormai atteggiamento tanto irresponsabile quanto lo è quello, acclarato, dei rappresentanti e delle istituzioni.

Il teatrino di fine anno che ci è stato offerto e a cui a tutt’oggi assistiamo suscita indignazione, soprattutto perché si sta utilizzando quale merce di scambio politico l’unica possibile misura che potrebbe consentire al nostro Paese nei prossimi anni di non subire un tracollo economico drammatico di cui già nel 2020 abbiamo visto i prodromi.

Il 16 agosto 2020 è stata istituita presso il Segretariato generale della Commissione europea la Recovery and Resilience Task Force (Recover), responsabile della gestione dell’attuazione dello strumento del Recovery Fund e il coordinamento del semestre europeo. Il Recover riferisce direttamente al Presidente della Commissione europea e in stretta cooperazione con la Direzione Generale per gli Affari Economici e Finanziari della Commissione, ha il compito di:

  • coordinare il sostegno agli Stati membri nell'elaborazione dei loro piani di ripresa e resilienza;
  • collaborare con gli Stati membri a garanzia che i piani notificati siano conformi ai requisiti regolamentari stabiliti dalla legislazione e che le riforme proposte e le iniziative di investimento raggiungano gli obiettivi della doppia transizione verde e digitale, di ripresa e resilienza;
  • predisporre gli atti di esecuzione necessari per l'approvazione dei piani;
  • valutare i progressi compiuti dagli Stati membri nell'attuazione dei piani e analizzare le relazioni periodiche previste dalla normativa;
  • coordinare il semestre europeo in questo periodo di tempo.

Già a settembre 2020 la Task Force ha dimesso due documenti fondamentali ([i]) per gli Stati membri con i quali è stata fornita una guida analitica e dettagliata da richiami alla legislazione europea e all’accordo relativo al Recovery Fund ad ausilio per la predisposizione dei prossimi Piani Nazionali. Ma da tutto quanto dimesso dal nostro teatrino non traspare in alcun documento alcuna corrispondenza effettiva od ossequio alle linee guida profferte: tanto che alla bisogna dell’opportunismo politico per il mantenimento degli equilibri tra le coalizioni, si assiste unicamente ad un baratto di competenze e a spostamenti di possibili risorse per accontentare mere pretese di partito. Il tutto come se i fondi ci fossero già, come se fossimo allo stadio di dover solo decidere come spenderli.

Il tutto nella totale irresponsabilità rispetto al lavoro che dovrebbe di contro essere già stato fatto o comunque essere già ad uno stato di avanzamento soddisfacente, non foss’altro perché i tempi stringono, ma il lavoro per la predisposizione del Piano di Rinascita e Resilienza Nazionale comporta una elaborazione che di contro ad oggi traspare quale un mero canovaccio privo di alcun contenuto.

I Piani di Rinascita e Resilienza Nazionali dovranno rappresentare analiticamente riforme sostanziali e impegni di investimento. Sia le riforme che gli investimenti dovranno essere coerenti e affrontare adeguatamente le sfide nei singoli Stati membri. Pertanto è richiesto che gli sforzi e gli investimenti articolati e proposti siano sostanziali e credibili tanto che il Piano deve essere debitamente motivato e giustificato. La stessa procedura di valutazione si applicherà non solo in relazione alla richiesta di finanziamenti ma anche ai sussidi a fondo perduto.

Orbene, per ciascun obiettivo indicato quale oggetto di Recovery da parte della Commissione, gli Stati membri devono fornire un’analisi dettagliata delle sfide nazionali già esistenti (dettagliando anche la eventuale loro inattuazione per motivazioni di mercato o sistematiche) e indicare come potrebbero essere ulteriormente sviluppati per soddisfare ciascun obiettivo da raggiungere entro il 2025. Gli Stati membri, dunque, devono descrivere analiticamente le riforme che si prefissano e indicare già gli investimenti pertinenti da supportarsi con il Recovery. La descrizione delle riforme può includere i modelli di loro attuazione compresa l’incidenza delle stesse in termini di moltiplicatori di investimento e come inciderebbero rispetto ai beneficiari co-finanziatori e come minimizzerebbero le distorsioni della concorrenza.

Non solo, gli Stati membri dovrebbero esaminare la serie completa di raccomandazioni specifiche per Paese rivolte loro dal Consiglio, in particolare nell'ambito dei cicli del semestre 2019 e 2020. A meno che la Commissione non abbia valutato i progressi con queste raccomandazioni come "progresso sostanziale" o "piena attuazione", tutte le raccomandazioni specifiche per ciascun Paese sono considerate pertinenti. Gli Stati membri dovrebbero fornire una spiegazione dettagliata del modo in cui le raccomandazioni specifiche per il proprio Paese vengono affrontate dalle misure proposte. In questo contesto, qualsiasi priorità rispetto alle raccomandazioni specifiche per Paese dovrebbe essere giustificata nel Piano. In particolare, dovrebbe essere indicato perché queste sfide prioritarie sono considerate più significative per aumentare il potenziale di crescita sostenibile dell'economia dello Stato membro e migliorare la sua resilienza economica e sociale.

Alla luce di quanto sopra, viene specificato che gli Stati membri devono presentare Piani di Ripresa e Resilienza coerenti, e dimostrare pertanto la coerenza tra le riforme analiticamente ivi descritte e gli investimenti, nonché la coerenza con il Piano generale. Dovranno dettagliare la coerenza tra la riforma e le dimensioni di investimento del Piano stesso.

Le tappe fondamentali e gli obiettivi da indicare nel Piano Nazionale devono essere chiari e realistici e gli indicatori proposti pertinenti e solidi: ossia dovranno essere specifici, misurabili, realizzabili, realistici e limitati nel tempo. Invero, gli obiettivi devono essere associati ad una tempistica chiara che sarà oggetto di valutazione. Si dovrà in sostanza fornire una data indicativa entro la quale si prevede il loro raggiungimento. Difatti, gli esborsi a sostegno delle iniziative del Piano saranno condizionati al completamento soddisfacente di un gruppo di tappe e di obiettivi che riflettano i progressi relativi sulle numerose riforme prefissate e in relazione agli investimenti del Piano. Poiché i pagamenti avverranno al massimo due volte all’anno, non potranno esserci più di due gruppi di milestones e obiettivi all’anno.

Proprio per questo, gli Stati membri potranno ritardare la presentazione della loro richiesta di pagamento qualora dovessero ritenere che le tappe fondamentali e gli obiettivi non siano stati raggiunti in modo soddisfacente. In ogni caso, tutti gli obiettivi e le milestones, inclusi gli indicatori di output, dovranno essere raggiunti in modo verificabile entro i tempi di attuazione dello strumento di recupero e resilienza: motivo per il quale prudenzialmente qualsiasi ritardo nell'impatto o nella disponibilità dei dati dovrebbe essere preso in considerazione quando si fissano gli obiettivi.

Orbene, la Commissione nell’ambito dell’esame del Piano Nazionale presentato da ciascuno Stato membro dovrà valutare se la stima dei costi fornita ex ante per le riforme e per gli investimenti di cui al Piano medesimo sia: ragionevole, plausibile e commisurata all’impatto previsto sull’economia e sull’occupazione.

  • Ragionevole: lo Stato membro deve fornire informazioni sufficienti e provare che l'importo del costo totale stimato del componente è appropriato.
  • Plausibile: lo Stato membro deve fornire informazioni sufficienti e provare che l'importo del costo totale stimato della componente è in linea con la natura e il tipo di riforme e investimenti previsti. Ciò richiede una valutazione orizzontale per garantire l'allineamento tra la natura qualitativa dell'investimento o della riforma nella componente e il suo costo.
  • Commisurata: l'importo del costo totale stimato del piano deve essere commisurato all'impatto previsto delle misure previste sull'economia e l'occupazione dello Stato membro interessato. Questa valutazione sarà effettuata a livello di piano. Si riferisce alla valutazione se il costo del piano, per il particolare Stato membro interessato, avrà un impatto economico allineato a tale costo, anche a causa dell'impatto delle riforme incluse nel piano.

Si richiede inoltre che gli Stati membri forniscano informazioni e prove sufficienti del fatto che l'importo del costo totale stimato delle riforme e degli investimenti del Piano di ripresa e resilienza da finanziare nell'ambito dello strumento non è coperto da finanziamenti dell'Unione esistenti o previsti.

L'approccio alla determinazione dei costi e la giustificazione fornita dovrebbero essere guidati bilanciando i seguenti obiettivi:

· Precisione: pur notando che la valutazione viene effettuata su stima prima che i costi siano effettivamente sostenuti, il calcolo dei costi dovrebbe arrivare a un importo ragionevolmente vicino ai costi effettivi. L'uso di dati contabili, storici, statistici o di prezzi di mercato facilita tale valutazione.

· Responsabilità e trasparenza: le stime dei costi dovrebbero essere tracciabili. Qualora per la loro preparazione vengano utilizzati dati contabili, storici, statistici o prezzi di mercato, tali informazioni devono essere liberamente disponibili per eventuali controlli.

· Semplicità: l'onere amministrativo dovrebbe essere mantenuto il più gestibile possibile per tutte le parti. Gli Stati membri non dovrebbero sostenere un onere amministrativo indebito e la Commissione deve essere in grado di valutare gli elementi relativi ai costi insieme alla valutazione degli altri elementi del piano di recupero e resilienza in un breve periodo di tempo.

· Coerenza: le stime dei costi dovrebbero essere coerenti con le altre politiche dell'UE.

La Commissione cercherà inoltre una stretta collaborazione con gli Stati membri per garantire che gli interessi finanziari dell'Unione siano adeguatamente tutelati. Ciò comporterà un meccanismo di controllo e audit per prevenire eventuali irregolarità.

In sostanza è necessario operare con precisione chirurgica e non, come purtroppo stiamo assistendo, con la approssimazione di un macellaio che dopo il taglio con la mannaia chiede al cliente: “è un kilo e tré, che faccio, lascio?

Lo squallore ultimo a cui ci è stato imposto di assistere, distratti nelle case a interpretare DPCM, Decreti Legge e ordinanze del Ministero della Salute o delle Regioni, tra un divieto e l’altro, tra un colore e l’altro, tra un permesso e una concessione, financo grati per la misericordiosa concessione del rito natalizio spoglio da qualsivoglia vincolo religioso ma unicamente sottomesso alla ritualità delle libagioni e dei regali, dovrebbe determinare in tutti, appunto, una forte indignazione.

Sentimento non tanto determinato di per sé dal comportamento dell’uno o dell’altro contendente tra i protagonisti delle battaglie politiche finalizzate alla minaccia di un rimpastone di governo o del richiamo alle urne, bensì alimentato dalla totale irresponsabilità di siffatti arzigogoli di palazzo e di poltrone indifferenti dinanzi al vero tema – trascurato da ben un anno – della sorte del Paese sopraffatto non tanto più dalla pandemia (che dopo tanto tempo non può considerarsi evento emergenziale, imprevisto e imprevedibile), bensì dalla totale incapacità di farne fronte. Indignazione determinata dalla presa d’atto che non siamo dinanzi ad alcun costruttore, ma stiamo assistendo proprio allo spreco di energie e opportunità determinato dalla bieca mira dei soggetti – tanto presuntuosamente impettiti quanto ignoranti - all’inseguimento dei vantaggi pro domo propria, assecondati dalle Camere che se da un lato lamentano di risultar spogliate del proprio ruolo costituzionale dall’altro ben si guardano dal rischio delle urne, soprattutto se appartenenti alla odierna maggioranza, presumibilmente destinata a soccombere alla prossima tornata elettorale.

Anni addietro uno spettacolo del genere avrebbe indotto i cittadini o quanto meno gran parte della cittadinanza a scendere in piazza e manifestare indignazione. Oggi, visto che la piazza più comoda è data dai social media, odierni bar dello sport, la protesta è data da qualche squallido e disarticolato post, registrato il quale l’autore è ben contento di rimanere in pantofole a guardarsi una serie televisiva on demand. Social media che restituiscono nel cittadino in pantofole financo una immedesimazione orizzontale allorquando sortiscono addirittura riscontri di pancia degli stessi politici che sugli stessi social media gestiscono una grottesca propaganda fiera di slogan quali “io sono come voi”.

È necessario che la indignazione venga espressa concretamente, civilmente, vibratamente, e non rimanga supina.

Dati di fatto. La pandemia ci ha restituito la consapevolezza che la coalizione di governo, creatasi e/o raffazzonatasi al solo fine di non concedere né cedere alla destra, si è senza dubbio alcuno dimostrata inadeguata e incapace di affrontare la crisi determinata dalla pandemia.

Non se l’aspettava forse, ma non ha avuto la responsabilità civile e morale di alcun confronto, né la presa di responsabilità di fornire una risposta che fosse tecnicamente efficace. Inadeguatezza e incapacità che hanno consegnato un alibi granitico alla destra, la quale dal canto proprio ben se ne è giovata, se ne giova e gioverà. Ha invero da un lato scampato la responsabilità di governo durante l’emergenza e coltivato gelosamente in seno la più che fondata speranza che l’acclarata incapacità degli avversari restituirà una vittoria a mani basse alla prossima tornata elettorale. Incapacità che consegna ai presumibili prossimi anni di eventuale governo della destra il più grande alibi da scaricabarile sull’attuale coalizione di governo per i danni arrecati (non solo dalla pandemia ma dalla mancata corretta reazione ad essa) che si riverbereranno di certo sui bilanci futuri e, in concreto, su tutti noi cittadini che verremo chiamati a metterci la pezza con le nostre economie.

Da un lato e dall’altro il minimo comune denominatore è dato dalla irresponsabilità totale. Irresponsabilità determinata in fondo dal fatto che entrambe le coalizioni hanno voluto mantenere lo status quo degli equilibri assestati, ciascuna focalizzata su un obiettivo intimo e egoistico di mero potere presente o in proiezione futura. Irresponsabilità che è stata subita supinamente dai cittadini – indifferentemente da quale coalizione diano fiducia – rintronati nel frattempo dalle statistiche quotidiane della morte. Irresponsabilità che viene alla luce dal notare il dibattito ultimo unicamente incentrato sulla assenza di una riforma elettorale a composizione della riforma costituzionale sul numero dei parlamentari e il calcolo dei seggi se si votasse con l’attuale legge.

E quale ultima ciliegina sulla torta, nel periodo in cui i politici applaudono con ipocrisia al discorso del Presidente, che giustamente (per noi) ricorda che “Serietà, collaborazione, anche nel senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire”, assistiamo a soggetti pronti a chiamare una crisi di governo non per motivi reali né realisticamente connessi alla incapacità delle forze politiche cui hanno dato senza riserve sostegno bensì – e non si dica diversamente – per procacciarsi, mantenere o garantirsi uno status. Nel mezzo ci siamo noi, che di questi giochi subiremo le conseguenze dirette e che dovremo farne fronte economicamente oltre che socialmente.

In undici mesi abbiamo visto la sequenza di 22 DPCM ([ii]) con una progressione che ha dell’incredibile e che hanno restituito solamente passerelle televisive, dirette facebook e sequele di interpretazioni e disarticolate spiegazioni sui giornali e i social media. Sono seguiti 24 Decreti Legge ([iii]) che di fatto hanno solamente rafforzato l’indebitamento dello Stato, portando il debito pubblico stimato a dicembre in 2581 miliardi di euro. Il tutto con regole di comportamento in ogni situazione segnalateci da ben 52 ordinanze del Ministero della Salute ([iv]).

A corollario una valanga di dibattiti tra fazioni di virologi ed epidemiologi gli uni contro gli altri armati, tronfi di mostrare di essere scienziati migliori rispetto all’antagonista di turno: il tutto a restituire l’impressione che la scienza, come la matematica, in fondo è un’opinione. Nel mentre l’affidamento dei bandi per qualsiasi ipotetica situazione (anche commissariando i relativi Ministeri, vedasi quello dell’Istruzione) connessa all’emergenza è dimessa a ordinanze e bandi del Commissario straordinario all’emergenza, le cui regolarità di assegnazione e di erogazione verranno un giorno verificate, intanto l’imperativo dell’emergenza è agire e spendere, essendo totalmente svincolata la operatività dalla normativa sugli appalti pubblici e potendo financo contare sul segreto di Stato.

La vacuità odierna delle istituzioni è restituita dal fatto che il tanto sbandierato studio per la bozza di Recovery Fund si dimostra aria fritta laddove non lo si restituisce quale articolato e predisposto in connessione stretta e tecnicamente sottoposto alla condizionalità della Commissione europea, ma ai desiderata di chi minaccia la crisi di governo financo appartenendo alla coalizione di governo stessa o di per sé chiede le elezioni anticipate. Tanto che da una presentazione ai media di un elaborato quasi ormai pronto, oggi è rimesso in discussione radicalmente per compiacimento. Ma non importa: aria fritta era e aria fritta permane se così si continua.

Ecco. Qui è sacrosanto che nasca l’indignazione. Di tutti. Stiamo assistendo ad uno spettacolo che indipendentemente dagli attori e dai colori che indossano non restituisce alcuna serietà, non rassegna alcuna collaborazione, non fa trasparire il benché minimo senso del dovere né senso nelle istituzioni: restituisce solo opportunismo e opportunità. Il tutto non per il bene del Paese, ma di chi domani vorrà gestire i fondi, sempre che arrivino, senza voler poi parlar di come saranno utilizzati e a chi verranno destinati. E difatti ulteriore grottesca disfida vede paventarsi la crisi per discutere su come articolare ipotesi per affidare ad altri soggetti la gestione degli auspicati fondi: commissioni affidatarie dell’incarico, tecnici prezzolati, non il Governo, non le istituzioni, ma altri, di fiducia….loro. Le istituzioni si autocommissariano, del resto, da un anno.

Bene, vista la irresponsabilità cui assistiamo, forse sarebbe proprio da cogliere l’invito del Presidente della Repubblica: “Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. È questo quel che i cittadini si attendono”.

Noi dobbiamo essere responsabili, indignarci e pretendere serietà e responsabilità.

 

([i]) Commission Staff Working Document – Guidance to Member States – Recovery and Resilience Plans, part. 1 and 2, consultabili sul sito dell’Unione Europea.

([ii]) D.P.C.M. 23 febbraio 2020, Disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19; D.P.C.M. 25 febbraio 2020, Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19; D.P.C.M. 1° marzo 2020 Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19; D.P.C.M. 4 marzo 2020 Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale; D.P.C.M. 8 marzo 2020 Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19; D.P.C.M. 9 marzo 2020 Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale; D.P.C.M. 11 marzo 2020 Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale; D.P.C.M. 22 marzo 2020 Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale; D.P.C.M. 1 aprile 2020 Disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale; D.P.C.M. 10 aprile 2020 Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull’intero territorio nazionale; D.P.C.M. 26 aprile 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, applicabili sull'intero territorio nazionale; D.P.C.M. 17 maggio 2020 - Disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19, recante misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19, e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 18 maggio 2020 - Modifiche all'articolo 1, comma 1, lettera cc), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 maggio 2020, concernente: «Disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19;

D.P.C.M. 11 giugno 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 14 luglio 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 7 agosto 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 7 settembre 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020 n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 13 ottobre 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 18 ottobre 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 24 ottobre 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 3 novembre 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33; D.P.C.M. 3 dicembre 2020 - Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 25 marzo 2020, n. 19 e del decreto-legge 16 maggio 2020, n. 33, nonché del decreto-legge 2 dicembre 2020, n. 158

([iii]) DL 6/2020 del 23.02.2020; DL 9/2020 del 2.03.2020; DL 11/2020 del 8.03.2020; DL 14/2020 del 9.03.2020; DL 18/2020 del 17.03.2020 (c.d. Decreto Cura Italia); DL 19/2020 del 25.03.2020; DL 22/2020 del 8.04.2020; DL 23/2020 del 8.04.2020; DL 30/2020 del 10.05.2020; DL 33/2020 del 16.05.2020; DL 34/2020 del 19.05.2020 (c.d. Decreto Rilancio); DL 76/2020 del 16.07.2020; DL 83/2020 del 30.07.2020; DL 103/2020 del 14.08.2020; DL 111/2020 del 8.09.2020; DL 125/2020 del 7.10.2020; DL 137/2020 del 28.10.2020; (c.d. Decreto Ristori); DL 149/2020 del 9.11.2020 (c.d. Decreto Ristori bis); DL 154/2020 del 23.11.2020 (c.d. Decreto Ristori ter); DL 157/2020 del 30.11.2020 (c.d. Decreto Ristori quater); DL 158/2020 del 2.12.2020; DL 172/2020 del 18.12.2020; DL 183/2020 del 23.12.2020; DL 4.01.2021

([iv]) ord. 25.01.2020; ord. 30.01.2020; ord. 30.01.2020; ord. 21.02.2020; ord. 21.02.2020; ord.  23.02.2020; ord. 23.02.2020; ord. 24.02.2020; ord. 12.03.2020; ord. 14.03.2020; ord. 15.03.2020; ord. 15.03.2020; ord.  20.03.2020; ord.  22.03.2020; ord. 22.03.2020; ord. 28.03.2020; ord. 28.03.2020; ord. 2.04.2020; ord. 3.04.2020; ord. 26.04.2020; ord. 30.06.2020; ord. 9.07.2020; ord. 16.07.2020; ord. 24.07.2020; ord.  30.07.2020; ord. 1.08.2020; ord. 12.08.2020; ord. 16.08.2020; ord. 16.08.2020; ord. 21.09.2020; ord.  25.09.2020; ord. 7.10.2020; ord.  21.10.2020; ord. 21.10.2020; ord.  23.10.2020; ord. 26.10.2020; ord. 4.11.2020; ord. 10.11.2020; ord. 13.11.2020; ord. 19.11.2020; ord.  20.11.2020; ord. 21.11.2020; ord. 23.11.2020; ord. 24.11.2020; ord. 27.11.2020; ord. 27.11.2020; ord. 5.12.2020; ord. 5.12.2020; ord. 11.12.2020; ord. 20.12.2020; ord. 23.12.2020; ord. 2.01.2021.