La campagna vaccinale diventa un'operazione militare
di Riccardo Cascioli
Dobbiamo dire la verità: quando lo scorso 1 marzo il presidente del Consiglio Mario Draghi ha nominato il generale Francesco Paolo Figliuolo nuovo Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 avevamo sottovalutato la questione. Ci sembrava una operazione tipo Protezione Civile, dove il ricorso a un generale si giustificava con la necessità di una efficienza logistica.
Ma con il passare del tempo - e con gli atteggiamenti di Figliuolo sempre più decisionisti e non limitati al semplice aspetto organizzativo - è cresciuta una sensazione molto diversa, ovvero che la presenza di un generale in prima linea nell’operazione vaccino sia funzionale a una militarizzazione della campagna vaccinale, per piegare qualsiasi resistenza alla inoculazione di Stato. In altre parole, la sensazione è che fin da subito si intendesse procedere alla vaccinazione totale e che per questo si sia disposti anche alla repressione violenta di chiunque cerchi di sfuggire.
Ne è stata un esempio in questi mesi la crescente intolleranza verso qualsiasi forma di dissenso (dai social fino al divieto di manifestazioni pacifiche), soprattutto se paragonata alla estrema tolleranza mostrata in questi anni verso sigle in odore di terrorismo internazionale o gruppi fondamentalisti, o verso gruppi dichiaratamente violenti come i Black blocs e i Centri sociali. Ma in questi ultimi giorni si è compiuto un altro passo inquietante: la decisione del generale Figliuolo (d’accordo con Draghi) di usare reparti dell’esercito per garantire tamponi a domicilio per studenti di classi dove si registrano singoli casi positivi. Ovviamente la ragione ufficiale è quella di evitare un eccessivo numero di classi obbligate a ricorrere alla Didattica a Distanza, che già oggi riguarda ben 8.500 classi secondo quello che scrive Repubblica.
Vuol dire che ben presto decine di migliaia di famiglie in Italia si vedranno arrivare in casa dei soldati in uniforme per ravanare nel naso dei propri figli. Quindi non solo nelle strade, ce li vedremo entrare in casa e sembrerà anche una cosa buona, perché l’alternativa – secondo governo e aziende sanitarie – sarebbe costringere a casa gli studenti con pesanti problemi per loro e per i genitori. Intanto però diventerà normale ritrovarsi in casa uomini in divisa.
Nel frattempo con le nuove norme del Super Green Pass (in attesa della versione Turbo) basterà che una regione prenda un po’ di colore che ci ritroveremo polizia ed esercito anche nelle strade a controllare i lasciapassare. E sembrerà anche questa una cosa buona, perché ovviamente la gente è convinta che sia per tutelare la nostra salute. Anzi, vedremo delle scene in cui intorno al malcapitato beccato senza Green Pass si agiteranno persone che ne richiederanno la condanna a morte. Insomma, tra poche settimane le città italiane potrebbero presentare uno scenario non diverso da quello che era comune nei Paesi del Patto di Varsavia o in certi Paesi latino-americani.
Quanto accaduto negli ultimi mesi purtroppo non esclude affatto questa deriva. Si dirà: ah, ma legge non lo permette! Ah, ma la nostra Costituzione è garanzia che non accadrà. Davvero? Neanche la dichiarazione dello stato d’emergenza per motivi sanitari è prevista dalla Costituzione; men che meno è possibile per la legge italiana governare in emergenza con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, che sono atti amministrativi; non sarebbe neanche lecito imporre la firma di un consenso informato in cui si accetta “liberamente” un’azione che è imposta dallo Stato. Eppure tutto questo è avvenuto e avviene con il consenso dei partiti, della magistratura, dei media e – ovviamente – di gran parte del popolo.
E adesso abbiamo un ulteriore passo in avanti in questa creatività da regime: in Veneto vengono chiusi i centri per i tamponi a chi non presenta sintomi da Covid. Vale a dire che si ridurranno al minimo (solo in farmacia) le possibilità di quanti non sono vaccinati di avere il normale Green pass che serve per andare a lavorare o in tutti i luoghi in cui è richiesto e consentito. Una decisione dichiaratamente ostile ai famigerati “no vax” (definizione sbagliata ma che serve a generare il massimo del disprezzo contro questo nemico) per rendere loro la vita impossibile, con la giustificazione ufficiale che, essendoci la priorità della vaccinazione, il maggior numero dei medici deve essere dirottato nei centri vaccinali. La motivazione è ridicola, visto che i dati dicono che in Veneto è stata vaccinata con ciclo completo l’84,1% della popolazione sopra i 12 anni, e neanche nei momenti di punta delle vaccinazioni di prima e seconda dose s’è mai creata questa penuria di sanitari vaccinatori.
Anche questo è un sopruso bello e buono, una prevaricazione che in uno Stato di diritto non sarebbe ammissibile. Ma è da tempo ormai che non siamo più in uno Stato di diritto, è l’ideologia e il potere che detta legge giorno per giorno senza neanche più preoccuparsi di avere una copertura giuridica. E la figura inquietante del generale Figliuolo è lì a ricordarcelo.