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La Complessità

Sibillini, prati ragnolo e casetta rossa
Ph. Gianluca Scalpelli / Sibillini, prati ragnolo e casetta rossa

Il termine “complessità” evoca spesso in noi un concetto negativo, qualcosa da evitare, da cui rifuggire e a cui porvi necessariamente rimedio. Soprattutto se riferito all’ambiente lavorativo. A maggior ragione se il nostro datore di lavoro è una pubblica amministrazione. Da quando il nostro Legislatore ha intrapreso un lungo percorso volto allo svecchiamento della macchina amministrativa liberandola dalle zavorre burocratiche di matrice ottocentesca, la parola d’ordine è stata, è e sarà “semplificare”!

Eppure il termine “complessità”, oggi così bistrattato, racchiude in sé un concetto profondo, che può essere addirittura visualizzato, da cui non fuggire ma, al contrario, da accogliere.

Per arrivare all’essenza del concetto, occorre, come sempre, partire dall’etimologica della parola.

Il latino "Complexus" significa "tessuto insieme" e suggerisce l'idea di un insieme di parti o componenti di base intrecciate tra loro tanto da creare un unico "sistema".

Ogni organizzazione è "complessa", perché è costituita da diverse tipologie di risorse (umane, strumentali, economiche, informative etc.), interconnesse ed interdipendenti tra loro. L’Istituzione presso cui lavori non si esaurisce nella somma delle sue risorse. Tu appartieni a un tutto che racchiude in sé non solo la somma delle parti di cui è costituita, ma molto altro.

Niente esiste isolato dal tutto e non si può prescindere da un approccio olistico neppure quando si parla di organizzazione lavorativa. L’interrelazione è il fulcro di ogni “sistema” lavorativo.

Ma cosa permette l'intima connessione bidirezionale tra le parti e l'intreccio fra i vari segmenti di attività? Cosa consente di far comunicare gli organi, i ruoli e le posizioni?

A prescindere da ogni teoria dell'organizzazione, qual è l'elemento mediatore che consente di superare la complessità della tua organizzazione, se non tu stesso? Come tu parli, ascolti e ti relazioni con i tuoi colleghi/superiori costituisce ciò che arricchisce ogni organizzazione e le permette di metabolizzare la propria complessità traducendola in un elemento distintivo. Come tu ti approcci al tuo lavoro, cambia l’ambiente intorno a te, oltre all’oggetto della tua attività.

Ognuno di noi non costituisce una monade, ma influenza l’ambiente in cui vive e lavora e a sua volta ne è influenzato.

Attraverso il semplice parlarsi ed ascoltarsi possiamo manifestare la nostra disponibilità a cooperare e a scambiare conoscenze, "skills", processi...La capacità di ognuno di andare verso l'altro arricchisce in primo luogo gli attori di questa apertura e, indirettamente, anche l'organizzazione a cui gli stessi appartengono.

È di nuovo l'uomo, nella propria dimensione olistica anche al lavoro, che fa la differenza, che rende il tutto maggiore delle componenti singolarmente prese di una organizzazione e rende la complessità un concetto meritevole di essere accolto e metabolizzato, perché arricchente.