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La nostra vita

Hill Landscape
Ph. Luca Martini / Hill Landscape

La giustizia, come il paesaggio, è uno stato d’animo. È per questo che non può essere eguale per tutti.

Il giudice ed il giudicabile parlano un diverso linguaggio, e, perciò non possono intendersi: il primo parla il linguaggio dei codici, il secondo quello della vita. È necessario, pertanto, fra loro un interprete: l’avvocato.

L’arringa è un dialogo, non un monologo. Dialogo con la coscienza dei giudici, coll’anima della folla, con la dialettica degli avversari. La sentenza dovrebbe troncare questo dialogo, ma molte volte non fa che interromperlo.

Un avvocato convinto di essere un oratore perfetto confidava ad un amico: “Io oramai sono arrivato”. Arrivato dove? non si arriva mai. C’è sempre un altro, che è arrivato prima.

La professione dell’avvocato sarebbe incantevole se non vi fossero che soltanto delle cause, ma disgraziatamente non vi sono che dei clienti.

Il cliente che perde la sua causa dice: “L’avvocato mi ha perduto la causa”. Quando la vince esclama: “Perbacco, ma se era imperdibile”.

Voi potrete far più agevolmente comprendere ad un bambino di tre anni un postulato di Euclide che questo teorema della matematica giudiziaria ad un difensore: “È fatale che in ogni processo vi sia uno che vince ed un altro che perde”.