La procedura di ristrutturazione dei debiti della persona fisica con reddito regolare
Il Bankruptcy Code è la Legge Fallimentare statunitense ed è inserita all’interno dell’United States Code (USC), precisamente al Title 11. Tra le procedure disciplinate in tale codice, il Chapter 13 viene dedicato alla procedura di ristrutturazione dei debiti della persona fisica con regolare reddito (Individual debt adjustment o, meglio, Adjustment of debts of an individual with regular income). Tale locuzione non individua unicamente il consumatore/persona fisica, ma anche la persona fisica/imprenditore individuale laddove tale procedura connaturata al requisito della redditività regolare.
Con “reddito disponibile” ai fini della procedura si intende il reddito (diverso dai sussidi ricevuti dal debitore per il mantenimento dei figli) detratto degli importi ragionevolmente necessari per il mantenimento o il sostegno del debitore o delle persone a suo carico e detratti i contributi di beneficenza fino al 15% del reddito lordo del debitore. Se il debitore esercita un’attività d’impresa, la definizione di reddito esclude gli importi necessari per le spese correnti necessarie per l’operatività di essa.
Il procedimento è in sostanza strutturato in diretta connessione con il reddito futuro del debitore che viene pertanto vincolato e rappresenta una alternativa alla liquidazione del suo patrimonio: invero, il debitore permane nella proprietà e nella disponibilità dei propri beni e si obbliga ad adempiere al piano mediante pagamenti o trattenute sulle entrate direttamente nelle mani del curatore per tutto l’arco di durata del piano di ristrutturazione. La procedura, chiamata anche “piano del salariato” consente alle persone fisiche che abbiano un reddito regolare di proporre un piano di risanamento che sia in grado di ripagare in tutto i in parte i propri debitori mediante una rateizzazione della durata dai tre ai cinque anni. Se il reddito mensile del debitore è inferiore alla media statale applicabile, il piano sarà di tre anni, a meno che il tribunale non approvi un periodo più lungo per giusta causa. Se il reddito mensile è superiore alle media statale, il piano generalmente deve esser di cinque anni. In nessun caso un piano può prevedere pagamenti per un periodo superiore ai cinque anni. Durante questo periodo vige il divieto ai creditori di iniziare o proseguire azioni esecutive individuali (c.d. automatic stay).
Nello specifico, può accedere alla procedura di cui al Chapter 13 il debitore, come sopra qualificato, anche unitamente al proprio coniuge (salvo che questi non sia un agente di cambio o un intermediario di merci) che abbia un reddito regolare e che, alla data del deposito dell’istanza, abbia debiti liquidi ed esigibili non garantiti per un ammontare complessivo inferiore a 250.000,00 dollari e debiti liquidi ed esigibili garantiti non superiore a 750.000,00 dollari (USC, § 109(e)). Non è consentito l’accesso alla procedura alle società di capitali o alle società di persone. Nel caso di accesso da parte di entrambi i coniugi, l’istanza può essere presentata o congiuntamente o singolarmente.
Siffatta procedura offre al debitore civile una serie di vantaggi rispetto alla liquidazione totale del patrimonio (Chapter 7), il più significativo dei quali è costituito dalla possibilità per il debitore di salvaguardare dal pignoramento immobiliare la propria abitazione e porre rimedio alla morosità dei pagamenti nel tempo andati insoluti relativi ai mutui ipotecari. Tuttavia, il debitore deve comunque corrispondere tutte le rate del mutuo dovute durante la durata del piano. Un altro vantaggio di questo procedimento è che esso consente al debitore civile di rinegoziare i debiti garantiti (diversi rispetto a quelli che vedono l’ipoteca sulla abitazione principale) e di riscadenzarli per tutta la durata del piano: con ciò riducendo l’importo dei vari pagamenti. Il procedimento ha anche una disposizione speciale a protezione dei terzi cofirmatari che sono corresponsabili con il debitore per la categoria dei “debiti del consumatore”. Infine, il procedimento opera come una sorta di prestito di consolidamento in base al quale il debitore effettua i pagamenti del piano nelle mani del curatore della procedura che quindi poi procede ai pagamenti ai creditori. Il debitore dunque non avrà mai alcun contatto diretto con i creditori per la durata del procedimento durante il quale è protetto.
Non è ammissibile la istanza di accesso se nei precedenti 180 giorni è stata respinta una precedente domanda a causa della mancata comparizione del debitore dinanzi al tribunale o del mancato rispetto degli ordini del tribunale o essa è stata rigettata dopo la richiesta dei debitori di essere esentati dal divieto di azioni esecutive al fine del recupero diretto dei beni rispetto ai quali essi detengono il privilegio. Inoltre nessun debitore civile può accedere alla procedura se non ha ricevuto entro 180 giorni prima del deposito una consulenza creditizia da un’agenzia specializzata autorizzata mediante un incontro individuale o di gruppo. Sussistono eccezioni in casi di emergenza o nel caso in cui l’Ufficio delle curatele o dell’amministratore fallimentare (U.S. Trustee) della circoscrizione abbia stabilito che ove ha residenza o domicilio il debitore non ci sono agenzie adeguate per fornire la consulenza richiesta.
Il ricorso deve essere presentato esclusivamente dal debitore unitamente alla documentazione prescritta presso il tribunale del luogo in cui egli ha la residenza o il domicilio. Salvo diversa disposizione del tribunale, il debitore deve depositare: 1) l’elenco delle attività e delle passività; 2) un prospetto delle entrate e delle spese correnti; 3) un prospetto dei contratti pendenti e dei contratti di locazione non scaduti; 4) una dichiarazione delle relazioni finanziarie. Per adempiere a quanto sopra, dovrà fornire: l’elenco di tutti i creditori con la precisazione dei crediti relativi e la natura di essi; l’indicazione della fonte, dell’importo e della frequenza di percepimento del proprio reddito; l’elenco di tutti i beni di proprietà o di cui è in possesso; l’elenco dettagliato di tutte le spese di spese di mantenimento mensili (come ad esempio per il cibo, per i vestiti, per l’affitto, le utenze, le tasse, i trasporti, le medicine, ecc.).
Il debitore deve inoltre depositare: 5) un certificato attestante la consulenza creditizia ricevuta e copia dell’eventuale piano di rientro del debito elaborato attraverso tale consulenza; 6) prova del pagamento da parte dei datori di lavoro, se del caso, ricevuta 60 giorni prima della presentazione dell’istanza; 7) una dichiarazione del reddito mensile e qualsiasi aumento previsto di entrate o di spese dopo la presentazione; 8) e una resoconto di qualsiasi beneficio economico che il debitore abbia ricevuto rispetto ai prestiti scolastici, di istruzione o la presenza di tasse scolastiche federali o statali arretrate. Il debitore deve fornire al curatore una copia della dichiarazione dei redditi o delle trascrizioni per l’anno fiscale più recente, nonché delle dichiarazioni dei redditi presentate durante il procedimento (comprensive delle dichiarazioni dei redditi per gli anni precedenti che non erano state presentate all’inizio del procedimento).
Al momento del deposito dell’istanza deve essere corrisposta in cancelleria una tassa di deposito per il procedimento di 235 dollari e una tassa amministrativa di 75 dollari, salvo possibilità di loro rateizzazione, previa autorizzazione del tribunale. In tal ultimo caso, il numero di rate è limitato a quattro e il debitore deve corrispondere l’ultima rata entro e non oltre 120 giorni dal deposito dell’istanza. Per evidenti e comprovati motivi, il tribunale può prorogare il termine di ogni rata, purché l’ultima rata sia pagata entro e non oltre 180 giorni dal deposito dell’istanza. Anche la tassa amministrativa di 75 dollari può essere pagata a rate. In caso di presentazione di un’istanza congiunta, vengono addebitate una sola tassa di deposito e una sola tassa amministrativa. Il mancato pagamento di tali importi può comportare l’archiviazione del procedimento.
Il curatore (trustee) non si sostituisce al debitore il quale non subisce lo spossessamento, e invero non ha compito di gestire il patrimonio, bensì ha il compito di adempiere agli obblighi di riscossione dei pagamenti del debitore e di corresponsione dei pagamenti ai creditori. il debitore dunque provvederà a soddisfare i creditori mediante il curatore, sulla base del proprio reddito che percepirà per tutta la durata del piano. Il curatore manterrà comunque un ruolo fondamentale nell’ambito della fase di ammissione al passivo prima dell’approvazione del piano da parte del tribunale (al quale fornirà un parere di fattibilità o meno), e potrà proporre opposizione sia alle istanze dei creditori qualora ne rilevi il mancato fondamento sia alla richiesta di esdebitazione del debitore.
Gli individui sposati devono fornire tutte le predette informazioni anche relativamente al proprio coniuge indipendentemente che stiano presentando una istanza congiunta, istanze individuali o anche se sia solo un coniuge a presentare l’istanza solo per sé. Nel caso in cui sia un solo coniuge a presentare l’istanza, i redditi e le spese del coniuge non depositante sono richiesti affinché il tribunale, il curatore e i creditori possano effettuare una valutazione della situazione finanziaria del nucleo familiare.
Al deposito dell’istanza viene nominato un curatore imparziale con il compito di amministrare la procedura. In alcuni distretti, l’Ufficio degli Stati Uniti per i curatori o per l’amministrazione fallimentare (U.S. Trustee) nomina un fiduciario permanente addetto a tutte le procedure. Il fiduciario valuta il caso e procede alla distribuzione riscuotendo i pagamenti dal debitore ed effettuando la ripartizione tra i creditori.
Il deposito dell’istanza sospende automaticamente la maggior parte delle azioni esecutive contro il debitore o le sue proprietà. Il deposito tuttavia non sospende alcuni tipi di azioni esecutive quali quelle elencate nel Chapter 11 (Reorganization) la cui sospensione potrà essere disposta solo per un breve periodo di tempo in determinate circostanze. La sospensione opera per legge e non richiede alcuna dichiarazione giudiziaria. Fintanto che la sospensione è vigente, i creditori non possono iniziare o proseguire azioni esecutive, pignorare i salari o persino effettuare solleciti per chiedere i pagamenti. La cancelleria comunica l’apertura del procedimento a tutti i creditori i cui nomi e indirizzi sono forniti dal debitore.
L’automatic stay interrompe il procedimento di pignoramento non appena il debitore deposita l’istanza. Il debitore può quindi posporre i pagamenti scaduti ed esigibili in un ragionevole periodo di tempo. Tuttavia il debitore può perdere l’immobile di abitazione se la società ipotecaria completa la vendita tramite pignoramento immobiliare secondo la legge dello stato prima che il debitore abbia presentato l’istanza. Altresì il debitore può perdere la casa se non riesce ad adempiere alle regolari rate di mutuo che recano scadenza dopo l’ammissione al procedimento.
La procedura in relazione ai debiti del consumatore contempla anche una speciale automatic stay a tutela dei condebitori: salvo che il tribunale non disponga diversamente, un creditore non può cercare di riscuotere un debito del consumatore da qualsiasi individuo che sia responsabile insieme al debitore. I debiti dei consumatori sono quelli contratti da un individuo principalmente per scopi personali, familiari o domestici.
Contestualmente al deposito dell’istanza o al più tardi nei successivi 15 giorni, il debitore deve presentare un piano di ristrutturazione che deve soddisfare i seguenti requisiti: i) comportare l’integrale soddisfacimento dei creditori privilegiati, salvo che essi non abbiano consentito diversamente; ii) qualora vi sia la previsione di classi omogenee di creditori, in ragione degli interessi economici di essi, garantire un trattamento uniforme nell’ambito di ciascuna categoria; iii) sottoporre al controllo del curatore tutti i futuri redditi commisurati all’adempimento del piano; iv) assicurare al curatore suo tramite i regolari pagamenti di importi prestabiliti con cadenza in genere bisettimanale o mensile.
Il piano può sia prevedere una decurtazione quantitativa dei debiti (composition plan) sia una proroga delle scadenze di adempimento dei debiti (extension plan), fermo restando l’obbligo di soddisfacimento dei creditori, in tutto o in parte, mediante la liquidazione rateizzata in un arco di tempo di un triennio, salvo proroga.
Non è richiesto alcun consenso da parte dei creditori i quali, nell’intento del legislatore, sono tutelati dall’organo giurisdizionale il quale di per sé presta il proprio benestare ai fini dell’omologazione (confirmation) piuttosto in termini di ratifica degli intenti manifestati dal debitore e delle modalità da questi rappresentate, nel rispetto degli interessi al fine della specifica ristrutturazione del debito e del risanamento. Invero, solo qualora il piano appaia eccessivamente unilaterale, ingiustificatamente sbilanciato a favore di un personale tornaconto del debitore, il tribunale non concederà alcuna omologazione o ne impedirà l’esecuzione.
Tra i 21 e i 50 giorni dopo che il debitore ha presentato istanza, il curatore celebrerà l’adunanza dei creditori. Se il curatore fissa l’adunanza in un luogo in cui non dispone di personale dell’ufficio fallimentare, l’adunanza può tenersi non oltre 60 giorni dopo la presentazione dell’istanza. Durante questa adunanza, il curatore fa prestare giuramento al debitore e sia il curatore che i creditori possono proporre domande. Il debitore deve partecipare personalmente all’adunanza e rispondere a tutte le domande relative ai propri affari e alle condizioni proposte dal piano. Se marito e moglie presentano istanza congiunta, devono partecipare entrambi all’adunanza e rispondere alle domande. Al fine di preservare la propria indipendenza di giudizi, al giudice fallimentare è precluso di partecipare all’adunanza dei creditori. Generalmente le parti risolvono le problematiche relative al piano durante o subito dopo l’adunanza dei creditori. Il debitore in genere può evitare criticità assicurandosi che la proposta e il piano siano completi e accurati consultando prima dell’incontro il curatore.
Nel procedimento è previsto che per partecipare alla distribuzione dell’attivo, i creditori chirografari devono presentare le proprie istanze di ammissione al passivo al tribunale entro 90 giorni dalla prima data fissata per l’adunanza dei creditori. Le istituzioni governative, tuttavia, hanno 180 giorni di tempo dalla data di deposito dell’istanza per proporre un reclamo.
Se il debitore desidera mantenere la garanzia di un determinato credito, il piano deve prevedere che il titolare del credito garantito riceva almeno il valore del bene a garanzia. Se l’obbligazione alla base del credito garantito è stata utilizzata per acquistare la garanzia (ad esempio il finanziamento per l’acquisto dell’autoveicolo) e il debito è stato contratto entro determinati tempi prima della richiesta di apertura della procedura d’insolvenza, il piano deve prevedere il pagamento completo del debito, non solo il valore della garanzia (che può essere diminuita a causa del deprezzamento). I pagamenti a determinati creditori garantiti (ad esempio, il creditore ipotecario della casa di abitazione), possono essere effettuati oltre il piano di rientro del prestito originale (che può essere più lungo del piano proposto ai creditori) a condizione che l’eventuale morosità venga recuperata durante il piano.
Come detto, la durata del piano dipende dal reddito mensile corrente del debitore. Il periodo deve essere di 3 anni se l’attuale reddito mensile è inferiore alla media statale per una famiglia della stessa dimensione di quella del debitore e di 5 anni se l’attuale reddito mensile è maggiore di una famiglia della stessa dimensione. Il piano può prevedere un periodo inferiore solo se il debito non garantito viene pagato integralmente in un lasso di tempo inferiore.
Entro 30 giorni dall’istanza di accesso alla procedura, anche se il piano non è ancora stato approvato dal tribunale, il debitore deve iniziare ad effettuare i pagamenti ivi previsti nelle mani del curatore. Se i pagamenti di crediti privilegiati o di canoni di locazione sono dovuti prima che il piano sia confermato (solitamente pagamenti per l’abitazione e l’automobile) il debitore deve effettuare i pagamenti direttamente al creditore privilegiato o al locatore, deducendo l’importo pagato dall’importo che altrimenti avrebbe consegnato al curatore.
Entro 45 giorni dall’adunanza dei creditori, il giudice fallimentare deve celebrare l’udienza di ammissione e decidere se il piano è fattibile e soddisfa i criteri stabiliti dalla legge fallimentare. I creditori riceveranno un preavviso di 28 giorni dell’udienza e potranno opporsi alla ammissione. Sebbene possano essere sollevate una serie di obiezioni, le più frequenti sono che i pagamenti offerti nell’ambito del piano sono inferiori a quelli che i creditori riceverebbero se le attività del debitore fossero direttamente liquidate o che il piano del debitore non impegna tutto il reddito disponibile del debitore previsto per i tre anni o per i cinque anni.
Se il tribunale omologa il piano, il curatore distribuirà i fondi ricevuti nell’ambito del piano non appena possibile. Se il tribunale rigetta il piano, il debitore può presentarne un altro modificato. Il debitore può anche convertire la procedura in un procedimento di liquidazione ai sensi dei capitoli 7 (Liquidazione) o 11 (Riorganizzazione). Se il tribunale rigetta sia il piano sia il piano modificato e archivia il procedimento, può autorizzare il curatore a trattenere alcuni fondi per le spese assunte, ma il curatore deve restituire al debitore tutto l’attivo ricevuto residuo (salvo i fondi già erogati ai creditori o già scaduti e dovuti ai creditori).
Può accadere che un cambiamento delle circostanze possa compromettere la capacità del debitore di adempiere ai pagamenti previsti e dovuti da piano. Ad esempio, un creditore può opporsi o minacciare di opporsi al piano, oppure il debitore può inavvertitamente non aver elencato tutti i creditori. In tali casi, il piano può essere modificato prima o dopo l’ammissione. La modifica dopo l’ammissione non è limitata all’iniziativa del debitore, ma può anche avvenire su richiesta del curatore o di un creditore chirografario.
Le previsioni di un piano approvato vincolano il debitore e ciascun creditore. Una volta che il tribunale ha omologato il piano, il debitore deve far sì che esso abbia successo ed effettuare pagamenti regolari al curatore direttamente o tramite detrazione dalla busta paga, il che richiederà un adeguamento per vivere con un budget fisso per un periodo prolungato. Inoltre, mentre l’omologazione del piano autorizza il debitore a conservare la proprietà finché i pagamenti vengono effettuati, il debitore non può contrarre nuovi debiti senza aver consultato prima il curatore, perché un debito aggiuntivo può compromettere la capacità economica del debitore di adempiere al piano.
Il debitore può effettuare pagamenti relativi al piano tramite le trattenute sul salario. Questa pratica aumenta la possibilità che i pagamenti vengano effettuati in tempo e che il debitore adempia al piano. In ogni caso, se il debitore non effettua i pagamenti dovuti in ossequio alle previsioni del piano, il tribunale può archiviare la procedura o convertirla in una procedura di liquidazione ai sensi del capitolo 7. Il tribunale può anche respingere o convertire la procedura se il debitore non paga gli eventuali obblighi di mantenimento famigliare successivi alla presentazione del piano (ad esempio, mantenimento dei figli, alimenti) o non presenta le dichiarazioni dei redditi durante la procedura.
Il Chapter 13 contempla anche una procedura di esdebitazione (discharge) che è concessa al debitore che ha adempiuto a tutti i pagamenti previsti nel piano e a condizione che: 1) certifichi (se applicabile) che tutti gli obblighi di mantenimento della famiglia dovuti prima della stessa certificazione sono stati pagati; 2) non ha goduto dell’esdebitazione in un procedimento archiviato precedentemente entro un arco temporale determinato (due anni in caso di procedura ex chapter 13 e quattro anni in caso di procedure ex Ch. 7, 11 e 12); e 3) ha seguito e completato un corso approvato in gestione finanziaria (se il curatore o l’ufficio fallimentare statunitense per il distretto di appartenenza del debitore ha stabilito che tali corsi sono disponibili per il debitore). Tuttavia il tribunale non rilascerà la esdebitazione finché non avrà stabilito, previo avviso e udienza ad hoc, che non vi è motivo di ritenere che vi sia alcun procedimento pendente che possa comportare una limitazione all’esenzione per l’abitazione di residenza.
Il corretto adempimento alle obbligazioni di cui al piano comporta la full compliance discharge (o non-hardship discharge) che viene concessa previa istanza “as soon as praticable after completion by the debtor of all payments under the plan” (USC, § 1328) e libera sia da tutti i debiti previsti a piano sia di quelli non ammessi in sede di ammissione al passivo. Vi è da segnalare che il debitore può richiedere anche una esdebitazione indipendentemente dall’adempimento delle obbligazioni del piano, ottenendo la hardship discharge allorquando si accertino gravi difficoltà in cui è incorso il debitore per l’esecuzione del piano, non dipendenti da sua colpa. Questa seconda tipologia di esdebitazione, però, è più limitata rispetto alla completa in quanto essa non libera dai debiti garantiti e dai non-dischargeable debts. La esdebitazione “attenuata” potrà essere richiesta dal debitore solo se: 1) il debitore non riesce ad adempiere alle obbligazioni del piano per circostanza al di fuori del suo controllo e non dipendenti da propria colpa; 2) i creditori hanno ricevuto almeno quanto avrebbero ricevuto in un caso di liquidazione di cui al Chapter 7 (procedura di liquidazione dei beni); e 3) la modifica del piano non è possibile. Lesioni o malattie che precludono un impiego sufficiente per finanziare anche un piano modificato possono essere motivo di concessione della esdebitazione attenuata.
In ogni caso, è da segnalare che non vi è la liberazione piena da tutti i debiti pur anche nel caso della full discharge, in quanto è previsto che permangono estranei da essa alcune obbligazioni a lungo termine (come un mutuo sulla casa), i debiti per alimenti o per il mantenimento dei figli minori, determinate tasse, i debiti per la maggior parte dei prestiti scolastici o garantiti dal governo o, debiti di natura risarcitoria derivanti da morte o lesioni personali causate dalla guida in stato di ebrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, e i debiti da risarcimento o da sanzione penale previsti in una sentenza di condanna del debitore per un reato. Nella misura in cui non sono stati interamente pagati secondo il piano di cui al procedimento, il debitore sarà ancora responsabile di questi debiti dopo la chiusura della procedura. Da rilevare che i debiti in danaro o relativi a beni ottenuti con falso pretesto, debiti per frode o falsificazione nell’esercizio dell’attività fiduciaria, debiti per restituzione o risarcimenti riconosciuti in sede civile per atti dolosi o in mala fede del debitore che abbiano cagionato ad una persona lesioni personali o la morte saranno da intendersi coperti dalla discharge a meno che un creditore non eserciti tempestivamente un’azione finalizzata a far dichiarare tali debiti non-dischargeable.
L’esdebitazione conseguente all’adempimento della procedura di cui al Chapter 13 può comportare la liberazione da debiti per danni intenzionali e dolosi alla proprietà (non alla persona), da debiti contratti per pagare obblighi fiscali di legge e da debiti derivanti da accordi patrimoniali in procedimenti di divorzio o separazione personale.