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Long covid: olfatto e nuovi studi

Nuovi studi sui sintomi durevoli del lungo Covid
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Long covid: cosa succede all’olfatto se non torna dopo un anno?

Una patologia, quella del Long Covid,, invalidante e comune a molti. Nuovi studi spiegano i motivi
 

Long Covid: quando il coronavirus non passa

Il Long Covid, o lungo covid, come chiamato a volte in Italia, è uno strascico di malattia che colpisce chi è stato affetto da coronavirus, e continua a percepire sintomi della malattia anche dopo essersi negativizzato.

In pratica, il Long Covid è caratterizzato dalle conseguenze patologiche legate all’infezione e alla successiva negativizzazione del soggetto.

Infatti, una buona parte dei soggetti (circa il dieci per cento) dopo essere guarita continua ad accusare sintomi invalidanti e debilitanti, che durano anche oltre le 12 settimane, e che prende il nome di Long Covid.

Tra i sintomi caratteristici del Long Covid, oltre alla stanchezza, alla cefalea e all’inappetenza, il sintomo più caratteristico è caratterizzato dalla alterazione o perdita completa dell'olfatto che riguarda una percentuale di pazienti che si assesta tra il 20% ed il 25%.

Si sono registrati casi di disturbi legati all’olfatto anche in pazienti che si sono infettati un anno prima.

12 mesi, dunque, di Long Covid, che rendono la vita dei pazienti un calvario.

Si è giunti a questa conclusione grazie al primo studio prospettico realizzato al mondo, effettuato su un campione di 152 pazienti. Il progetto, coordinato da Arianna Di Stadio, professore associato di Otorinolaringoiatria all'Università di Catania, ha messo in luce risultati finora incerti.

La ricerca è stata pubblicata sulla rivista scientifica Brain Sciences, e alla stesura dello studio sul Long Covid ha contribuito anche Angelo Camaioni, direttore del Dipartimento testa-collo e della Uoc Otorinolaringoiatria dell'azienda ospedaliera San Giovanni-Addolorata.
 

Long Covid: i risultati dello studio

Secondo quanto emerso dallo studio, circa il 32,8% dei pazienti ha presentato anosmia (ovvero la perdita dell'olfatto), il 16,4% iposmia (ovvero parziale riduzione dell’olfatto), il 6,6% parosmia (ovvero allucinazione legata all’odorato) ovvero cacosmia (percezione sbagliata di un odore esistente) e il 32,8% una combinazione di iposmia e parosmia.

Per il resto, il 4,6% ha sofferto soltato di cefalea, mentre l'1,4% cefalea e confusione mentale. In particolare, la cefalea era riportata dal 50% dei pazienti e la confusione mentale dal 56,7%.
 

Long Covid: perché svanisce l’olfatto?

Lasciamo la spiegazione alla dottoressa Ariaana Di Stadio: "L’ipotesi è che la causa della perdita dell'olfatto interessi il sistema nervoso centrale. Ipotesi confermata dai risultati stessi del lavoro e da altri precedenti studi scientifici, che superano la teoria dell'ostruzione periferica. Il virus determina dunque un'infezione e infiammazione dell'encefalo che, alterando i processi di trasmissione del segnale, produce ripercussioni totali o parziali sull'olfatto con il rischio che, una volta atrofizzata la struttura (il bulbo olfattivo), l'anosmia diventi irrecuperabile. L'encefalo ripara i danni autonomamente nell'arco di uno/due anni, ma se questo non avviene è importante intervenire quanto prima, sottoponendosi a trattamenti in grado di restituire la capacità di odorare e gustare entro pochi mesi dalla manifestazione del disturbo".
 

Long Covid: la parola ai ricercatori

Sentiamo cosa dichiara Angelo Camaioni all’agenzia ADN Kronos: "L'alterazione dell'olfatto e il coinvolgimento cognitivo sono caratteristiche comuni della sindrome da Long Covid. La confusione mentale spesso descritta come 'brain fog', potrebbe influenzare l'olfatto alterando il ricordo degli odori o attraverso un meccanismo condiviso di neuroinfiammazione. Abbiamo indagato la confusione mentale, la cefalea e la funzione cognitiva in pazienti adulti con disfunzione olfattiva persistente dopo infezione da Sars-CoV-2. Questo studio trasversale multicentrico ha arruolato 152 adulti che riferivano disfunzione olfattiva afferenti a 3 centri terziari specializzati in disturbi olfattivi da Covid-19. Criteri di inclusione sono stati l'alterazione olfattiva dopo infezione da Sars-CoV-2 persistenti per oltre 6 mesi dall'infezione, età maggiore di 18 anni e inferiore a 65 anni".

E ancora: “I pazienti che riferivano cefalea, confusione mentale, o entrambe mostravano un rischio significativamente maggiore di soffrire di anosmia e/o iposmia se confrontati con la controparte senza sintomi neurologici. Nessuno dei pazienti ha riportato un punteggio ridotto al Mmse. Nella nostra coorte di pazienti post-Covid con sintomi olfattivi persistenti oltre i 6 mesi, la cefalea ed il coinvolgimento cognitivo erano associati con deficit olfattivi più severi, coerentemente con meccanismi neuroinfiammatori mediatori di una varietà di sintomi nei pazienti con sindrome Long Covid".

Una malattia seria e invalidante, il Long Covid, che ancora aspetta una sua tutela