Mina Loy: una sintesi di avanguardie
Mina Loy è stata una poetessa che ha incontrato tutte le avanguardie del primo Novecento. Cosmopolita e poliglotta ha trovato nella poesia un linguaggio con cui potesse manifestarsi e sfuggire alle convenzioni attraverso versi sciolti e liberi.
La casa editrice Le Lettere ha pubblicato la raccolta delle sue poesie, Per Guida La Luna (2003).
Subito prima che arrivasse il Novecento, ad Hampstead, piccolo sobborgo di Londra nasceva Mina Lowry all’anagrafe Mina Loy. Figlia di una inglese protestante e di un sarto ungherese fuggito all’antisemitismo nel suo paese, è stata una scrittrice, poetessa e artista eclettica che ha attraversato tutte le Avanguardie del primo Novecento.
Nata in Inghilterra, Mina Loy ha viaggiato nelle capitali europee e all’ interno dei movimenti culturali fotografandone lo spirito e le caratteristiche. Cresciuta con un’educazione protestante, Mina mostra da ragazza un’indole polemica riguardo alle convenzioni borghesi., stanca delle grigie formalità inglesi, si iscrive all’ Accademia d’Arte di Monaco di Baviera. La città le si svela come una capitale cosmopolita e aperta alle stravaganze: Mina, eccentrica tra gli eccentrici, si presenta in giro con abiti inconsueti e una pipa di terracotta in bocca.
Viene soprannominata Dusie: tu e lei in tedesco che le cuce addosso una cifra di ribellione eclettica che le rimarrà attaccata per sempre. Monaco di Baviera non riesce a tenere il passo della voracità di vita di Mina. Così nel 1906 convince i suoi genitori a spostare la sua formazione artistica a Parigi. Nella capitale francese particolarmente piovosa, com’era descritta allora, si immerge nella vita Bohemien degli artisti internazionali in una Monteparanese non ancora urbanizzata. Una ruota delle meraviglie a cui Mina Loy riesce a salire sopra: frequenta Gertrude Stein e conosce Marcel Duchamp, Apollinaire e Cocteau. E si imbatte in un pittore fotografo e arrivista inglese, Stephen Haweis che la persuade a sposarlo. Mina attraversa come una cometa il pittoresco salotto parigino.
“Dal corpo snello e gli occhi grigio blu con i capelli a forma di onde che si allungano dal centro”, così la descrive Leo Stein. Per tenere in piedi il matrimonio, Stephen Haweis decide di allontanare Mina da Parigi e di trasferirsi a Firenze.
Si stabiliscono in Costa S. Giorgio cinquantaquattro che ospiterà la nascita dei loro figli Joella e John Stephen Giles dopo aver perso la primogenita Oda Janet pochi giorni dopo il parto. Mina Loy alterna periodi di insofferenza a slanci intellettuali: frequenta il bar delle Giubbe Rosse, diventa amica di Isadora Duncan e si affascina al Movimento Futurista al quale aderisce per inclinazione naturale a rovesciare tutto ciò a cui ci conformiamo.
Dopo aver sedotto Filippo Maria Marinetti si innamora di Arthur Cravan, poeta boxeur e nipote di Oscar Wilde con cui fugge nel 1918 nel sud del mondo, Messico e Argentina in cui Cravan rimarrà disperso. Di ritorno dal Sud America, Mina Loy si ferma a vivere a New York e nel 1923 pubblica Per Guida alla Luna, il suo unico libro di poesie: una guida immaginaria nelle rotte dell’immaginazione. Nella sua poesia, Mina non segue le regole del suono e della creazione di immagini, ma i suoi versi sono un flusso, un getto continuo di parole che il lettore rincorre.
Mina Loy è stata una donna inattuale per tutte le epoche. È stata disegnata dalle Avanguardie del suo tempo e ha tracciato una prerogativa nuova per le donne: quella di essere libere e anticonformiste.
Ignoramus
Taci
canta il silenzio
dà una mezza corona a un mago
mezzo sguardo
all’eclisse nella finestra
e conta le glume
degli affari del giorno
stese nella fodera
della tua tasca
mentre cercando un compromesso
fra il perpendicolare e l’orizzontale
un altro barbone
s’appoggia
alla notturna nursery dei tranvai
Poesie per Joannes
Avremmo potuto accoppiarci
Nel momentaneo monopolio di un letto
Strapparci la carne l’una all’altro
Al tavolo della comunione profana
Dove si versa vino su labbra promiscue
Avremmo potuto dar vita a una farfalla
Con le notizie del giorno
Stampate a sangue sulle ali
Deserto Messicano
L’eruttante gemito spettrale della locomotiva
Trascina i sonagli della sua coda di legno
Nella jazz-band del tramonto
Le montagne in fila
Ergono pinnacoli di feroce solitudine
Sotto il caldo cielo alieno
Vegetali mutilati d’arsura
Trafiggono lo scottante fascino
Spalancando la terra
Monconi di cactus
E gobbe di palme
All’assalto dei tizzoni del crepuscolo