“‘ndrangheta una società segreta con un differente modello organizzativo rispetto alle altre mafie”
La ‘ndrangheta - “picciotteria” è il termine usato fino all’inizio del nuovo secolo - è infatti già presente in molti comuni della Calabria post-unitaria, ma lo Stato di allora non ne coglie l’importanza e la pericolosità.
Molti, però, non si accorsero della sua attività solo perché non ne era conosciuto il nome, mentre le azioni che segnavano il suo progredire venivano attribuite a formazioni criminali di varia denominazione che non venivano ricomprese in un’associazione riconoscibile con un nome, un’identità, un’organizzazione comune. Erano in pochi a vedere come invece quei fatti potevano essere attribuiti a un fenomeno che stava prendendo sempre più piede e andava radicandosi.
Quello che allora apparve a molti come un fenomeno nuovo e originale era in realtà la manifestazione più recente e più evidente di un fenomeno molto antico. La ‘ndrangheta, insomma, non era nata negli anni sessanta del secolo scorso, come molti scrissero e dissero.
La sua nascita avviene sotto forma di società segreta e come ogni società segreta si estendeva anche grazie ad un sapiente uso dei codici e dei rituali, di modalità simboliche e immaginifiche che avevano il potere di affascinare i giovani, di attrarli nell’orbita ‘ndranghetista, di educarli alla legge dell’omertà e alla convinzione che ci fossero altre leggi più importanti di quelle dello Stato e che tutto ciò fosse appannaggio di una società speciale, composta da “veri” uomini: gli uomini d’onore.
Sorgono così le ‘ndrine a carattere familiare e si diffondono nelle città e nei villaggi più sperduti. Ogni ‘ndrina comanda in forma monopolistica nel suo territorio ed è autonoma dalle altre ‘ndrine operanti nei territori vicini.
Il modello organizzativo della ‘ndrangheta si fonda sul “locale”, presente sul territorio laddove esiste un aggregato di almeno 40 uomini d’onore, con un’ organizzazione gerarchica che affida il ruolo di “capo società” a chi possiede il grado di “sgarrista”, regolando la vita interna su rigide e vincolanti regole: assoluta fedeltà e assoluta omertà.
Come ogni società segreta la ‘ndrangheta ha il suo codice: ecco come viene “battezzato” un locale di ndrangheta. Cioè un luogo destinato ad ospitare una riunione di malavitosi “Buon Vespro a buon vespro. Riservo questo locale come lo riservarono i nostri tre cavalieri di Spagna Osso, Mastrosso e Cracagnosso, e mi riservo bagno, cancelli e finestre. Tutti gli indegni che sono passati da qua non contano più. Se prima lo conoscevo come luogo di transito e di passaggio, da questo momento in poi lo riconosco come luogo sacrosanto e inviolabile. Con parole di umiltà è riservata questa località. Conformissimi il calice d’argento e l’ostia consacrata, con parola d’omertà e formata società. Battezzo questo locale come lo battezzarono i nostri tre vecchi antenati Osso, Mastrosso e Carcagnosso: loro lo battezzarono con ferri e catene e io lo ribattezzo con ferri e catene. Loro lo battezzarono con ferri, catene e camice di forza e io lo ribattezzo con ferri, catene camice di forza. E se loro lo attrezzarono di rose, fiori e gelsomini, io lo ribattezzo con rose fiori e gelsomini. Raccolgo i pareri miei e dei miei umili e saggi compagni, li vado a mettere in una bottiglia di cristallo finissimo con tappo d’oro e sigilli d’argento e la butto nel più profondo del mare, dove nessuno la potrà mai scoprire. E se qualcuna ci sarà, verrà portato a circolo formato e giudicato con tre o cinque zaccagnate dietro la spina dorsale come prescrivono le regole sociali”.
Il mondo esterno, separato da quello della ‘ndrina, era composto da soggetti
definiti “contrasti”, categoria inferiore destinataria di disprezzo e dagli uomini dello Stato, gratificati dal giudizio “d’infamità”.
Il modello organizzativo della ‘ndrangheta, è profondamente differente dalle altre organizzazioni mafiose: si basa sulla forza dei vincoli familiari e sull’affidabilità garantita da questi legami, un formidabile cemento che unisce e vincola gli ‘ndranghetisti uno all’altro e ne impedisce defezioni e delazioni.
Lo si vede quando esplose il fenomeno dei collaboratori di giustizia. La ‘ndrangheta ha avuto sicuramente un numero meno rilevante di collaboratori e fra essi nessuno era un capo famiglia. Né ci sono mai stati collaboratori dello spessore criminale di quelli siciliani o campani. La struttura familiare e i suoi codici morali hanno impedito a molti ‘ndranghetisti di parlare. Tra l’altro, il fatto che le ‘ndrine fossero autonome l’una dalle altre ha fatto sì che le poche collaborazioni colpissero la famiglia di appartenenza lasciando intatte le altre, anche le più vicine al loro territorio.
I dati ci indicano comunque che dal 1994 al 2007 i collaboratori di giustizia in Calabria, pongono, difatti, la ‘ndrangheta al terzo posto per collaborazioni dopo la camorra e Cosa nostra. Su un totale complessivo di 794 collaboratori di giustizia solo 100 provengono dalla ‘ndrangheta (il 12,6 %).
Il sistema criminale di questa peculiare associazione regge a condizione che non se ne alteri la natura più profonda, che non divenga cioè, una multinazionale degli affari illeciti, cosa avvenuta per le altre organizzazioni Criminali (mafia e camorra), in cui l’originario spirito criminale arretri a vantaggio dello spirito imprenditoriale. La sua forza sta nell’osmosi tra i due fattori. La metamorfosi della ‘ndrangheta in mera criminalità organizzata ne segnerebbe la rovina, ne esaurirebbe inesorabilmente la forza vitale e la leadership.
Il frequente ritrovamento nei covi dei boss, come nelle spoglie abitazioni degli affiliati, di pagine che recano vergate a mano le formule di iniziazione, il perpetuarsi nelle carceri dei riti di attribuzione dei “gradi” tra affiliati sono il segno evidente di una “cultura” criminale che non vuole recedere e che, anzi, pretende di rappresentare il collante identitario dell’associazione. Non è casuale, allora, che i sequestri di simili documenti siano stati più numerosi successivamente al profilarsi della minaccia costituita dalle seppur sparute collaborazioni di giustizia. Quasi a dimostrare una precisa opzione verso un nuovo, più convinto, rispetto dei vincoli di omertà e di solidarietà criminale. Una sorta di rinserrare le fila, costituita sul vincolo culturale e di omertà.
La ‘ndrangheta anche sul piano internazionale, si è posta nei confronti delle organizzazioni criminali degli altri paesi in termini di assoluta affidabilità, soprattutto nel campo del narcotraffico, come agli occhi dei cartelli colombiani ai quali è stata capace di offrire maggiori garanzie rispetto alle altre mafie. In particolare è apparsa più affidabile di Cosa nostra e della camorra, colpite dalla repressione e incrinate nella loro credibilità dal fenomeno dei collaboratori di giustizia.