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Piero Chiara e la legge delle tre pagine

Un aneddoto diverte sul grande scrittore di Luino
Piero Chiara
Piero Chiara

La critica letteraria, si sa, è stata spesso foriera di fraintendimenti, delusioni, rabbia, non tanto, o non solo, per il giudizio espresso, ma per la modalità di lettura e valutazione. Ci sono vere e proprie tecniche, strumenti utilizzati per poter raccogliere un parere ed esprimere una valutazione, tecniche differenti, a volte efficaci, altre un po' meno.

Ci sono critici che leggono più volte le opere che devono valutare, con cura e attenzione. Altri, invece, che leggono una pagina qui e là, prendendo le prime e le ultime righe di ogni facciata, per capire stile e contenuto. Altri, invece, che non leggono nemmeno quelle e cestinano tutto.

Poi ci sono quelli cui bastano tre pagine.

Uno di questi era il milanese Giancarlo Vigorelli, classe 1913, uno dei maggiori critici letterari italiani e tra i principali conoscitori e studiosi dell’opera di Manzoni, personalità molto influente in ambino narrativo. Si racconta che una volta Piero Chiara, viaggiando tra Milano e Roma, si trovò seduto per caso davanti a Giancarlo Vigorelli al quale qualche tempo prima aveva mandato il suo primo romanzo.

L’aneddoto ce lo racconta lo stesso Piero Chiara nel suo libro “Sale & tabacchi”, una raccolta di appunti di varia umanità e di fortuite amenità scritti nottetempo, come recita il sottotitolo, pubblicato da Mondadori nel 1989:

Aveva quasi deciso di presentarsi, quando vide che il critico toglieva dalla sua valigia un libro appena apparso, lo sfogliava, lo leggiucchiava e dopo aver scosso la testa lo gettava dal finestrino. La stessa sorte ebbero, uno dopo l’altro, una decina di altre “novità”.

Poco dopo “… Vigorelli tolse dalla valigia il libro dell’autore che aveva davanti e ne lesse qualche pagina. Il giovane, trepidante, scrutava il volto del suo dirimpettaio. Quando vide che Vigorelli, dopo aver letto alcune pagine si accingeva a lanciarlo dal finestrino, lo fermò”.

Chiara continua raccontando il dialogo surreale tra i due: “Vada avanti almeno fino a pagina diciotto, quando il protagonista conosce Ermenelinda” gli disse. “Io l’ho letto e dopo pagina diciotto l’ho trovato interessantissimo”.

“No” gli rispose Vigorelli “di un libro come questo bastano tre pagine".

Dopodiché scaraventò il manoscritto fuori dal finestrino.

La legge delle tre pagine aveva mietuto una nuova vittima, un autore che avrebbe pubblicato tantissimi romanzi e racconti e avrebbe vinto, tra gli altri, il premio Napoli e il premio Selezione Campiello. Un grande scrittore come Piero Chiara, dai cui romanzi furono tratti film celebri e fortunati, come "La stanza del vescovo", "Venga a prendere il caffè da noi", "Il balordo", "Una spina nel cuore" e "Il cappotto di astrakan".

A conferma del fatto, se ve ne fosse bisogno, che la critica è un'espressione spesso molto personale, e a volte una critica espressa non è sempre una critica giusta e veritiera.