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Principi fondamentali del procedimento penale

La città muta - Riflessi (IV)
Ph. Anuar Arebi / La città muta - Riflessi (IV)

Abstract

Il diritto di punire quale espressione del “Gewaltmonopol” dello Stato e la garanzia – da parte dello Stato –e che il procedimento a carico di chi ha violato le norme si svolga secondo le leggi vigenti, uguali per tutti. Sono, questi, due principi fondamentali della “Rechtsstaatlichkeit” e del procedimento penale.

 

Indice:

1. L’“Offizialprinzip”

2. Il principio di legalità

3. L’“Akkusationsprinzip”, quello del giudice precostituito e l’“Ermittlungsgrundsatz”

4. Il principio del “rechtlichen Gehör”

5. Il “Beschleunigungsgebot”

6. “Fair trial”

7. “Nemo se detegere tenetur”

8. Il “Grundsatz der Unmittelbarkeit” e del libero convincimento

9. L’“Unschuldsvermutung” e il “Grundsatz”: “In dubio pro reo”

10. Il principio di pubblicità

11. Il “Mündlichkeitsprinzip”

 

1. L’“Offizialprinzip”

I principi fondamentali, che assicurano la “Rechtsstaatlichkeit des Verfahrens” nella RFT, sono contenuti, oltre che nella Costituzione federale (GG), nella StPO (CPP), nella CEDU e nel “Gerichtsverfassungsgesetz” (Ordinamento giudiziario).

Tra i principi, che regolano l’inizio dello “Strafverfahren”, va menzionato anzitutto il cosiddetto Offizialprinzip, previsto dal § 152, c. 1, StPO. Riserva allo Stato l’“Einleitung” (l’inizio) e la “Durchführung” (svolgimento) dello “Strafverfahren”, al quale spetta il cosiddetto Anklagemonopol e che è l’unico legittimato a “dare avvio” a un procedimento penale (nonchè a proseguirlo, sussistendo determinati presupposti), a differenza del procedimento civile, nel quale vige la “Dispositionsmaxime” e che è nella disponibilità delle parti.

Un’eccezione all’“Offizialprinzip” è costituita dalla “Privatklage”, di cui al § 374 StPO.

Inoltre, va osservato, che l’“Offizialprinzip”, non trova applicazione, se si tratta di “reine Antragsdelikte” previsti, per esempio, dal § 123, comma 2, StGB – nel qual caso, ai fini della procedibilità, è necessaria la querela – e dal § 90, comma 4, StGB, che richiede un’“Ermächtigung” (autorizzazione) del presidente della Repubblica. La sussistenza di un interesse pubblico a procedere, è invece richiesto, qualora si tratti di “relative Antragsdelikte”.

 

2. Il principio di legalità

Il principio di legalità (“Legalitätsprinzip”) comporta l’obbligo del PM, di attivarsi, vale a dire, di procedere, se sussiste un “Anfangsverdacht” (sospetto iniziale) e, successivamente, in base all’esito delle indagini, all’“Erhebung der öffentlichen Klage” (chiedere il rinvio a giudizio) o all’“Absehen von der Verfolgung”. Ciò, sempre che, non si tratti di un’”Ordnungswidrigkeit”, nel quale caso, vige l’“Opportunitätsprinzip” (il principio di opportunità, sancito dal § 47 dell’”Ordnungswirdigkeitengesetz”), che, in un certo senso, è accostabile alla legge 689/1981 e secondo il quale, procedere o non procedere, dipende dal “pflichtgemäßem Ermessen” (discrezionalità ispirata all’osservanza dei doveri d’ufficio). Consente, questa norma, l’archiviazione, fino a quando il “Verfahren ist bei der Verfolgungsbehörde anhängig”.

Il principio di legalità non vige, in alcuni casi – anche nell’ambito di fatti costituenti reato; si vedano i §§ 153 e segg. StPO, che consentono, o la “Verfahrenseinstellung” (NDP) “aus Zweckmäßigkeitsgründen”, per cui, può dirsi, che trova applicazione – in parte – l’“Opportunitätsprinzip”.

 

3. L’“Akkusationsprinzip”, quello del giudice precostituito e l’“Ermittlungsgrundsatz”

L’“Akkusationsprinzip”, è sancito dal § 151 StPO, per effetto del quale, ai fini dell’inizio di un processo penale, è necessaria l’“Erhebung der öffentlichen Klage” (richiesta di rinvio a giudizio) da parte del PM, mentre la decisione sull’“Eröffnung des Hauptverfahrens” è di competenza del giudice. La sentenza può riguardare soltanto un fatto indicato nell’“Anklageschrift” (imputazione). L’“Akkusationsprinzip” si distingue dall’“Inquisitionsprinzip” - che comporta identità tra “Ermittler, Ankläger und Richter” (stessa persona, che procede alle indagini, dispone il giudizio e che giudica a seguito di dibattimento).

La Costituzione federale (articolo 101), prevede il principio “des gesetzlichen Richters” (del giudice precostituito (per legge)). Per quanto concerne la competenza del giudice, devono sussistere criteri oggettivi, nel senso, che il giudice deve essere determinato prima dell’inizio del procedimento.

L’“Ermittlungsgrundsatz”, detto anche “Untersuchungsgrundsatz” o “Instruktionsprinzip” (§§ 155, comma 2, 160, comma 2 e 244, comma 2, StPO), obbliga gli organi preposti alla “Strafverfolgung“, di accertare i fatti “von Amts wegen“ (d’ufficio) e questo accertamento deve avvenire “umfassend” (compiutamente). Si parla, in proposito, anche di principio “der materiellen Wahrheit” (della verità materiale), nel senso che deve essere acclarato, quanto effettivamente avvenuto “und sich nicht mit der reinen, prozessualen Wahrheit zufrieden geben”.

Il principio de quo, è diametralmente opposto alla “Verhandlungsmaxime” vigente nel processo civile, nel quale determinanti, ai fini della decisione, sono soltanto i fatti allegati (e provati) dalle parti (“iuxta alligata et probata”).

 

4. Il principio del “rechtlichen Gehör”

Altro principio di fondamentale importanza, è quello “des rechtlichen Gehörs”, sancito dall’articolo 103 della Costituzione federale (GG). A colui, contro il quale si procede, deve essere offerta la facoltà, di prendere posizione su quanto gli è stato contestato. Espressione di questo principio, è - anche - la facoltà, riconosciuta all’imputato (§ 258, comma 2, StPO), di avere la parola per ultimo.

Il “Grundsatz des rechtlichen Gehörs”, deve essere osservato, non soltanto nel dibattimento, ma in tutte le fasi del procedimento (si vedano i §§ 33 a, 311 e 356 a StPO).

 

5. Il “Beschleunigungsgebot”

Il “Beschleunigungsgebot” viene derivato dall’articolo 2, comma 1, in relazione all’articolo 20, comma 3, della Costituzione federale e dall’articolo 6, comma 1, 1^ parte, della CEDU. L’intero procedimento penale (ivi inclusa la fase delle indagini), deve essere condotto con celerità. Ciò, al fine di far sí, che le “Belastungen” dell’indagato/imputato siano contenuti entro i più ristretti limiti possibili e per garantire allo stesso “chiarezza” in ordine a quanto gli viene addebitato. Espressione del “Beschleunigungsgebot”, è anche la “Konzentrationsmaxime”, prevista per il dibattimento, che deve essere visto come unità (“Einheit”). La durata delle interruzioni e delle sospensioni dell’”Hauptverhandlung”, deve essere breve, come dispone il § 229, comma 1, StPO.

In tal modo, si tende a prevenire, che “rapporti privilegiati” tra certi signori, possano far sí, che vengano disposti rinvii su rinvii, che terminano poi soltanto quando (gran) parte dei reati è prescritta e l’imputato riesce a evitare il carcere, mentre coloro, che hanno risparmiato, magari anche per più di 20 anni, al fine di vedere realizzato il sogno di avere una casa in proprietà, non soltanto hanno visto “andare in fumo” parte di quanto racimolato, ma si sentono pure beffati. Che una “giustizia” del genere sia tale da perdere credibilità, è più che ovvio, specie se i “turlupinati” sono una decina o una ventina.

Va notato, che il BGH (Corte suprema federale) non considera l’“überlange Verfahrensdauer” come “Verfahrenshindernis”, a meno che la durata del procedimento non sia eccezionalmente lunga; in questo senso, si veda BGHSt 46, 159. Nel passato, dell’eccessiva durata del procedimento, si era tenuto conto in sede di determinazione della pena. Secondo l’attuale giurisprudenza del BGH, dell’”überlangen Verfahrensdauer”, va tenuto conto in sede di esecuzione della pena, concedendo al condannato uno “sconto” di pena.

 

6. “Fair trial”

Il principio del “fair trial” (“des fairen Strafverfahrens”) è desunto dall’articolo 20, comma 3, della Costituzione federale e dall’articolo 6, comma 1, parte 1^, della CEDU. Altri propendono per la tesi della “Herleitung” dal combinato disposto di cui agli artt. 1, comma 1, parte 1^, 20, comma 3, 101, comma 1 e 103 della Costituzione federale, nonché dall’articolo 6, comma 1, 1^ parte, della CEDU. La Corte EDU, nel caso, in cui vengono dedotte violazioni concernenti singole norme, procede a una valutazione complessiva, per accertare, se, sulla base della stessa, il procedimento debba essere, nel suo insieme, ritenuto “unfair” (non rispondente ai canoni del cosiddetto giusto processo).

Il BGH non ravvisa, qualora venga violato il principio del “fair trial”, di regola, un “Prozesshindernis”, anche se, spesso, si ravvisa inutilizzabilità delle prove assunte.

 

7. “Nemo se detegere tenetur”

Il “Grundsatz der Selbstbelastungsfreiheit”, detto anche principio del “Nemo se detegere tenetur”, viene dedotto, anch’esso, dal combinato disposto dell’articolo 2, comma 1, in relazione all’articolo 1, comma 1, della Costituzione federale ed è considerato un’applicazione specifica del “Fair-Trial-Prinzip”. Sancisce, il “Nemo se detegere tenetur – Prinzip”, il diritto dell’indagato/imputato, di tacere e di non dover “collaborare” attivamente al procedimento, che è condotto nei suoi confronti.

Per quanto concerne gli effetti del principio de quo, la Corte Suprema Federale (BGH) reputa, che la ratio dello stesso sia individuabile nella libertà dell’indagato/imputato, di non dover rendere dichiarazioni autoaccusatorie (ord. BGHSt 42, 139).

Per la Corte EDU, il diritto di tacere, che è l’assenza dell’obbligo “sich selbst zu belasten”, implica, anzitutto, che l’indagato/imputato venga preservato da misure coercitive illecite, per ottenere – attraverso le stesse – elementi di prova a suo carico. Ma, ha statuito questa Corte, l’applicabilità di questo principio, non è circoscritta a situazioni, in cui l’indagato/imputato, deve far fronte a atti coazione, essendo inclusa pure la garanzia, che non venga fatto ricorso a “Täuschung” (inganno).

 

8. Il “Grundsatz der Unmittelbarkeit” e del libero convincimento

Passiamo al “Grundsatz der Unmittelbarkeit“ (§§ 250, 261 StPO). Sancisce questo principio, che i fatti, da porre a base della decisione, debbano, in linea di massima, essere accertati nel corso del dibattimento. Una delle eccezioni a questo “Grundsatz”, è costituita dall’utilizzabilità delle deposizioni dei testi “vom Hörensagen” (per sentito dire), che riferiscono (soltanto) quanto appreso da altri). Secondo il BGH, l’“Unmittelbarkeitsgrundsatz”, non viene leso in questi casi.

Il principio del libero convincimento del giudice (“Grundsatz der freien richterlichen Beweiswürdigung), è previsto dal § 261 StPO. Per effetto di questo “Grundsatz”, il giudice decide in base al proprio convincimento, tratto dalle risultanze del dibattimento. Sussistono, però, tre eccezioni a questo principio: 1) divieti di inutilizzabilità, 2) le “gesetzlich normierten Ausnahmen” (§§ 190 StGB (CP) e 274 StPO) nonché 3) il rispetto dei diritti processuali sanciti in favore dell’imputato (qual è, per esempio, il diritto di tacere). All’imputato, che si avvale di questa garanzia, non devono derivare conseguenze negative.

 

9. L’“Unschuldsvermutung” e il “Grundsatz”: “In dubio pro reo”

Il § 261 StPO e l’articolo 6, comma 2, CEDU, prevedono la cosiddetta Unschuldsvermutung e il “Grundsatz in dubio pro reo”. Se la responsabilità dell’imputato non può essere accertata senza dubbio (“zweifelsfrei”), opera, in favore dello stesso, la presunzione di innocenza (“Vermutung seiner Unschuld”). Inoltre, qualora un fatto non possa ritenersi provato, il principio “in dubio pro reo”, implica, che il giudice deve “ von der, für den Angeklagten günstigeren Variante ausgehen”. Il principio de quo, trova applicazione, per quanto concerne la responsabilità dell’imputato, ma non anche per “Verfahrensfehler” (violazioni di norme di carattere procedimentale).

Dottrina e giurisprudenza del passato, avevano negato, che il principio ”In dubio pro reo”, potesse trovare applicazione per quanto concerne le “Prozessvoraussetzungen” (presupposti processuali). L’attuale giurisprudenza del BGH, distingue tra le varie “Prozessvoraussetzungen” ed è per l’applicabilità, in materia di prescrizione (si veda BGHSt 18, 274) e di “Verhandlungsfähigkeit” (capacità dell’imputato di partecipare coscientemente al processo).

 

10. Il principio di pubblicità

Il § 169, comma 1, parte 1^, del GVG (“Gerichtsverfassungsgesetz” – Ordinamento giudiziario) e l’articolo 6, comma 1, parte 1^, CEDU, prevedono il “Grundsatz der Öffentlichkeit” (principio di pubblicità), secondo il quale, tutti possono – salvo eccezioni previste per legge - assistere al dibattimento. Eccezioni sono contemplate, per esempio, dai §§ 169, 170 e segg. GVG (in materia di tutela della privacy) nonché dal § 48, comma 1, dello “Jugendgerichtsgesetz” (Legge, che disciplina il procedimento penale a carico di imputati minorenni).

 

11. Il “Mündlichkeitsprinzip”

Principio di oralità. Il “Mündlichkeitsprinzip” comporta, che la sentenza può essere basata soltanto su ciò che è stato “in der Hauptverhandlung erörtert worden”. Ne consegue l’obbligo, che dei documenti debba essere data lettura nel corso del dibattimento. Per quanto riguarda “Videovernehmungen” di testi, le stesse sono ammissibili – in sostituzione dell’esame dinanzi al giudice del dibattimento - se proiettate nella sala di udienza. Condizione per l’ammissibilità, è che sussista il rilevante pericolo di un grave nocumento per l’esaminando teste, se questi venisse sentito personalmente nella sala di udienza. Dato che le dichiarazioni del teste, benché fisicamente non presente in udienza, vengono trasmesse (in contemporanea, a voce ed per immagine) alla sala di udienza, è salvaguardato il principio di oralità, anche perché le parti possono rivolgere domande a questo teste.