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Qi gong

Qi gong
Qi gong

Wang non è una persona usuale. Il suo sorriso sincero, i suoi modi gentili, la sua cultura, tutto rivela in lui una persona unica. Inoltre, anche quando non parla trasmette una sorta di energia terapeutica che viene avvertita da chi è presente, per cui anche se uno si sente un po’ giù riesce a tornare a sorridere.

Nel lontano periodo in cui ho vissuto in Cina ha rappresentato per me la possibilità di apprendere dal vivo ciò che negli anni della Rivoluzione Culturale è stato negato, l’antica cultura cinese.

Gli sono debitore e forse per questo la mia mente spesso lo conduce con riconoscenza nella mia casa.

Dal mio diario:

“La sua casa è umile, ma lui mi accoglie sempre con affetto. Di solito gioco con le sue bimbe e lui prepara dei jiaozi (ravioli) da gustare insieme, appositamente vegetariani per me.

Alle volte mi fa accomodare ed inizia a narrarmi di taoismo, confucianesimo, buddhismo, i tre pilastri della cultura tradizionale cinese che è proprio come gli antichi tripodi di bronzo che ho osservato nei musei di qui.

Da Wang il tempo non è mai sprecato. Mi tratta come un amico e, anche facendo alle volte a meno di parole, mi aiuta a crescere.

Questo pomeriggio da lui ci sono due persone che lui mi presenta come maestri di qi gong. Ho sentito parlare di questa disciplina, ma non ho mai avuto delle esperienze dirette. Quello che so è che probabilmente tutto iniziò nel I secolo della nostra era, quando il buddhismo arrivò in Cina dall’India. Con esso giunsero conoscenze molto più remote là sviluppate e lo yoga, che in sanscrito significa “unione” e mira a ricongiungere l’anima dell’individuo (“Atman”) con quella dell’Universo (“Brahman”).

Le tecniche di respirazione utilizzate furono la base per lo sviluppo di discipline multiformi finalizzate a volte al benessere psicofisico, a volte al combattimento, ma che sempre presupponevano il controllo dell’energia vitale, in sanscrito chiamata “prana” ed in cinese “qi”. Questa energia può essere distribuita in tutto il corpo o, se necessario, concentrata in un solo punto di esso.

Il più anziano dei due ospiti ha probabilmente una età compresa tra i settanta e gli ottanta anni. La padronanza del suo corpo è tale che davanti a me ingoia delle sfere di metallo e poi le espelle senza alcun singulto.

Si lega quindi una corda ad un orecchio, me ne porge l’altro capo e mi dice di tirare. Io ho timore di fargli male e tiro solo lievemente, ma lui mi incita a farlo con forza, con tutta la mia forza. Lo faccio, ma a questo punto è lui a trascinare me. Tutto il mio corpo è proteso all’indietro, ma lui, o meglio il suo orecchio, mi fa spostare in avanti.

In lui non c’è intenzione di stupirmi, ma quella di farmi conoscere qualcosa.

Fra noi non c’è separazione tra chi sa e chi apprende, tra maestro e allievo, ma la complicità che si crea fra persone che si capiscono nonostante le barriere linguistiche e culturali, che condividono la curiosità di capire e la consapevolezza di essere in questo vicini.

Un antico proverbio cinese recita: "Fra i quattro mari (cioè al mondo) tutti sono fratelli."