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Reddito di cittadinanza: modifiche e correttivi

Le modifiche nella manovra di bilancio
piazza del duomo, lecce
piazza del duomo, lecce

Perdita del Reddito di Cittadinanza senza presenza ai Centri per l’impiego e décalage dopo il primo rifiuto di un’offerta “congrua”: sono solo alcune delle novità nella manovra di bilancio all’esame del Parlamento. Al momento restano fuori molte proposte avanzate dal Comitato scientifico, ma il vero problema rimane la mancanza di una domanda di lavoro adeguata.

 

Reddito di cittadinanza: le modifiche all’esame del Parlamento

Sono diverse le modifiche al Reddito di Cittadinanza contenute nel testo della legge di bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri ed ora all’esame del Parlamento.

Innanzitutto è previsto il rifinanziamento della misura con un incremento delle risorse dedicate (circa un miliardo dal 2022 al 2029). D’altra parte, però, si prevede un décalage per i beneficiari c.d. “occupabili” a seguito del primo rifiuto di un offerta di lavoro considerata “congrua”: in questi casi il taglio al Reddito di Cittadinanza ammonterebbe a 5 euro al mese.

Maggiori controlli vengono richiesti ai Comuni che dovrebbero effettuare ‹‹verifiche sostanziali e controlli anagrafici›› a campione sulla composizione del nucleo familiare e sul possesso dei requisiti. Anche l’INPS dovrebbe verificare ‹‹preventivamente e tempestivamente›› nelle proprie banche dati la rispondenza dei dati anagrafici, di residenza, di soggiorno e cittadinanza dichiarati nella domanda, comunicando ai Comuni le posizioni dubbie per ulteriori accertamenti da effettuare entro 120 giorni (nei quali l’erogazione del Reddito di Cittadinanza sarebbe sospesa).

Nella bozza in discussione passerebbe da tre a due il numero di offerte congrue non rifiutabili dai percettori del Reddito di Cittadinanza a meno di perdere il diritto al beneficio.

Potrebbero cambiare, inoltre, gli stessi parametri di “congruità” dell’offerta: 80 chilometri (e non più 100) la distanza massima del luogo di lavoro dalla residenza del beneficiario.

Resterebbe invariata, invece, la raggiungibilità del luogo di lavoro in 100 minuti con i mezzi pubblici e nessun vincolo territoriale sarebbe previsto per la seconda offerta.

Altra novità prevista nel testo è la perdita del Reddito di Cittadinanza qualora il percettore non si presenti almeno una volta al mese presso i Centri per l’impiego, salvo un comprovato giustificato motivo.

Si estenderebbe anche l’ambito di applicazione degli incentivi in favore dei datori di lavoro che assumono beneficiari del Reddito di Cittadinanza: l’esonero contributivo, pur sempre nei limiti dell’importo mensile del Reddito (e per massimo 750 euro al mese) - finora previsto per le sole assunzioni con contratto a tempo pieno ed indeterminato - si allargherebbe ai contratti a termine e part-time.

Infine, anche per il Redito di Cittadinanza, la fase di mediazione tra domanda e offerta di lavoro potrebbe vedere coinvolti soggetti privati accreditati (le Agenzie per il lavoro).

 

Le proposte di modifica del Comitato scientifico

Nonostante il Ministro Orlando, durante la presentazione della Relazione del Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, abbia evidenziato quanto questa sia “estremamente attendibile” e come costituisca “un punto di riferimento per ogni discussione sul tema”, sembrerebbe che solo poche delle proposte avanzate dal Comitato scientifico siano approdate nel testo della legge di bilancio attualmente all’esame del Parlamento.

Nella Relazione del Comitato, presieduto dalla Prof.ssa Chiara Saraceno ed istituito presso il Ministero del Lavoro, il Reddito di Cittadinanza viene definito ‹‹uno strumento indispensabile, ma con alcune criticità››. Per porvi rimedio lo stesso Comitato ha avanzato dieci proposte di intervento sugli aspetti considerati più problematici. In particolare:

  • per i cittadini stranieri, si propone di portare il periodo di residenza in Italia, necessario per ricevere il Reddito di Cittadinanza, da 10 a 5 anni;
  • per le famiglie, si propone che, in caso di decadenza dal diritto al Reddito di Cittadinanza a causa della non ottemperanza agli obblighi da parte di un componente della famiglia, la decadenza valga solo per quest’ultimo (pro quota) e non per l’intero nucleo;
  • per i lavoratori, si propone il cumulo tra il Reddito di Cittadinanza e una percentuale dell’eventuale nuovo reddito da lavoro, al fine di renderne conveniente la ricerca, prevedendo tale modalità anche per i titolari del Reddito di Cittadinanza che già lavorano (per evitare ingiustificate differenze tra poveri);
  • per evitare un uso distorto del Reddito di Cittadinanza, si propone l’abolizione dell’obbligo di spendere l’intero contributo economico entro una scadenza predefinita ed una riduzione dei vincoli sull’utilizzo;
  • per promuovere le assunzioni dei percettori di Reddito di Cittadinanza, si propone l’estensione dell’attuale incentivo alle imprese anche nel caso di assunzioni con contratto a tempo indeterminato part-time ed assunzioni con contratto a tempo determinato (ma con orario pieno e durata almeno annuale).

Infine meritano di essere ricordate anche le proposte relative alla revisione dei criteri di accesso al Reddito di Cittadinanza e alla rimodulazione del beneficio economico in favore delle famiglie numerose e con minori (oggi penalizzate), oltre ad una maggiore flessibilità nella considerazione del patrimonio.

 

Le principali criticità del Reddito di Cittadinanza

La Prof.ssa Saraceno, intervistata da Il Manifesto lo scorso 10 novembre, è netta: quella nella legge di bilancio non sarebbe una vera e propria riforma del Reddito di Cittadinanza.

Difatti, a suo dire, oltre al rifinanziamento della misura (considerato importante), si tratterebbe per lo più di ‹‹una stretta sui controlli ex ante›› e di ‹‹un irrigidimento delle penalità››.

La sociologa si sofferma, poi, su alcune criticità rilevate dal Comitato per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, da lei presieduto: l’offerta di lavoro, ad esempio, dovrebbe considerarsi “congrua” anche se di un solo mese, purché si tratti di lavoro a tempo pieno e pagato il giusto. Ciò perché ‹‹chi è “preso in carico” ha bisogno di entrare nel mercato del lavoro e fare un’esperienza››.

La preoccupazione della Saraceno, infatti, è che le persone che percepiscono il Reddito di Cittadinanza ‹‹siano messe in grado di diventare occupate in maniera dignitosa. Vivere di assistenza non è il massimo››. Da qui l’auspicio dell’introduzione della possibilità di cumulo, già prevista in altri paesi europei e negli Usa: si potrebbe ‹‹affiancare al sostegno un reddito da lavoro entro un certo livello››.

Sulla perdita del Reddito di Cittadinanza in caso di rifiuto di una seconda offerta di lavoro a grande distanza dalla residenza del percettore o, addirittura, su tutto il territorio nazionale, la Saraceno è scettica: ‹‹Ma quale imprenditore di Trieste o Bolzano cercherebbe chi prende il Reddito e abita a Messina? Sono decisioni che rafforzano una narrazione negativa sui percettori del Reddito senza in realtà toccare il problema››.

Anche sul décalage la speranza della Saraceno è che riguardi solo la quota di Reddito di Cittadinanza di chi rifiuta l’offerta, senza danni per tutta la famiglia.

Note dolenti anche il vincolo alle spese con la carta del Reddito e i limiti d’accesso per gli stranieri.

Sul primo punto la sociologa è chiara: ‹‹si è pensato che questa norma potesse incentivare i consumi››, ma si tratta di ‹‹una norma assurda, risultato di una visione moralistica dei poveri a cui si pretende di insegnare come vivere››.

Sull’accesso degli stranieri al Reddito di Cittadinanza, infine, la Saraceno ricorda che ‹‹i 10 anni sono il requisito di residenza legale più alto al mondo››: si tratta di persone tra le più povere e che pagano le tasse. L’esclusione dall’accesso al Reddito di Cittadinanza così a lungo ‹‹rischia di peggiorare le loro condizioni fino a un punto di non ritorno. Senza contare che ci sono i minori. Colpirli significa aumentare i costi sociali dell’esclusione. La misura costerebbe 300 milioni in più, considerate le risorse stanziate è sostenibile. Non farlo sarebbe miope.››.

D’altronde il sospetto è che la miopia del legislatore abbia accompagnato il Reddito di Cittadinanza sin dall’inizio (D.l. 4/2019 come convertito dalla legge 26/2019), quando fu pensato come misura di politica attiva del lavoro e, al contempo, come misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale.

La promozione del lavoro necessita di strumenti diversi ed adeguati. Il vero problema, come ricorda la Prof.ssa Saraceno, è che ‹‹in Italia manca una domanda di lavoro adeguata alle caratteristiche di potenziali lavoratori molto fragili, con basse qualifiche, che non possono aspirare a redditi alti››, ed evidentemente non è un problema che può risolversi con la sola riforma del Reddito di Cittadinanza.