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Renzi vs Conte nel foro boario della politica

Matteo Renzi
Matteo Renzi

Renzi vs Conte è per me un divertissement culturale, esente da qualsiasi significato politico.

Chiunque vinca ho la certezza psicologica che l’Italia perda. Matteo Salvini e la Lega si sono suicidati politicamente sostenendo il Conte 1, così Nicola Zingaretti e il PD sostenendo il Conte 2. Come cittadino spero che entrambi escano dalla scena politica per sempre. Come studioso di comportamenti organizzativi delle leadership sono invece molto interessato alle modalità del loro scontro.

La mossa del cavallo di Matteo Renzi è stato un piccolo gioiello politico comunicazionale. Giuseppe Conte era in mezzo al guado della sua gestione fallimentare del Virus e l’ammontare del Recovery Fund gli aveva dato alla testa. Quando Renzi ha capito che i nodi stavano arrivando al pettine e lui poteva cavalcarli per primo, stante l’opposizione moscia del centro destra e la ritrosia a muoversi del PD, l’ha colpito.

Il numero dei morti per milioni di abitanti (unico parametro per giudicare i Governi nella gestione del rapporto salute-economia) ci ha portando ai vertici della classifica dei peggiori al mondo. Per carità di patria fingiamo di non ricordare le ironie del governo e delle sue claque su Jair Bolsonaro e sulla Svezia socialdemocratica di Stefan Löfve. E pure le vanità primaverili di essere addirittura i “migliori al mondo”, la serie di menzogne estive, fino all’apoteosi di pubblicare (e subito ritirare!) il libro “Perché guariremo” (sic!). Il New York Times di recente ha ridicolizzato il governo proprio con i “numeri”. Osceno poi il tentativo di colpevolizzare i cittadini, quando siamo in assenza persino di un piano pandemico aggiornato, la Bibbia di qualsiasi ministro della Salute degno di questo ruolo.

Renzi aveva fatto nascere il Conte 2 dal nulla, ora con un tratto di penna vuole sfrattarlo dal potere. Solo una leadership inetta poteva pensare di appropriarsi del malloppo di 209 mld €, senza far partecipare gli altri compari al banchetto, figuriamoci le florentin. La giustificazione del licenziamento è impeccabile: Conte 2 era nato per non dare i pieni poteri a Salvini e ora lui se li voleva prendere con la furbata dei 6 CEO? Giammai!

Rispetto a 14 mesi fa lo scenario è però profondamente cambiato, le elezioni non le vuole più nessuno. Così come nessuno dotato di un minimo di senso delle istituzioni potrebbe affidare a incompetenti e pure inetti, quella massa di denaro. Di conseguenza, Conte e il suo pendant Renzi non sono più strategici, i loro adepti non rinunceranno mai allo stipendio. Quindi i loro voti saranno comunque sempre disponibili nel Foro Boario del Parlamento. È nel Foro Boario che si esercita ormai la democrazia che purtroppo coincide con la sottomissione al sistema.

Comunque sia l’Establishment ha da tempo pronto il successore di Conte. Basta cambiare scene, costumi, musiche e in poco tempo il rito si può compiere. Tutti gli attori si riposizioneranno all’istante: gli intellò, i virologi, noi dei media. E il Presidente, nell’oasi del Colle, potrà vivere sereno il suo semestre bianco. Quindi, come dicono i colti, nulla di nuovo sul fronte occidentale.

Ma c’è un ma. L’Establishment è spaccato. Entrambe le correnti che lo compongono paiono non disponibili a un compromesso per un governo del Presidente, anzi la fazione più arrogante vuole prendersi il banco.

Qua mi fermo. Dal mio lockdown volontario provo tenerezza, lo confesso, per costoro. Sono vissuto con loro per metà della mia vita, li conosco bene pur non riconoscendoli più: l’egoismo li sta divorando. Non l’egoismo nobile, geniale di Adam Smith ma quello dei sociopatici del politicamente corretto, del CEO capitalism, nel quale stanno precipitando

Ringrazio Dio di avermi fatto apòta, così posso, sbagliando, non prendere costoro sul serio.

Zafferano.news