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Ricordi cinesi

Cina
Cina

In Cina arrivai affascinato dalla magia degli ideogrammi che avevo conosciuto durante una esperienza di vita in Giappone, presso un mio prozio che lì lavorava. Erano anni di poco successivi alla Rivoluzione Culturale, che di culturale aveva avuto solo il nome.

Si potevano fare esperienze davvero interessanti fra la gente, che era avida di un contatto con l’Occidente ed era al contempo semplice e raffinata, curiosa ed ospitale.

Diverso era il caso dei funzionari.

Dalle pagine del mio diario:

 

La pagoda di maiolica

“In Cina arte e religione hanno creato un raffinato connubio millenario. Tuttavia, la Rivoluzione Culturale ha incrinato il pacifico arricchimento della gente mediante la cultura tradizionale. Per paura che divengano prove d’accusa, molti sono arrivati a distruggere opere d’arte o antichi libri che tenevano in casa.

L’Istituto di Lingue della capitale dove studio, per provare che dopo l’ondata di fanatismo durata dieci anni ora la situazione è tornata alla normalità, ha organizzato per questa mattina una gita alle Colline Profumate.

Nel parco si erge gialla e verde come un gioiello la pagoda di maiolica, rivestita di statuette buddhiste in posizione di meditazione. Avvicinandomi al monumento, tuttavia, scorgo chiaramente come molte manchino della testa, distrutta durante il periodo del furore ideologico. Il responsabile politico che mi accompagna, interrogato in proposito, mi spiega: “Sono stati gli agenti atmosferici”.

È una occasione troppo ghiotta per lasciarmela sfuggire ed io, con falsa innocenza, ne approfitto: “Intendi dire il vento e la pioggia?” “Certamente” “Beh, le statuette in alto hanno tutte ancora la testa, ma non è certo strano. È risaputo che la pioggia e gli agenti atmosferici colpiscono solo in basso”. Anche le piccole soddisfazioni danno gusto alla vita.”.

 

La città segreta

“Ieri è stato comunicato ad otto studenti stranieri fra cui me che ci porteranno a visitare le “gallerie”. Cosa si intenda con tale termine non è chiaro, né dato sapere. Comunque, per spezzare la monotonia delle giornate di studio qualsiasi cosa è benvenuta. Veniamo condotti a Qian Men, quartiere situato a Sud della grande piazza Tian An Men, e lì dentro un negozio di tessuti.

Il passare dei minuti non aiuta a capire le ragioni di quella visita. Sugli scaffali sono ammucchiati in bell’ordine rotoli di seta e di altri tessuti. Ad un certo punto ci viene chiesto di addossarci ad una parete e … meraviglia. Qualcuno dietro ad un bancone muove una leva nascosta e una parte del pavimento comincia a ruotare, lasciando intravedere un passaggio segreto.

Ci spiegano che è questa una delle tante entrate alla segreta città sotterranea, immenso bunker antinucleare costruito in previsione di un atteso attacco dei russi. Davanti ai nostri occhi si rivela un doppio labirinto di cunicoli, a 8 metri e a 15 metri di profondità, intervallato da magazzini dove possono essere stipate armi, cibo, persone. Questa sola sezione della città sotterranea, ci viene detto, può ospitare nell’arco di 5-6 minuti fino a diecimila persone.

Tornati all’Istituto, mi chiedo il motivo per il quale le autorità ci hanno svelato un tale segreto. Ne deduco che, reputandoci potenziali spie, volevano fare arrivare ai nostri governi il messaggio che la Cina è sempre pronta ad affrontare altre eventuali guerre.”.

 

Un autista di autobus

“Gli autobus che circolano a Beijing sono del tipo a due carrozze unite. Gli autisti sono spesso donne, ma quello sul quale saliamo questa mattina io e il mio amico Rolf è guidato da un uomo. Siamo diretti alla stazione ferroviaria, dove ci attende ciò che ormai conosciamo bene: un treno a vapore e venti di ore di viaggio avvolti nella polvere di carbone del locomotore.

Alla fermata i minuti trascorrono lentamente in una inutile attesa fino a che ci appare evidente che abbiamo fatto male il calcolo del tempo necessario e siamo ormai in ritardo. L’autobus finalmente arriva, ma l’andatura non promette bene.

Non c’è altro da fare e così, vergognandoci, andiamo a parlare con il conducente. “Compagno, siamo due studenti stranieri. Stiamo andando alla stazione ferroviaria, ma temiamo che sia tardi e forse perderemo il treno” “Questo non sarà”, risponde l’autista e, prendendo il microfono delle comunicazioni di bordo, avverte i passeggeri: “Compagni, abbiamo due amici stranieri a bordo che devono arrivare in tempo alla stazione. Tenetevi forte!”. Ciò detto l’autobus, incitato da tutti, adotta tutt’altra velocità ed il ritardo, tra la soddisfazione generale, viene recuperato. Nessuno solleva obiezioni e la cosa sembra a tutti assolutamente normale.”