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Riforme istituzionali e prosecco

Prosecco
Prosecco

Dopo diversi mesi, siamo giunti alla chiusura, peraltro già dall’inizio prevista, di questo ciclo di articoli obliqui sul vino e la legge, che ha visto diversi sbandamenti e deviazioni, tutte piacevoli e interessanti.

Questo non significa che i temi relativi a cibo, vino e alcolici non torneranno in questi lidi sotto altre forme e differenti rubriche.

Sono materie troppo interessanti e importanti per svanire dalle pagine di Filodiritto ed essere abbandonate dopo tutto questo cammino..

Quello invece che è sicuro è che il mio impegno con Luca Martini, co-direttore insieme a me della rubrica “VinoDiritto”, termina qui.

Il mio saluto avviene con un ultimo breve e ironico, spero, contributo, che ho avuto il piacere di scrivere qualche giorno fa.

E che sia un arrivederci e un prosit!

La riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari di 345 unità (230 deputati e 115 senatori) genererà, quando andrà a regime, un risparmio netto di 57 milioni annui, pari allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana.

Bene, anche questo fa cassa, e dà anche qualche segnale morale. Il problema è che non si può impegnare una divisione per conquistare una casamatta da dove spara un cecchino, e lasciare intatti, a fianco, i bunker con le mitragliatrici e i cannoni. È una questione di priorità, di visioni di insieme, di strategia. Tutte cose che a qualcuno non interessano. No ai programmi aziendali di sviluppo, conta solo il contratto per vendere o comprare due chili di mostarda. Non importa vincere la guerra, importa far fuori il cecchino.

Il rapporto economico sul Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore presentato due anni fa ci dice che il valore della produzione del prosecco sfiora i 500 milioni di euro. Sono circa 90 milioni di bottiglie a circa 5.5 euro a bottiglia ciascuna.

Le esportazioni di prosecco ci portano 181 milioni di euro. Negli Stati Uniti si vendono 2.8 milioni di bottiglie. Finché dura, cioè finché non mettano dazi pure sul prosecco. A essere interessati, per ora, sono soprattutto i prodotti caseari, colpiti da dazi su un valore di 260 milioni di euro (circa lo 0,60% dell’export italiano verso gli USA). Oltre ai formaggi sono colpite le esportazioni di 75 milioni di euro di superalcolici, 430 mila euro di bevande e 8 milioni circa di frutta ed agrumi, 12 milioni circa di euro di insaccati.

La riforma non vale, da sola, il formaggio o il salame che accompagnano i prosecchi.

Ci sono tante battaglie civiche, e anche tagliare i costi della politica – a patto di non uccidere la politica – è una che merita essere combattuta.

Il popolo sovrano, però, si merita di più: l’impegno civile della politica per difendere il prosecco dai dazi e dai muri, che siamo così bravi a costruire, allenati dal precedente governo. La linea del Piave ci difenda dai fluidi scuri e gassati, e ci si dia da fare contro il cocacolismo, per le cose chiare e genuinamente frizzanti.