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Sceusa: lettera fuori dal coro del green pass

Onda su onda
Ph. Riccardo Radi / Onda su onda

Caro Filodiritto,

scusa l’incipit da letterina d’altri tempi, ma è colpa tua che col tuo nome mi ispiri a rivolgermi a te così, come se noi avessimo già da tempo un Filo diretto.

Un filo diretto che in qualche modo avverto, per il tuo approccio particolare alle tematiche del diritto e della cultura giuridica: un approccio aperto anche alle visioni meno allineate al mainstream giurisprudenziale e accademico (sì, perché anche la giurisprudenza e la dottrina conoscono e seguono un loro mainstream).

Del resto, nessuno sfugge veramente e del tutto al pensiero corrente.

Io stesso (comincio a presentarmi), che pure allineato lo sono stato sempre pochino, come vedi, nelle sole quattro righe del secondo capoverso, sono riuscito a ficcarci per ben due volte una parola anglofona, pur detestando l’abuso degli anglicismi ai quali ormai una certa sottocultura linguistica ci ha abituati.

Come che sia, mi chiamo Paolo Sceusa e, se posso usare una definizione che piaceva a mio padre, anch’io, come fu lui, sono un uomo di legge. Laureato a Trieste e abbandonato presto il lungo e tortuoso sentiero accademico che non consentiva a un assistente di cavarci un centesimo, partecipai con successo a un concorso all’unica cattedra di diritto ed economia per le scuole superiori. Dunque sono professore. Anche se non accademico. Fui poi consigliere giuridico-legale per la mia Regione, che mi comandò alla sezione controllo delle locale Corte dei Conti. Poi fui Avvocato per un ente pubblico bancario; negli ultimi 36 anni ho fatto il magistrato ordinario, civile e penale. Ho anche presieduto due tribunali, entrambi minorili, e ora sono in pensione con “quota 104”. Il mio grado è quello di presidente di sezione di cassazione. Ma ci tengo a specificare “emerito”, nel senso che si tratta di una funzione che non ho di fatto ricoperto. Pur preselezionato per la S.C. nel 2015, vi rinunciai preferendo continuare nella mia esperienza di presidente di un tribunale minorile.

Mi sono sempre molto dedicato alla formazione di operatori giuridici e medici (ECM) e all’approfondimento delle tematiche giuridiche di mio maggior interesse. Ora dirigo una scuola di diritto minorile per giuristi, ma che tiene anche corsi di cittadinanza attiva, per cittadini in cerca di consapevolezza.

Nelle materie minorili, per esempio, mi sono sempre speso per l’introduzione e per la stretta osservanza nel rito civile di potestà (ora responsabilità genitoriale), dei principi del giusto processo, ricavandone un certo tasso di contrapposizione da parte della maggioranza dei colleghi delle altre sedi minorili.

Fortunatamente la SC è venuta faticosamente spostandosi su tutte le mie posizioni, inizialmente considerate eretiche.

E qui torniamo a chiudere il cerchio del mio (si vede) istintivo disallineamento che mi conduce alla simpatia per Filodiritto.

Certo, divergi di qua, divergi di là, prima o poi uno rischia di trovarsi isolato.

Anche i numeri primi soffrono di solitudine, pur non essendo affatto soli. Sarà perché loro stentano a riconoscersi e poi perché loro non possono scrivere a Filodiritto…

Ecco, a me, piacerebbe avere con te un rapporto quanto più fuori dagli schemi possa essere consentito dalla griglia dei tuoi obiettivi (mission …), dagli interessi dei tuoi inarrivabili collaboratori ed evolutissimi lettori (target …) e infine (last but not least …) dal complesso di regole scientifiche ed editoriali che di sicuro ti sarai dato per autodisciplinare la tua attività (la policy … mannaggia).

Conosciuto (solo un po’) dal mondo minorile e da quello del diritto animalista (specialmente cinofilo), mi ritrovo ora catapultato alla ribalta seguita, mio malgrado, al sorprendente seguito di un certo qual breve “video-appello ai libertari” che postai pochi giorni fa su YouTube, sconvolto dall’onda dello sconforto grande grande con cui l’ultimo decreto-legge anti covid aveva travolto l’Anima sensibile di questo giurista piccolo piccolo, che mai aveva visto in vita sua nulla di così protervamente e palesemente eversivo sul piano dell’offesa alla gerarchia delle fonti.

Il perché e il per come di questo mio giudizio, così radicale e così distante dal quasi (quasi, sia chiaro) totale silenzio del mio mondo leguleio, non lo starò certo qui a ripetere o a riassumere. Anche perché detesto parafrasare me stesso. Tuttavia, caro Filo, se mai tu ritenessi che tra le tue importanti voci, possa trovar spazio anche la flebile mia, io qua sto.

Raccolgo quindi volentieri il Tuo prezioso invito a battere un colpo per i tuoi tipi, così garbatamente pervenuto nella mia casella di posta.

Non ho alcuna idea precisa di collaborazione da proporti, nessuna materia in particolare.

Magari me ne verrà qualcuna. Magari qualcuna verrà a te, chissà?

Tanto posso pensare che con l’aria che tira, gli spunti da cui cercar di trarre qualche riflessione giuridica, non mancheranno.

Con amicizia

Paolo Sceusa