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Se tutto è mafia, niente è mafia. La mafia silente

If everything is mafia, nothing is mafia. The silent mafia
Fiume Reno, 2020
Ph. Mario Lamma / Fiume Reno, 2020

Articolo pubblicato nella sezione Le mafie e la loro considerazione giurisprudenziale del numero 1/2021 della Rivista "Percorsi penali".

 

Abstract

L’associazione mafiosa ha subito nel tempo mutamenti di contesto e di azione ma rimane immutabile nelle sue note tipizzanti: capacità di intimidazione, uso della violenza, finalità di commettere una pluralità di reati.

The mafia association has undergone changes in context and action over time but remains unchanging in its typifying notes: ability to intimidate, use of violence, purpose of committing a plurality of crimes.

 

Sommario

1. L’art. 416-bis c.p.: caratteristiche immutabili di una fattispecie normativa madre dell’emergenza

2. La mafia silente: ipotesi di conflitto giurisprudenziale

 

Summary

1. Art. 416-bis of the italian penal code: immutable characteristics of an emergency legislation

2. The silent mafia: hypothesis of jurisprudential conflict.

 

Occorre, allora, muovere da ciò che la mafia è, per arrivare a definire ciò che mafia non è.

"La mafia - si legge nel libro "Cose di Cosa Nostra", che raccoglie la voce del più noto e rimpianto del Magistrati antimafia, Giovanni Falcone - si caratterizza per la sua rapidità nell' adeguare valori arcaici alle esigenze del presente, per la sua abilità, nel confondersi con la società civile, per l'uso dell'intimidazione e della violenza, per il numero e la statura criminale dei suoi adepti, per la sua capacità a essere sempre diversa e sempre uguale a sé stessa. È necessario distruggere il mito della presunta nuova mafia pronta a soppiantare quella vecchia.

Frank Coppola, appena arrestato, così rispose alla domanda che cos'è la mafia? 'Signor giudice, tre magistrati vorrebbero oggi diventare procuratore della Repubblica. Uno è intelligentissimo, il secondo gode dell'appoggio dei partiti di governo, il terzo è un cretino ma proprio lui otterrà il posto. Questa è la mafia signor giudice'.

La mafia è razionale, vuole ridurre al minimo gli omicidi. Se la minaccia non raggiunge il segno passa a un secondo livello, riuscendo, a coinvolgere intellettuali, uomini politici, parlamentari, inducendoli a sollevare dubbi sull'attività di un poliziotto o di un magistrato ficcanaso, o esercitando pressioni dirette a ridurre il personaggio scomodo al silenzio. Alla fine, ricorrere all'attentato. Gli uomini d’onore sono in Sicilia probabilmente più di 5000, scelti dopo durissima selezione, obbedienti a regole severe, veri professionisti del crimine. Anche quando si definiscono soldati sono in realtà dei generali o meglio cardinali di una chiesa molto meno indulgente di quella cattolica. Le loro scelte di vita sono intransigenti. Cosa nostra costituisce un mondo a sé che va compreso nella sua globalità con riferimento soprattutto al principio di rispetto della verità vitale per l'organizzazione.

Appena la presenza dello Stato s'indebolisce, il livello di scontro si alza. Il mafioso diventa più sicuro di sé, più convinto della propria impunità. Il dialogo Stato-mafia, con gli alti e bassi dei due ordinamenti, dimostra chiaramente che Cosa Nostra non è un antistato ma piuttosto un'organizzazione parallela che vuole approfittare delle storture dello sviluppo economico agendo nell'illegalità e che, appena si sente veramente contestata e in difficoltà, reagisce come può, abbassando la schiena. Non dimentichiamo che la mafia è l'organizzazione più agile, duttile e pragmatica che si possa immaginare rispetto alle istituzioni e alla società nel suo insieme. […] La mafia si alimenta dello Stato e adatta il proprio comportamento al suo. In quanto prodotto della sicilianità, la mafia, al pari dei siciliani in genere, si sente ferita dal disinteresse dello Stato e dagli errori perpetrati dalle istituzioni a danno dell'isola. E quanto più lo stato si disinteresserà della Sicilia e le istituzioni faranno marcia indietro, tanto più aumenterà il potere dell'organizzazione"[2].

La caratterizzazione e la tipizzazione che si colgono dal breve passo riportato rimandano alla mafia siciliana ma danno indicazioni precise nell'individuazione di un fenomeno delinquenziale del tutto peculiare che trae sostanza della sua specificità dalla sua grave offensività, dal pericolo concreto per l'ordine pubblico che scaturisce da una capacità di insediamento nel tessuto sociale, nel commercio, nell'agroalimentare, nel turismo, in ogni settore, nella gestione dei rifiuti, nella sanità; dalle potenzialità di destabilizzazione degli equilibri, di destituzione, perfino, della potestà statale nel governo di realtà territoriali. E, ancora, dalla capacità di produrre consenso con l'esercizio di un potere che trae forza dalla disponibilità di ingenti somme di denaro da cui scaturiscono variegati fenomeni di corruttela che cementano nuove relazioni trasversali e aggregano in una zona grigia dove il confine tra legalità e illegalità è sempre più sfumato e meno marcato.

Non esiste più una mafia, quella siciliana, ma ne esistono tante, come codificato dal legislatore quando ha introdotto nell'art. 416 bis c.p. organizzazioni aventi la stessa natura e le medesime caratterizzazioni comunque localmente denominate e le 'mafie straniere'; come verificato dai giudici di legittimità che, nel tempo, hanno affermato la possibilità di individuare 'piccole mafie' o ‘mafie silenti’ che dell'associazione mafiosa riproducono i tratti salienti.

"Bisogna avere un minimo di visione storica e prospettica, ammonisce, però, il dott. Giuseppe Pignatone. Il 416 bis è stato introdotto nel 1982, come frutto di elaborazioni sociologiche e giudiziarie palermitane. Oggi abbiamo mafie piccole, mafie grandi, mafie grandissime. Le unifica il metodo mafioso. È pacifico che oggi le mafie si danno alla corruzione, usano la finanza globale, sono usate dalla finanza globale. Stiamo attenti, però, a non perdere la specificità delle mafie e della mafia, quella delle tre grandi mafie tradizionali in particolare. Dimentichiamoci in questo momento di moldavi, rumeni, ostiensi, eccetera. Stiamo attenti in queste analisi così larghe che hanno la loro validità, a dimenticare quella che è la specificità delle mafie: la disponibilità della violenza, il metodo mafioso, che è quella specificità che giustifica un trattamento particolare, che giustifica delle sanzioni particolari, che giustifica un regime processuale particolare e che è accettato da tutti, in Italia dalla società italiana e dall’Europa, cosa non marginale, giustificato perché quelle mafie sono un pericolo per la democrazia e per l’economia globale".[3]

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