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Sicurezza sul lavoro e l’istituzione di una Procura Nazionale

Lecce
Ph. Antonio Capodieci / Lecce

Il tema della necessità di una Procura Nazionale in materia di sicurezza e infortuni sul lavoro è tornato alla ribalta in questi giorni, esaminiamo la proposta di legge per istituire una Procura Nazionale.

 

Morti e infortuni sul lavoro sono all’ordine del giorno.

L’Inail nell’ultimo open data pubblicato a fine luglio comunica che: le denunce di infortunio presentate tra gennaio e giugno sono state 266.804 (+8,9% rispetto allo stesso periodo del 2020), 538 delle quali con esito mortale (-5,6%).

In particolare, le denunce di infortunio sul lavoro presentate all'Inail entro lo scorso mese di giugno sono state quasi 22 mila in più (+8,9%) rispetto alle 244.896 dei primi sei mesi del 2020. Le denunce di casi mortali presentate nello stesso periodo sono state 538, ovvero 32 in meno rispetto alle 570 registrate nei primi sei mesi del 2020 (-5,6%). In aumento del 41,9%, invece, le patologie di origine professionale denunciate. Dall'analisi territoriale emerge un aumento nel Sud (da 115 a 157), nel Nord-Est (da 107 a 118 casi mortali) e nel Centro (da 101 a 102).

Il numero dei decessi, invece, è in calo nel Nord-Ovest (da 213 a 128) e nelle Isole (da 34 a 33). Il confronto tra il 2020 e il 2021 richiede però cautela, sottolinea l'Inail: «I dati delle denunce mortali sono provvisori e influenzati fortemente dalla pandemia da Covid-19, con il risultato di non conteggiare un rilevante numero di "tardive" denunce mortali da contagio, in particolare relative al mese di marzo 2020». Il calo - dicono ancora le statistiche - riguarda le denunce dei lavoratori italiani (da 485 a 463) e comunitari (da 32 a 18), mentre quelle dei lavoratori extracomunitari passano da 53 a 57.

Le indagini in materia sono complesse e i processi che si celebrano ancora di più.

A volte per la natura stessa dei reati e delle situazioni in cui si consumano.

Dal 2008 si parla di istituire la Procura Nazionale specializzata in materia di infortuni sul lavoro.

Il Dottor Raffaele Guariniello è sempre stato favorevole alla Procura Nazionale, per non disperdere il bagaglio di esperienze e professionalità che i magistrati acquisiscono in materia di sicurezza e infortuni sul lavoro.

Nell’audizione che si è tenuta nel lontano febbraio del 2012, davanti alla Commissione “Morti bianche” presieduta dal senatore Tofani, il dott. Guariniello sottolineò che l’intervento dell’autorità giudiziaria a tutela della sicurezza sul lavoro è ancora largamente insoddisfacente, con aree del paese in cui i processi in materia di sicurezza non si svolgono, in altre sono talmente lenti da portare alla prescrizione dei reati.

Questa situazione ha conseguenze devastanti, portando a indifferenza verso la materia degli infortuni e malattie professionali, a danno delle imprese virtuose che rispettano la legge.

L'idea di una Procura nazionale in materia di infortuni sul lavoro nasce da un'esperienza pluriennale ed è volta a delineare un'organizzazione giudiziaria innovativa nel campo della sicurezza del lavoro.

Una Procura Nazionale in materia di infortuni sul lavoro potrebbe conseguire i seguenti obiettivi:

-adozione di metodologie di indagine realmente penetranti ed efficaci

-studio a livello Nazionale dei tumori lavorativi con creazione di banche dati Nazionali

-evitare la frammentazione delle indagini relative agli stessi fattori di rischio

-favorire nuovi scenari giudiziari (ad esempio il reato di omissione di cautele infortunistiche, disastro ecc.)

-essere un riferimento unico per i vari organi di vigilanza

-applicare in modo sistematico la responsabilità per reati di responsabilità amministrativa di cui al D.lgs 231/01

-stabilire una efficace comunicazione con Inail ai fini del recupero delle somme indennizzate (regresso.)

-agevolare le comunicazioni con gli altri paesi stranieri ai fini di indagine.

-evitare il problema dello spostamento dei magistrati ogni 10 anni, mantenendo e coltivando la professionalità in questo ambito specialistico.

Sono trascorsi 9 anni e oltre alle parole di condoglianze ai familiari, che ogni giorno si ascoltano, nulla è stato di concreto per istituire la Procura Nazionale sulla sicurezza sul lavoro.

In questi giorni il progetto di legge 2052, in materia di coordinamento delle indagini nei procedimenti per reati in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, in esame al Senato è tornato alla ribalta.

 

Esame della proposta di legge

La proposta di isti­tuire una procura nazionale del lavoro nasce dalla considerazione in virtù della quale una modalità organizzativa che ha prodotto note­voli risultati consiste nella distribuzione dei magistrati in pool specialistici, che assicu­rano le necessarie sinergie, l’uniformità del­l’intervento nonché la possibilità di destinare risorse umane adeguate all’attività investiga­tiva.

 

Sicurezza sul lavoro e l’istituzione di una Procura Nazionale per la centralizzazione dei dati

La specializzazione è infatti un elemento fondamentale per il conseguimento di risul­tati positivi. Tuttavia, in una procura questo livello di parcellizzazione è pressoché impossibile, ma indubbiamente la costituzione di un pool può produrre ottimi risultati.

Un altro parametro di efficienza che sup­porta la proposta di una procura nazionale del lavoro è costituito dalla centralizzazione: occorre un motore per la raccolta e l’analisi dei dati, nonché per la diffusione dei metodi di indagine più avanzati su tutto il territorio nazionale, anche perché la ragione dell’ele­vato numero di infortuni sul lavoro e di malattie professionali che si registrano in Italia non riguarda la qualità della legislazione in materia, che è adeguata e migliore della pur efficace normativa varata negli anni Cin­quanta del Novecento, ma la mancata appli­cazione della legge e la carenza dei controlli affidati agli organi di vigilanza e alla magi­stratura.

L’intervento dell’autorità giudiziaria a tu­tela della sicurezza sul lavoro è ancora largamente insoddisfacente.

Vi sono aree del Paese in cui i processi in materia di sicu­rezza non si svolgono e altre realtà in cui essi si svolgono con una lentezza tale che porta spesso alla prescrizione di reati anche molto gravi.

Questa situazione produce con­seguenze devastanti, diffondendo indiffe­renza verso la problematica della sicurezza e un’inquietante impressione di impunità in chi danneggia i lavoratori e le imprese vir­tuose, che subiscono la concorrenza sleale di quanti violano la normativa cogente, nella quasi certezza di non incorrere in alcun tipo di sanzione.

 

Sicurezza sul lavoro e l’istituzione di una Procura Nazionale per garantire indagini più incisive

L’idea di una procura nazionale del lavoro è volta a delineare un’organizzazione giudiziaria innovativa nel campo della sicurezza del lavoro. Una procura “esperta”, specializzata nel fare fronte alle ipotesi di reato caratterizzate da maggiore complessità, ipo­tesi di reato di cui alcuni uffici non sono in grado di occuparsi, non per cattiva volontà, ma per difetto di competenza specifica e per mancanza di esperienza pregressa sul campo.

Ad esempio, in assenza di tali requi­siti anche la nomina di consulenti, che può rilevarsi essenziale per l’esito del processo, diventa estremamente difficoltosa.

L’istituzione di una procura nazionale po­trebbe consentire di conseguire alcune finalità, la prima delle quali consiste nella pos­sibilità di affrontare con indagini incisive e rapide le grandi tragedie che continuano a verificarsi e garantire la presenza di pubblici ministeri esperti nei procedimenti penali; in secondo luogo sarebbe possibile non limi­tarsi ad operare in seguito a tragedie già consumate, ma svolgere azioni sistematiche e organiche di prevenzione in ordine ai pro­blemi che maggiormente insidiano la sicu­rezza del lavoro in violazione delle norme vigenti e penalmente sanzionate.

 

Sicurezza sul lavoro e l’istituzione di una Procura Nazionale per l’adozione di metodologie di indagine innovative sull’intero territorio ed evitare la frammentazione delle stesse

Una terza finalità da perseguire consisterebbe nell’ado­zione di metodologie di indagine innovative, poiché le procedure abituali si sono rivelate ormai ampiamente superate. Vi è la neces­sità di metodi più penetranti di indagine, che non si fermino all’accertamento della re­sponsabilità dei livelli più bassi della gerar­chia aziendale, ma vadano a fare chiarezza sui centri decisionali dove si definiscono le politiche anche per quanto riguarda la sicu­rezza.

A questo scopo, si sono rivelati molto fruttuosi atti come la perquisizione, riferita anche ai computer e supporti informatici ov­vero ai server accessibili dalle sedi azien­dali. D’altra parte, sono proprio queste nuove metodologie di indagine che hanno condotto in alcuni casi a contestare il dolo eventuale.

L’istituzione della procura nazionale po­trebbe inoltre porre rimedio all’attuale fuorviante frammentazione delle indagini su si­tuazioni analoghe, quando non identiche, che si verificano in diversi luoghi del terri­torio nazionale. Non è infatti infrequente il caso di malattie professionali che si verifi­cano tra i lavoratori di aziende facenti capo alla medesima società e che non coinvol­gono pertanto una sola zona.

In questi casi i differenti comportamenti delle procure coin­volte comportano valutazioni eterogenee, per cui una stessa società che effettua la mede­sima lavorazione, con livelli di nocività ana­loghi in stabilimenti diversi, può subire un processo per iniziativa di una procura, men­tre un’altra può chiedere l’archiviazione per gli stessi fatti.

Un’altra finalità che potrebbe essere per­ seguita riguarda l’apertura di nuovi scenari giudiziari, finora inesplorati, puntando su ipotesi di reato, già previste dal codice pe­nale del 1930, ma mai contestate, quali l’o­missione dolosa di cautele antinfortunistiche e il disastro.

Queste ipotesi di reato non sono state prese in considerazione in altri casi perché il loro accertamento è particolar­mente complesso e richiede tecniche investi­gative sofisticate, che possono essere assicu­rate soltanto da un’organizzazione adeguata­ mente dotata di risorse umane e materiali.

 

Sicurezza sul lavoro e l’istituzione di una Procura Nazionale per garantire un riferimento unico agli organi di vigilanza

Una procura nazionale potrebbe inoltre rappresentare un irrinunciabile punto di riferimento per i molteplici organi di vigilanza operanti in Italia.

L’attuale pluralismo favo­risce lo sviluppo di interpretazioni e appli­cazioni delle norme di sicurezza non sempre collimanti, con ricadute negative sia sui la­voratori sia sulle imprese.

Anche gli organi di vigilanza previsti dall’articolo 13, comma 1-bis, del decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, in applicazione delle disposizioni previste per alcune Amministrazioni, quali le Forze armate, le Forze di polizia, i Vigili del fuoco e altre realtà analoghe, recentemente istituiti, destano perplessità dal punto di vi­sta dell’efficacia e della terzietà, trattandosi di servizi ispettivi che tendono a identifi­carsi con il datore di lavoro.

Sarebbe ancora possibile porre fine all’at­tuale larga disapplicazione del sistema di responsabilità amministrativa delle società in­trodotto dal decreto legislativo n. 81 del 2008. Finora, la normativa in materia si è ri­levata di difficile attuazione per la complessità degli accertamenti circa l’effettivo adempimento degli obblighi di sicurezza da parte delle imprese.

 

Sicurezza sul lavoro e l’istituzione di una Procura Nazionale per assicurare dialogo tra le procure e l’Inail

Un altro punto rilevante riguarda i rap­porti tra le procure e l’INAIL: l’articolo 61 del decreto legislativo n. 81 del 2008 pre­scrive che in caso di esercizio dell’azione penale il pubblico ministero ne dia notizia all’Istituto, ai fini della costituzione di parte civile per l’esercizio dell’azione di regresso.

Molte procure disattendono questa norma, per difficoltà organizzative che potrebbero essere agevolmente superate in presenza di un organismo a carattere nazionale.

 

Sicurezza sul lavoro e l’istituzione di una Procura Nazionale per semplificare i rapporti con le autorità giudiziarie estere

L’ultima finalità di una procura nazionale è la semplificazione dei non sempre facili rapporti con le autorità giudiziarie degli altri Paesi, rapporti necessari nei casi di infortuni che si verifichino in stabilimenti posti alle dipendenze di una società multinazionale con sede all’estero.

Le risposte alle rogatorie internazionali giungono spesso tardivamente e in molti casi non sono soddisfacenti. I processi per la violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro sono altrettanto importanti di quelli per criminalità organiz­zata o per terrorismo e, in alcuni casi, pre­ sentano maggiore complessità.

L’ipotesi di istituire una procura nazionale può avvalersi anche dell’esperienza efficace di Paesi stra­nieri, come la Francia o la Germania. Una procura nazionale in materia di sicu­rezza del lavoro non comporta oneri aggiun­tivi a carico della finanza pubblica, ma può al contrario assicurare una razionalizzazione della spesa che deriverebbe dalla gestione uniforme e centralizzata dei processi.

La diffusione di una cultura della sicu­rezza deve essere affiancata da un affina­mento delle tecniche di indagine e per que­sto aspetto la procura nazionale può svol­gere un ruolo propulsivo, promuovendo la diffusione delle pratiche più virtuose e inter­venendo sulle grandi inchieste per sostenere le procure di dimensione più ridotta.

La proposta di istituzione di una procura nazionale in materia di lavoro nasce, dun­que, dalla constatazione dell’attuale ineffi­cienza del sistema giudiziario in relazione all’insoddisfacente livello di applicazione di una normativa – quella antinfortunistica – che, come è noto, trae la sua origine dalla disciplina europea ed è pertanto sostanzialmente uniforme in tutti i Paesi dell’Unione ed è un tema di grande rilevanza.

Essa si in­serisce in una questione più generale, che è quella di garantire una più elevata professio­nalità e specializzazione dei magistrati che si occupano dei problemi della salute e della sicurezza sul lavoro, al fine di migliorare e rendere più soddisfacente l’approccio degli inquirenti nella prevenzione e nella repres­sione delle violazioni in campo antinfortuni­stico, tema oggi più che mai sentito anche a seguito dell’emergenza pandemica da CO­VID-19, che ha colpito l’intera comunità in­ternazionale e il nostro Paese.

DISEGNO DI LEGGE