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Sul cedimento della «sovranità sanitaria»

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Sul cedimento della «sovranità sanitaria»

 

Premessa

Nulla, mentre scriviamo, è ancora deciso. C'è chi nega che il cedimento della «sovranità sanitaria» da parte degli Stati all'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sia una notizia tendenziosa se non addirittura falsa, diffusa a scopi intimidatori. Esiste, però, una Bozza (e non è la prima) dell'OMS che prevede l'assegnazione dei poteri finora propri dello Stato in materia di sanità e la gestione delle eventuali pandemie a questa Organizzazione. La Bozza del 27 marzo 2023, infatti, recita: «Gli Stati hanno il diritto sovrano di determinare e gestire il loro approccio alla salute pubblica, in particolare la prevenzione delle pandemie, la preparazione, la risposta e il recupero dei sistemi sanitari in base alle proprie politiche e alla propria legislazione, a condizione che non causino danni ad altri Stati e ai loro popoli». Dunque nulla è deciso ma la questione è sul tavolo. Essa, pertanto, è attuale. Se ne discute a vari livelli e sotto diversi profili.

 

Sovranità, salute, sanità

È bene, perciò, in via preliminare chiarire che la sovranità, essendo il potere di rendere sempre effettiva la volontà[1], è una definizione «politica», la cui applicazione ha creato non pochi problemi: la volontà deve essere guidata da canoni razionali, intendendo la razionalità non come calcolo (teoria – questa - esemplarmente formulata da Hobbes) ovvero come strumento efficace e via più breve per il conseguimento di qualsiasi fine, ma come ordine delle «cose», il quale ha una funzione regolatrice dell'agire umano. La sovranità, pertanto, va «respinta». Le sue pretese di rendere sempre legittimo ciò che si riesce a rendere effettivo (tesi propria della gnosi, sostenuta e difesa in particolare da Hegel) non sono accettabili. Sono pretese razionalmente assurde (secondo la razionalità classica). La cosa è particolarmente evidente ove si consideri la questione della salute. La salute non dipende dalla volontà umana: essa è ordine fisiologico e psichico naturale che ogni essere umano è tenuto a rispettare perché inscritto nella sua natura e nella natura degli enti. La salute, pertanto, non dipende da definizioni convenzionali e arbitrarie, nemmeno da quelle (eventualmente) codificate negli ordinamenti giuridici positivi. Ciò che dipende dalla volontà umana sono le scelte pratiche che favoriscono la sua conservazione o che la ostacolano oppure la danneggiano. Nessuno, quindi è sovrano. Non è sovrano l’individuo umano, il quale ha il diritto di gestire la propria vita (assumendosi la responsabilità delle proprie scelte) ma non ha poteri sulla propria vita; non è sovrano lo Stato che, per quel che attiene in particolare alla salute, non è legittimato ad imporre pratiche ad essa contrarie e, comunque, per essa pericolose; non è sovrana l’OMS, chiamata ad aiutare individui e Stati nell’individuazione delle disposizioni e delle pratiche sanitarie migliori (che, come vedremo subito, non possono essere disposizioni sulla salute, essendo condizioni per la salute).

Il mondo occidentale è, a questo proposito, schizofrenico. Da una parte, infatti, sostiene e codifica la sovranità soggettiva[2], riconoscendo (coerentemente rispetto alle dottrine liberali) il diritto soggettivo al cosiddetto «Testamento biologico»[3] o al suicidio assistito[4]. Dall’altra ritiene di avere poteri non solamente nel campo sanitario ma anche sulla salute dei cittadini. In presenza della pandemia da Covid-19 diversi Stati hanno reso, direttamente o indirettamente, obbligatori trattamenti sul corpo degli individui umani anche in presenza di resistenze e di rifiuti. Si tratta di esempi. Di esempi particolarmente eloquenti che segnano una «svolta» per la stessa dottrina del costituzionalismo[5].

 

Salute e sanità

Non c’è dubbio che i problemi sanitari sono di competenza principalmente degli Stati. La sanità riguarda la salute pubblica e l’igiene. Queste – la salute pubblica e l’igiene – sono perseguite e usate rispettivamente come bene giuridico tutelato e come mezzo necessario alla prevenzione o al contrasto alla diffusione di malattie contagiose.

La salute pubblica non è la salute individuale. Non rientrano, pertanto, nella salute pubblica le cure (tanto che taluni ordinamenti consentono di rifiutarle[6]). C’è, infatti, una differenza essenziale fra salute e sanità[7], spesso erroneamente scambiate fra loro. Salute, infatti, non è sinonimo di sanità. La salute è benessere fisico e mentale dell’individuo. Essa è effetto dell’ordine fisiologico e psichico. Qualcuno vi aggiunge anche il benessere sociale. La salute, quindi, accompagna l’uomo fin dagli albori della storia. Riguarda strettamente l’individuo. La sanità, invece, è scienza ed arte della prevenzione delle malattie. Può riguardare l’igiene ambientale e quella personale come l’organizzazione dei servizi di medicina. La sanità, insomma, è l’insieme delle regole e delle risorse umane, strutturali e tecnologiche, dedicate alla tutela della salute. I suoi modelli possono essere diversi ma il fine è unico: esso è sussidiario alla salute, la quale, quindi, è sovraordinata alla sanità costituendo di questa il fine e il criterio.

Gli Stati non hanno poteri sulla salute. Hanno, invece, doveri, per quel che attiene alla sanità. I doveri degli Stati relativi alla sanità non sono «diritti sovrani», come – a nostro avviso erroneamente – afferma la Bozza dell’OMS del 27 marzo 2023. I doveri, poi, non sono «cedibili». Possono essere coordinati al fine di conseguire lo scopo in maniera più rapida ed efficace. Sono parzialmente delegabili – come si è appena detto –, ma – ripetiamo - non sono cedibili.

 

Sospetti fondati?

Si deve ritenere, quindi, che alla «sovranità sanitaria» non sia possibile rinunciare, perché – anche tralasciando per ora la questione se essa sia sovranità vera e propria oppure potestas politica – essa è un dovere della comunità politica.

Allora perché si insiste nel processo del suo cedimento all’OMS? Non certamente al solo fine di coordinare le scelte sanitarie dei singoli Stati. Il cedimento della «sovranità sanitaria» mira piuttosto ad imporre una «politica sanitaria» uniforme e diffusa, che consenta a sua volta di imporre anche pratiche sanitarie non rispettose dei diritti costituzionali stabiliti dalle Leggi fondamentali dei singoli Stati e,  soprattutto, non rispettose dei diritti naturali dell’individuo umano. In altre parole, diventa più facile imporre a interi popoli ciò che una grande percentuale della popolazione rifiuta, nonostante una (spesso) ingannevole pubblicità, smascherata dai risultati (fallimentari) conseguiti. La prova del fallimento di talune imposizioni sanitarie è stata recentemente offerta dalla mancata immunità che si sarebbe dovuto conseguire con le vaccinazioni anti Covid-19. Tanto che nel corso del 2021, soprattutto dopo il mancato conseguimento degli scopi prefissati registrato in Israele, si è ritenuto opportuno (forse necessario) cambiare la definizione di vaccino[8] anche al fine di evitare controversie civili e penali: se il vaccino non è strumento per il conseguimento dell’immunità ma solo stimolo del sistema immunitario individuale, nessuno può lamentare di essere stato sottoposto inutilmente a pratiche sanitarie (che in realtà, in questo caso, si sovrappongono alla salute), cioè di essere stato sottoposto a vaccinazione senza conseguire la finalità prospettata.

C’è di più. Cedendo la «sovranità sanitaria» all’OMS risulta più facile imporre pratiche sanitarie giustificate da decisioni prese da un Organismo che, in quanto organismo internazionale sanitario, gode, a ragione o a torto, di una (almeno apparente) credibilità. In altre parole, il potere di convincimento viene così aumentato. Esso può consentire con una relativa facilità persino la manipolazione scientifica delle masse che, instauratasi dopo la prima guerra mondiale (e, in parte, a causa di questa), è una subdola violenza delle istituzioni, esercitata sulle persone. Quanto più il potere è lontano tanto più facile risulta il dominio. Non sempre, infatti, ciò che si presenta come autorità è tale. Spesso l’apparente autorità è, nella sostanza, arbitrario potere, al quale è difficile obiettare anche perché sordo ad ogni argomentazione (come dimostrano i ricorsi all’autorità giudiziaria relativi alle controversie sulle reazioni avverse gravi alla vaccinazione contro il Covid-19[9]).

È opportuna un’altra osservazione. L’OMS (che necessita di diversi miliardi di dollari all’anno[10]) è finanziata sia dagli Stati aderenti sia da privati, le cui donazioni rappresentano la fetta più importante del suo bilancio. Il 65% del bilancio dell’OMS, infatti, è il risultato di donazioni volontarie specifiche, le quali possono essere esclusivamente «umanitarie» oppure fatte con finalità particolari (talvolta esplicite, altre volte implicite). Spesso queste ultime, sono legate a calcoli oppure vincolate operativamente. Sarebbe ingenuo pensare che consistenti donazioni private non avessero finalità che interessano al donatore. In altre parole l’OMS non può ritenersi un organismo assolutamente indipendente (come comunemente definita[11]), libera da vincoli (soprattutto finanziari) e da ipoteche operative private.

La questione è rilevante sotto diversi profili. Non se ne possono omettere almeno due: 1) se l’OMS ha un bilancio le cui entrate dipendono per la maggior parte dalle donazioni dei privati, significa che i privati hanno, di diritto o di fatto, il potere di orientare le sue decisioni direttamente o obliquamente. Il che significa che anche gli Stati membri vengono di fatto a dipendere dai privati nelle loro decisioni e in occasione delle votazioni in sede di Assemblea mondiale della Sanità. 2) se l’OMS «riceve», essa è tenuta anche a «dare». Non solamente per quel che attiene alla «promozione della salute», ma anche per ciò che la promozione della salute comporta soprattutto per l’industria farmaceutica e per l’organizzazione dei sistemi sanitari. Non è, questo, un processo alle intenzioni. È il rilievo che si può fare considerando attentamente i finanziamenti delle ricerche[12] e diverse decisioni soprattutto in presenza di pandemie.

 

Utilità del cedimento della «sovranità sanitaria»

Il cedimento della «sovranità sanitaria» da parte degli Stati a favore dell’OMS presenta problemi di legittimità politica che qui non vengono presi in considerazione. Non si può omettere, tuttavia, un’osservazione. L’OMS, sia pure limitatamente alla sanità, con questo cedimento assumerebbe poteri di gestione sanitaria che, sia pure sotto il solo profilo organizzativo e tecnologico,  avrebbero rilievo altamente politico. Usando la maschera della democrazia (anche se di una democrazia di secondo grado) l’OMS sarebbe autorizzata a gestire tecnicamente diritti (e, quindi, anche a limitarli e a sospenderli), ai quali essa è subordinata e che quindi dovrebbe rispettare: la gestione dei diritti diverrebbe via, in ultima analisi, per il riconoscimento degli stessi. All’OMS, nel caso di pandemia, sarebbe consentito sospendere e/o limitare persino diritti fondamentali costituzionalmente garantiti, come è avvenuto in Italia negli anni scorsi durante la pandemia da Covid-19. Si instaurerebbe, così, un virtuale totalitarismo tecnocratico cui sarebbero sottoposti non solo i cittadini ma anche gli Stati «cedenti» la «sovranità sanitaria». La democrazia diverrebbe una maschera e i diritti finirebbero per essere «concessi» alla luce di vere o presunte necessità sanitarie. Il diritto verrebbe a dipendere da decisioni legate a valutazioni definite tecnico-scientifiche, assunte sulla base di conoscenze ricavate da sole definizioni convenzionali.

 

Definizioni carenti di conoscenza scientifica e uso del potere

Le definizioni convenzionali sono utilissime, in alcuni casi, per operare. Meno utili (e, talvolta, persino dannose) per la conoscenza della natura delle cose, per operare nel loro rispetto e per conseguire conoscenze non precarie o non convenzionali e, pertanto, durature.

L’OMS ha dimostrato «aperture» all’evoluzione delle ideologie (che non sono filosofia). Si è dimostrata disponibile, pertanto, a cambiamenti di definizioni non sulla base di nuove ed autentiche conoscenze delle cose in sé, ma semplicemente per rispondere alle mode di «pensiero» e di vita. Quindi i cambiamenti delle definizioni non sono avvenuti sulla base di argomenti ricavati dalla «lettura» della realtà ontica ma semplicemente per rispondere a esigenze sociologiche. Basterà un esempio a provare l’affermazione. L’OMS nel 1990 ha cambiato radicalmente la definizione di omosessualità. Questa da «malattia mentale» è diventata per l’OMS «variante naturale del comportamento umano». La nuova definizione, puramente sociologica, dimostra l’intento teorico-operativo dell’OMS: essa si propone di valorizzare le differenze per arrivare ad imporre la «non discriminazione» come valore. In altre parole la «non discriminazione» come valore impone l’accoglimento del nichilismo (fatto proprio anche dall’OMS). L’ordine ontico, anche quello fisiologico e psichico, deve scomparire per fare spazio alla sola volontà immediata (Heidegger direbbe autentica), eretta a criterio sulla base di una descrizione a-valutativa delle cose. A parte la contraddizione resa evidente dal nichilismo (non c’è verità ma il nichilismo è vero) e l’assurdità di pretendere di descrivere senza conoscere (il comportamento umano non può essere definito umano ignorando che cos’è l’umanità e non può essere nemmeno descritto senza cogliere l’essenza delle cose, compresa la salute e la malattia); a parte questa considerazione e questa osservazione, va rilevato che la oscillante definizione di omosessualità dell’OMS ha manifestato la sua non autonomia e, soprattutto, la sua incapacità di aiutare individui e Stati nell’individuazione della salute e, conseguentemente, nell’adozione degli strumenti utili da utilizzare per conservarla  e/o recuperarla.

Il cedimento della «sovranità sanitaria» da parte degli Stati all’OMS, perciò, si fa problema di secondo grado e prepotente interrogativo: se un’Organizzazione gestisce in questo modo le questioni di fondo, può rispondere alle ragioni per le quali è stata fondata? La questione è molto delicata e simultaneamente pericolosa. Sarebbe opportuno pensarci e pensarci bene prima di procedere sulla strada intrapresa.

 

 

[1]    Sovrano, infatti, secondo Jean Bodin è colui che dipende unicamente dal potere della propria spada, cioè colui che è nella condizione di autodeterminarsi secondo il proprio volere, imponendolo anche agli altri. In questa condizione è innanzitutto lo Stato (moderno). Tanto che dalla sua volontà tutto viene fatto dipendere: la giustizia come i reati. La citata Bozza del 27 marzo 2023 parla di «diritto sovrano». Solamente concependo il diritto esclusivamente come imposizione dello Stato si può usare una simile terminologia: la sovranità non riconosce il diritto, pretendendo, al contrario, di crealo ex nihilo, di poterlo ad nutum cambiare e di imporne il rispetto.

[2] Ne ho parlato ampiamente nel Capitolo XIV del volume D. CASTELLANO, Cronache biogiuridiche, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2022, pp. 165-177.

[3] Si veda per quanto riguarda l’Italia  soprattutto la Legge n. 219/2017.

[4] Si veda, per esempio, la Sentenza della Corte costituzionale italiana n. 242/2019, commentata con Nota  di Danilo Castellano e Rudi Di Marco del 10 dicembre 2019 in questa rubrica «Osservatorio tre Bio» della rivista on line «Filodiritto».

[5] Per la questione si rinvia al volume AA.VV., Problemi e difficoltà del Costituzionalismo, a cura di Danilo Castellano, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2023.

[6] Si veda la citata Legge n. 219/2017.

[7] Sulla questione mi sono soffermato con il breve contributo agli Scritti in onore di Giovanni Cordini, Napoli, Editoriale Scientifica, 2023, pp. 45-54.

[8] La nuova definizione di vaccino è stata elaborata dal Centers for Disease Control and Prevention, ente governativo statunitense. Il problema è stato considerato nella Nota Pfizer e vaccini: nota a margine di una dichiarazione, apparsa in questa Rubrica il 27 ottobre 2022.

[9] Il quotidiano «La Verità» (Milano, 15 ottobre 2023), per esempio, parla di archiviazione di migliaia di esposti sulla questione del Covid. Gli esposti sarebbero stati liquidati con la seguente motivazione: «nessun riscontro scientifico». Forse è difficile trovarlo se non lo si cerca ed è ancora più difficile trovarlo se mancano le competenze. È difficile, poi, contestare un’affermazione dogmatica, usata come strumento per non aprire serie indagini e, soprattutto, adottata dai medici per evitare «grane» professionali.

[10] Si dice che essa abbia un bilancio annuale di circa quattro miliardi di dollari USA.

[11] L’OMS, infatti, è definita come organizzazione indipendente a carattere permanente e a struttura aperta con propri organi direttivi, con un proprio bilancio e Segretariato.

[12] Raramente le industrie farmaceutiche finanziano ricerche sulle malattie rare. Sono, invece, generose quando si tratta di ricerche farmacologiche riguardanti malattie diffuse, ancor più generose se si tratta di farmaci utilizzabili per la lotta a epidemie e pandemie.