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Un’indagine di Polizia nella Basilicata del Settecento

Un'indagine nella Basilicata del Settecento
Un'indagine nella Basilicata del Settecento

All'interno dei fondi dell'Archivio di Stato di Napoli è possibile trovare un riflesso indiretto del brigantaggio preunitario nelle carte giudiziarie dei Processi antichi, per esempio nel complesso documentario noto come Pandetta Nuovissima. Qui, fra l’altro, è consultabile un fascicolo intitolato: Distinto notamento del primo, e secondo considerevole furto del Regio Procaccio di Calabria seguiti in Vallon Secco nella publica, e Regia Strada in tenimento di Lagonegro, in cui si narra delle rapine effettuate a danno dei regi corrieri da bande armate di «scorridori di campagna».

Frontespizio del processo per i furti al Regio Procaccio di Calabria
Frontespizio del processo per i furti al Regio Procaccio di Calabria

Il governatore di Lagonegro, con una relazione del 27 settembre 1786, riferisce al Tribunale di Matera che il giorno 24 precedente Nicola Cellino, «Cavalcante del Regio Procaccio di Calabria», aveva denunciato un furto da lui subito nel territorio detto «Vallonsecco». Cinque «scorridori di campagna» ben armati avevano assalito il convoglio postale; uno di essi aveva sbalzato a terra il Cellino sferrandogli un colpo con il calcio dello schioppo; quindi, insieme con gli altri quattro malviventi, si era impadronito delle chiavi delle casse, che aveva svuotato e abbandonato «per entro i canaloni dell'acqua». Il furto ammontava a più di 804 ducati, «oltre di una mostra d’oro, ed altre robe».

Relazione del governatore della città di Lagonegro al tribunale della città di Matera  del 27 settembre 1786
Relazione del governatore della città di Lagonegro al tribunale della città di Matera del 27 settembre 1786

Altri due furti, con analoghe modalità, si verificano il 5 novembre successivo sempre nel luogo detto Vallonsecco, propriamente in località Calata di Sceppataccia», e sabato 11 novembre, nel tenimento della città di Rivello. A questo punto il Tribunale di Matera si rende conto di dover controbattere l'audacia della comitiva dei briganti in modo risolutivo ed energico. Il caso viene affidato al mastrodatti Domenico Giordano, che si mette subito all'opera per conseguire «l’arresto, ed esterminio di sì malvagia, e perniciosa gente».

Relazione del governatore della città di Lagonegro al tribunale della città di Matera  del 7 novembre 1786 per il furto avvenuto il 5 novembre precedente
Relazione del governatore della città di Lagonegro al tribunale della città di Matera del 7 novembre 1786 per il furto avvenuto il 5 novembre precedente

La svolta avviene grazie a una lettera del 22 dicembre inviata da Padula e firmata con un nome fittizio: l'anonimo mittente accusa del misfatto due latitanti, Antonio Molinaro e Saverio D’Amato, e altri che rispondevano ai nomi di Emiliano Di Maria, Vincenzo Volpe, Stanislao Cardillo, Michele Bitetti e Francesco Fierro. La lettera, inoltre, precisa che la refurtiva era custodita da Rosa Cavolo, moglie di Saverio D'Amato, e che i furti erano stati pianificati nella casa di tale Saverio Masullo.

Domenico Giordano fa dunque trarre in arresto a Lagonegro Stanislao Cardillo, Saverio Masullo, Michele Bitetti e Francesco Fierro, insieme con le mogli dei latitanti, Rosa Cavolo e Carmina Rotolo. Vincenzo Volpe ed Emiliano Di Maria riescono momentaneamente a sottrarsi all'arresto, mentre giunge la notizia che Antonio Molinaro si trovava ristretto in carcere sin dal mese di novembre e che Saverio D’Amato «si manteneva scorrendo in quelle campagne».

Mediante altre confessioni, il mastrodatti accerta che i furti di Vallonsecco erano stati commessi non solo dal Molinaro e dal D'Amato, ma anche dagli altri «fuggitivi di Galea» Francesco Cartosciello, alias «Ciccariello», e Agostino Caruso della terra di San Giacomo, ai quali si erano aggregati Vincenzo Volpe, Prospero Di Clemente, Giuseppe Avigliano e Nobile Russo, tutti di Padula.

Giordano riesce quindi ad assicurare alla giustizia i rei, che confessano i loro misfatti, e a recuperare una parte della refurtiva.

Relazione del governatore della città di Lagonegro al tribunale della città di Matera  del 14 novembre 1786 per il furto avvenuto l’11 novembre precedente
Relazione del governatore della città di Lagonegro al tribunale della città di Matera del 14 novembre 1786 per il furto avvenuto l’11 novembre precedente

Resta ancora in libertà Saverio D’Amato, il quale continuava a imperversare nelle campagne di Padula commettendo altri furti. I fucilieri a disposizione del mastrodatti, però, riescono a scovarlo e a ucciderlo nel corso di un conflitto a fuoco. Infine, il Tribunale di Matera dà ordine che la testa del malvivente venga recisa e portata in giro per la Basilicata, «facendola poscia situare, ed inalzare nel luogo del commesso delitto, attenta l’enormità del medesimo».

 

Per saperne di più:

Documenti

  • ASNA, Processi antichi, Pandetta nuovissima, b. 2501, fs. 60354

 

Libri

  • D. Ambron, Il banditismo nel Regno di Napoli alla fine del XVII secolo tra istituzioni regie e protezioni baronali, in F. Manconi, (a cura di), Banditismi mediterranei, secoli XVI-XVII, Carocci, Roma, 2003, pp. 384-400
  • F. Barra, Il Decennio francese nel Regno di Napoli (1806-1815). Studi e ricerche, vol. 2, pp. 165-211, Plectica, Salerno, 2010
  • F. Gaudioso, Brigantaggio, repressione e pentitismo nel Mezzogiorno preunitario, Congedo, Congedo, 2004
  • Id., Il potere di punire e perdonare. Banditismo e politiche criminali nel Regno di Napoli in età moderna, Congedo, Galatina, 2006
  • M. G. Maiorini, Prèsidi e brigantaggio tra prassi giuridica e azione militare. La dialettica dei metodi di repressione nel Regno di Napoli durante il primo periodo borbonico, in «Frontiera d’Europa», anno III, numero 2, dicembre 1997, pp. 137-231
  • G. Mazza, Tra storia e storie. Banditismo, brigantaggio e milizie civili nel Meridione d’Italia dal XVI al XIX secolo, Aracne, Roma, 2015
  • A. Scirocco, Briganti e società nell’Ottocento: il caso Calabria, Capone, Lecce, 1991
  • M. Vigna, Brigantaggio italiano. Considerazioni e studi nell'Italia unita, Interlinea, Novara, 2020
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