Violenza alle donne: una comparazione europea
Violenza alle donne: una comparazione europea
Abstract:
Violenza nell’ambito di “Partnerschaften”, sul luogo di lavoro o altrove, può assumere forme svariate. Può essere fisica o di natura psichica e riguardare anche la libertà di movimento di una persona. “Betroffen” sono, in larga prevalenza, come vedremo, i soggetti più fragili della società, le donne.
I. La Convenzione di Istambul e la “Strategia dell’UE”
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, firmata a Istambul l’11.5.2011, è un trattato internazionale vincolante di ampia portata, per affrontare una grave forma di violazione dei diritti umani.
Gli obiettivi della stessa sono, oltre a prevenire episodi di violenza, di proteggere le vittime e perseguire penalmente gli autori di questi reati. L’ambito di protezione comprende anche varie forme di violenza non fisica.
La Commissione dell’UE, nell’ambito della strategia per la parificazione di uomini e donne 2020-2025, ha adottato misure intese a rilevare dati concernenti violenze contro donne; dati, raccolti in 18 Stati dell’UE e in due non facenti parte dell’UE (Montenegro e Serbia).
II. Austria – Questionario inviato a oltre 6.000 donne
Per quanto concerne l’Austria, le rilevazioni sono state fatte – dall’ottobre 2020 al marzo 2021 – inviando questionari a 6.240 donne di età tra i 18 e i 74 anni.
È risultato che il 34,5% delle donne residenti in Austria, di età tra i 18 e i 74 anni, ha dichiarato di aver subito – a decorrere dal quindicesimo anno di età – violenza fisica o sessuale. Il 15,25 % è stato vittima – una volta raggiunta la maggiore età – di minacce riguardanti la propria incolumità fisica. Ciò, sia nell’ambito di una convivenza,che al di fuori della stessa. Seguono episodi di “stalking” e molestie di carattere sessuale sul posto di lavoro.
761.786 donne – di età tra i 15 e i 74 anni, hanno subito violenza fisica nell’ambito di una convivenza, prima della stessa o dopo. 1.119.934 donne di età tra i 18 e i 74 anni (il 34, 51%), ha dichiarato di avere subito almeno una delle suddette forme di violenza. Vittime di violenza fisica e/o sessuale esercitata dal partner, sono state 513.934 donne di età tra i 18 e i 74 anni.
Il 60, 57 % delle donne vittime di violenza fisica, ha dichiarato di aver subito questa forma di violenza, ripetutamente.
Violenze contro donne si sono verificate anche al di fuori di “Partnerschaften”, come ha dichiarato il 26,61% delle donne di età tra i 18 e i 74 anni (in totale 863.505).
Stalking: di questa forma di violenza è stata vittima il 21, 88% delle donne adulte.
736.613 donne attualmente al lavoro o che lo erano nel passato, sono state importunate sul posto di lavoro (il 26,59%).
III. “Femizide” e “Gewaltschutzambulanzen”
“Femicidi”: dall’1.1.2010 al 31.12.2020, in Austria, le donne vittime di “Femizide”, sono state 317. Di frequente (nel 44% dei casi) intercorreva una relazione sentimentale tra “Täter” e “Opfer” o vi era un matrimonio. Questi episodi erano, con una certa frequenza, preceduti da separazione personale.
Raramente le donne, prima dell’evento mortale, avevano chiesto aiuto. In Austria è stato istituito un “Gewaltschutzsystem”, che però è poco noto e poche sono le donne, che si rivolgono allo stesso.
La ministra della Giustizia ha chiesto, recentemente, l’istituzione di una “Gewaltschutzambulanz”, che dovrebbe assistere le donne e liberarle dalla “spirale di violenza”. Frequenti sono le violenze nelle famiglie di immigrati; le vittime sono molto restie nel far denuncia all’autorità.
IV. Svizzera – Frequenza dei “Femizide” e della violenza domestica
Per quanto concerne la Svizzera, i “Femizide” sono tutt’altro che rari; in media, ogni 14 giorni muore una donna per mano del marito o del partner o dell’ex partner o del fratello o del figlio. Più frequenti sono i tentati omicidi: circa uno ogni settimana.
Nella mentalità svizzera, ciò che accade tra le mura domestiche o che riguarda comunque le donne, è considerata “Privatsache”.
Nel 2020, gli organi competenti, non hanno approvato una proposta di introdurre, nella legislazione della Confoederatio Helvetica, il concetto di “Femizid”.
Nel Cantone di Zurigo, la Polizei interviene circa 15 volte il giorno in materia di violenza domestica. In quello di Ginevra, si rivolgono due persone al giorno alla Polizei, per denunciare “häusliche Gewalt”.
Episodi del genere, non vengono riportati dai media oppure le relative notizie, sono brevi e, spesso, relegate nella cronaca locale. Ciò nonostante, violenze contro donne dovrebbero essere considerate violazione dei diritti umani.
In Svizzera, viene fatto poco per prevenire reati del genere. Spesso gli autori di queste “Straftaten”, sono anche recidivi specifici. Gli organi di polizia e i periti sarebbero inclini a bagattellizzare ….
Femizide:
nel 2021, 25; tentati, 11
nel 2022, 15, tentati; 3
nel 1° semestre, 2023: 10; tentati, 3
V. RFT – 312 “Gewalttaten” – in media – ogni giorno – “Femizide” dal 2015 al 2021
Anche nella RFT “Gewalt in Partnerschaften” e’ frequente. Nel 2021, sono state registrate 312 “Gewalttaten” ogni giorno. Va osservato, che non tutti questi reati, vengono denunciati. C’è una certa remora di fare denuncia. Molte donne hanno paura, perche’ temono, di non essere credute.
Le vittime di “Femizid” sono state – nell’anno predetto – 113, mentre, nell’anno precedente, erano state 139.
Ogni giorno viene registrato un tentato omicidio nell’ambito di “Partnerschaften”.
Il “Bundeskriminalamt”, sin dal 2015 - tiene una statistica in materia di violenza nelle “Partenerschaften”,distinguendo, tra omicidio premeditato, preterintenzionale e tentato. Le vittime sono, in larga prevalenza, donne (90%); nel 2021 sono state 113, mentre gli uomini deceduti a seguito “häuslicher Gewalt” sono stati 14.
Nella RFT i posti in “Frauenhäusern” – dove donne possono trovare rifugio in caso di violenza domestica – sono pochi. Per esempio, in Baviera, sono 388 in tutto, mentre ne occorrerebbero 490.
Non sono rari i casi, in cui i violenti vengono assolti, in quanto i giudici ritengono inattendibili le vittime, specie se hanno continuato la convivenza dopo episodi di violenza.
La violenza, poche volte, è spontanea; spesso è sistematica nel senso della ripetizione di questi atti. È stato sostenuto, che, quasi sempre, non, sarebbero riconducibili a uno “spontanen Impulsausbruch”, come invece possiamo leggere in non poche sentenze.
L’uso della violenza (non soltanto fisica) verso i deboli, è indice di una mentalità, che non può non definirsi rozza e primitiva. Torna alla mente un frammento attribuito a Senofane (un filosofo presocratico), riportato da Diogene Laerzio (VIII, 36). Il filosofo, una volta, passando, avrebbe assistito a un maltrattamento e, provando compassione, avrebbe detto: “Smetti di picchiare, perché è l’anima di un mio amico; ho riconosciuto il suo grido”.
“Femizide” nella RFT dal 2015 al 2021:
2015: 135
2016: 155
2017: 147
2018: 122
2019: 117
2010: 139
2021: 113
Un Paese comunitario nel quale la prevenzione e la lotta contro “Femizide” viene “presa sul serio”, è la Spagna. Corsi di prevenzione e di informazione sono tenuti già nella scuola primaria. Il bilancio dello Stato mette a tal fine a disposizione la somma di circa 20 miar. euro l’anno.
VI. Una mentalità arcana e l’intervento della Corte Suprema Federale
Con una sentenza del 2020, il “Bundesgerichtshof” (Corte Suprema Federale), a seguito di Revision della parte civile e in accoglimento della stessa, ha annullato la sentenza del "Landgericht" (che aveva condannato l’imputato per tentato omicidio e lesioni personali, alla pena di anni 5 e mesi 3 di reclusione), con rimessione ad altra “Strafkammer” dello stesso "Landgericht" per nuova decisione. Rigetto della “Revision” proposta dall’imputato perché infondata.
L’imputato, che aveva 54 anni al momento del fatto, era nato in Afghanistan. La moglie, al momento del matrimonio, dal quale erano nati 5 figli, aveva 13 anni.
Nel 2015, la famiglia era immigrata nella RFT. L’imputato non condivideva le aspirazioni della moglie, di condurre una vita più”libera” e non “dominata” dal marito, che non era disposto ad “acculturarsi” nel paese di immigrazione, almeno per quanto riguardava i rapporti familiari.
Assumeva un atteggiamento prevaricatore e violento; non gradiva che lo “Jugendamt”, mettesse “il naso” nelle sue “privaten Angelegenheiten”. Proferiva minacce di morte nei confronti della moglie e dei figli. Non “accettava” che un “estraneo” (quale considerato lo “Jugendamt”) potesse ordinargli, di non picchiare la moglie.
Aveva fatto di tutto per invogliare la moglie a ritornare con lui assieme ai figli, dopo che la stessa si era allontanata dal domicilio familiare. L’“Amtsgericht” aveva disposto un divieto di contatto con la moglie; l’allontanamento della moglie, veniva percepito dall’imputato, come una grave offesa all’onore di esso imputato.
L’imputato, il giorno del fatto, si era recato presso l’abitazione della parte civile e, dopo l’ennesimo rifiuto di ritornare con lui, l’aveva colpita - con una bottiglia - 5 volte al capo; rottasi la bottiglia, aveva tentato di tagliarle la gola con i cocci di vetro, dopo che la moglie era caduta a terra; l’intervento di terzi era valso a scongiurare il peggio. Secondo quanto dichiarato in seguito dall’imputato, il suo “onore” era stato gravemente offeso dal comportamento della moglie e la sua “Ehre” poteva essere “ripristinata” soltanto uccidendo la moglie.
Contro la sentenza di condanna del “Landgericht”, la parte civile aveva proposto “Revision” (impugnazione), motivando la stessa con il fatto, che il giudice di 1° grado, erroneamente, non aveva ravvisato i “niedrigen Beweggründe” (motivi abbietti) e aveva, inoltre, violato il § 247 StGB.
Ha osservato il “BGH”, con riferimento al 1° motivo di gravame, che “Beweggründe einer Tat”, sono “niedrig” se, in conformità a una valutazione complessiva del fatto, lo stesso è da ritenersi “besonders verachtungswert”(particolarmente detestabile, riprovevole); in questo senso, si vedano le sentenze del “BGH” di data 28.11.18 – 5 StR 379/18 e 11.10.2005 – 1 StR 195/05.
Soltanto una notevole differenza tra il motivo e la “Tötung”, non basta ai fini della ravvisabilità dei “niedrigen Beweggründe”.
Secondo il “Landgericht”, l’imputato, in un accesso di rabbia, avrebbe tentato di uccidere la moglie, che non voleva riprendere la convivenza; un motivo (di uccidere) del genere, secondo il “BGH”, è “als niedrig einzustufen”(qualificare abbietto) ed è indice di una “niedrigen Gesinnung” (vedasi BGH, sentenza 8.8.2021 – 2 StR 504/00). Il “Tötungsmotiv der Wiederherstellung der Ehre, ist, grundsätzlich, als niedrig einzustufen” (ved. “BGH” sentenza del 25.9.2019 – 5 StR 222/19), vale a dire, il motivo dell’uccisione di una persona originato dal fine di ripristino della convivenza, è, in linea di principio, da valutare come abbietto).
La sentenza di 1° grado, secondo il “BGH”, è erronea, anche in quanto dalla perizia espletata, è risultato che l’imputato era consapevole delle “differenze” – in materia di matrimonio e famiglia - tra la cultura del Paese di origine e quella di immigrazione, ma l’imputato si era rifiutato di prenderne atto, di accettarle.
Con riferimento alla violazione del § 247 StPO (CPP), dedotta dall’imputato (in sede di Revision”), il “BGH” ha osservato che il giudice di 1° grado aveva motivato congruamente la propria decisione, secondo la quale l’imputato non potesse assistere alla deposizione del figlio minorenne.
I presupposti previsti dal § 247 StPO, S. 2, sussistevano, data la situazione conflittuale in famiglia e posto che il figlio minorenne aveva paura del padre, che, più volte, lo aveva minacciato gravemente.