Andrea Zanzotto, cent'anni di poesia
I cent'anni di Andrea Zanzotto
Oggi, cent'anni fa, precisamente il 10 ottobre 1921, nasceva a Pieve di Soligo (Treviso) uno dei più grandi poeti italiani, Andrea Zanzotto, che morirà poi a Conegliano dopo aver trascorso tutta la sua vita nel proprio Veneto, quello che tanto amava, il 18 ottobre 2011, novant'anni e otto giorni dopo.
Nel giro di otto giorni un doppio anniversario, dunque, lieto e mesto insieme, un'occasione per parlare di Andrea Zanzotto, poeta un po' dimenticato, forse, che merita di essere riscoperto e tenuto vivo nella memoria di tutti.
Una occasione doppia, dunque, un motivo per festeggiare sottovoce Andrea Zanzotto, per ripensare al nostro interno ai versi di questa magnifica poesia, “Al mondo”, il cui la bellezza si coniuga con lo stupore, in cui la meraviglia fa rima con ironia.
Una sorta di invocazione che scaturisce dal bisogno di reagire alla disgregazione della società contemporanea, sempre più alienata e annichilita. Proprio il riferimento al barone di Münchhausen, che si “liberò dalla palude tirandosi per i capelli”, inserita nel testo dal poeta, mostra tutta la consapevolezza ironica e autoironica di Andrea Zanzotto che, pur conscio della propria crisi, riafferma la propria volontà di sottrarsi al labirinto opprimente entro cui si trova.
Buona poesia a tutti, perché la vita non è altro che una rima, e Andrea Zanzotto ne è stato il re.
Al mondo
di Andrea Zanzotto
Mondo, sii, e buono;
esisti buonamente,
fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto,
ed ecco che io ribaltavo eludevo
e ogni inclusione era fattiva
non meno che ogni esclusione;
su bravo, esisti,
non accartocciarti in te stesso in me stesso.
Io pensavo che il mondo così concepito
con questo super-cadere super-morire
il mondo così fatturato
fosse soltanto un io male sbozzolato
fossi io indigesto male fantasticante
male fantasticato mal pagato
e non tu, bello, non tu «santo» e «santificato»
un po’ più in là, da lato, da lato.
Fa’ di (ex-de-ob etc.)-sistere
e oltre tutte le preposizioni note e ignote,
abbi qualche chance,
fa’ buonamente un po’;
il congegno abbia gioco.
Su, bello, su.